Recensione: “La spada della verità” di Terry Goodkind
La Spada della Verità è un complesso ciclo fantasy molto ricco di personaggi. Il protagonista della serie è un giovane di nome Richard Cypher, una semplice guida dei boschi che viene coinvolta da una misteriosa donna, Kahlan Amnell, nella ricerca di un grande mago di cui si sono da tempo perse le tracce. Il mago risulta essere Zedd, grande amico di Richard.
Nel corso della serie, Richard scopre di essere l’unico mago guerriero della sua epoca, e si impegna nella lotta contro nemici umani ed ultraterreni che vogliono dominare o distruggere l’intera umanità. Ognuno dei primi undici libri presenta una diversa “regola del mago” che Richard deve imparare ad usare.
Sono qua a parlarvi di questa serie perché casualmente aprendo l’e-reader ho trovato il secondo volume che non avevo ancora letto. Ricordandomi bene il primo libro, anche e soprattutto a causa della bellissima serie televisiva, mi sono buttata in questa lettura e ne sono rimasta affascinata.
Questi libri sono dei fantasy classici, epici e romantici nello stesso tempo, e questo secondo me è uno dei loro pregi.
Cercherò di spiegarmi meglio. Pur non essendo presenti le razze dei fantasy classici come elfi, nani, gnomi, troll, ecc… nel libro c’è tantissima magia che diventa quasi una protagonista, oltre a draghi e strane creature spaventose. Nello stesso tempo ritroviamo gli ingredienti tipici dei fantasy epici con battaglie, sangue, sudore, dolore, onore, amicizia e fatica, che mischiati nella giusta misura tengono il lettore con il fiato sospeso per tutto il tempo, malgrado i libri siano corposi e possano spaventare.
All’interno del racconto troviamo inoltre una bellissima storia d’amore. Un amore all’apparenza impossibile da far nascere nel primo libro e da mantenere vivo nel secondo, poiché il destino è sempre contro i nostri eroi, in entrambi i volumi.
È un amore puro, a volte quasi platonico, ma fermo e profondo, che fa commuovere per la sua forza, anche se le descrizioni sono adattissime a un pubblico di tutte le età.
Non lo sono invece alcune descrizioni di sofferenza.
L’autore ci culla in un racconto scorrevole, con una trama accattivante e un tipo di scrittura apparentemente adatta a tutte le età, per poi all’improvviso catapultarci repentinamente in un incubo ad occhi aperti.
In alcuni punti le scene diventano crude, la cattiveria raggiunta da alcuni personaggi fa letteralmente rabbrividire e le descrizioni non si tirano indietro, mostrando tutta la crudeltà della situazione e tutta la sofferenza che trasuda dalle righe.
Questo è un altro grande pregio. Quello di catturare il lettore e portarlo a vivere senza remore il terrore e il dolore, per poi farlo volare sulle ali della speranza e della redenzione.
Aggiungo solo che ogni racconto si basa su una regola del mago e che nel primo libro la regola è questa:
Le persone credono a tutto ciò a cui vogliono credere o a quello che temono di credere.
Nel secondo volume invece la regola è:
Le migliori intenzioni possono generare i danni più grandi; la violazione di ciò può causare di tutto: dal disagio, al disastro, alla morte
Posso solo aggiungere che queste due affermazioni reggono le sorti dei primi due racconti e ci dimostrano quanto questi due princìpi possano essere reali anche nella vita vera…
Finisco promettendomi di leggere anche il terzo libro perché, pur essendo ogni racconto autoconclusivo, alcune cosette restano in sospeso, ed essendo la serie ormai terminata da tempo la curiosità di arrivare alla fine domina sovrana.
Recensione a cura di:
LaDamadelBosco
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