Recensione: “Touch my heart” di Micol Manzo
La prima cosa che Aponi vede, quando riprende conoscenza in una capanna ai piedi del monte Bosavi, sono degli occhi neri come il cuore della foresta, cupi come lo è l’uomo cui appartengono: Obei, un individuo minaccioso coperto da tante cicatrici quanti sono i suoi muscoli guizzanti. Non ricorda perché si trovi tra i Kaluli, un popolo che non conosce, a eccezione della loro lingua. Un popolo propenso a invadere la sua sfera personale, mettendo a dura prova la sua paura di essere toccata da altre persone. Se da una parte i Kaluli si mostrano gentili e ospitali con lei, dall’altra Obei fa di tutto per renderle un incubo l’esperienza nella foresta. Ma Aponi non è disposta a sottostare al volere di quell’uomo autoritario che pare odiarla con tutto se stesso. Così, con il passare dei giorni, la contesa tra i due si fa sempre più ardente, trasformandosi in desiderio, un sentimento ancor più pericoloso dell’odio.
Ci sono libri che scelgo attratta dalla loro trama, altri perché conosco e amo le loro autrici e altri ancora semplicemente perché attratta dalla loro copertina. Quest’ultimo tipo di scelta è la più rischiosa perché un completo salto nel buio che spesso si rivela una delusione. Ma non è assolutamente questo il caso. Infatti, oltre alla meravigliosa copertina (l’ho già detto che l’adoro?!), questo libro è stata una piacevole scoperta, un viaggio di rinascita e d’amore, il tutto in una delle ambientazioni più inusuali ma allo stesso tempo coinvolgenti di cui abbia mai letto.
Aponi, la nostra protagonista, è una donna australiana che decide di partire per visitare la Nuova Guinea. Il viaggio però non procede esattamente come lei aveva immaginato, infatti, si risveglia, disorientata e dolorante, in una capanna nel cuore della foresta. Accanto a lei tanti volti sconosciuti che ben presto scoprirà essere i membri del popolo Kaluli. Sin da subito questa gente è molto gentile e ospitale con la giovane donna, prestandole soccorso e cercando di provvedere a tutte le sue necessità. Tutti tranne uno. Obei, il giovane uomo che la guarda in modo ostile, non è felice della presenza della loro nuova ospite e cercherà di ribadirle il concetto in svariate occasioni. Aponi non capisce perché quell’uomo ha una vera e propria avversione nei suoi confronti e alla fine, nonostante tutte le buone intenzioni, il sentimento verrà ricambiato.
Aponi è una protagonista che è riuscita in poco tempo a entrarmi nel cuore. La sua avversione per il contatto fisico altro non è che sintomo della sua profonda insicurezza. Un’insicurezza sulla sua persona, sul suo valore, causatele da un rapporto quasi inesistente con i genitori, i quali hanno sempre preferito dedicarsi al loro lavoro da antropologi piuttosto che stare accanto alla figlia, men che meno dimostrarle amore.
In questa meravigliosa ambientazione, descritta nitidamente dalla scrittrice, Aponi imparerà il vero significato della famiglia, della dedizione, della cura degli uni verso gli altri e, grazie soprattutto ad alcuni personaggi secondari, imparerà ad aprirsi sempre un po’ di più verso altri esseri umani. Vedremo piano piano la ragazza sbocciare, mettere da parte le insicurezze e integrarsi con questa popolazione che sin da subito l’ha fatta sentire a casa. La sua permanenza in questa selvaggia foresta sarebbe perfetta se solo Obei non continuasse, giorno dopo giorno, a sfidarla per portarla al limite. L’uomo tirerà fuori da Aponi un suo lato caratteriale che anche lei riesce a stento a riconoscere ma che allo stesso tempo le piace, una vena combattiva che la fa sentire ancora più viva e, tra uno scontro e l’altro, i due giovani inizieranno a guardarsi con occhi diversi.
Perché quell’uomo prepotente e dai modi bruschi, che apparteneva a una cultura completamente diversa dalla mia, riusciva a vedere oltre la corazza che mi ero costruita intorno? Pareva conoscermi meglio di chiunque altro, eppure non poteva esserci persona più diversa da me.
Ma da cosa nasce l’ostilità di Obei? È questo il vero mistero… e quando verrà svelato potrebbe compromettere il loro giovane rapporto.
Una storia, questa, non solo d’amore ma un vero e proprio percorso di crescita, sull’importanza di seguire i propri sogni nonostante sembrino inarrivabili e sul significato di famiglia, una grande famiglia allargata e intesa come un gruppo di persone che ci saranno sempre, su cui poter contare e a cui non si deve dimostrare ogni giorno il proprio valore per ricevere amore in cambio.
Unica pecca è che l’ho trovato troppo breve e mi sarebbe piaciuto avere un maggiore approfondimento in alcuni passaggi, detto ciò è stata una lettura che consiglio a tutte quelle ragazze che, come me, amano le storie di amore-odio. Fatevi trascinare da Aponi e Obei tra la selvaggia bellezza della foresta e non ve ne pentirete.
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