Recensione: “Il colpo di Royal Street – Serie Bissonet & Cruz, Investigatori Privati, #1” di Scotty Cade
Quando due pregiati quadri risalenti alla Guerra Civile vengono rubati da una famosa galleria di New Orleans, l’investigatore capo della NOPD Montgomery “Beau” Bissonet e il suo collega sono chiamati a risolvere il caso. Nel frattempo, la compagnia assicurativa della galleria ha inviato in città Tollison Cruz affinché conduca un’indagine indipendente, ma non appena l’uomo incontra il detective, le loro personalità entrano in conflitto e lo scontro è inevitabile.
Il furto diventa subito un caso da prima pagina che coinvolge persone importanti. Quando gli viene ordinato di farsi affiancare da Cruz per arrivare più velocemente a un arresto, Bissonet si infuria. Il rapporto tra i due però si incendia quando scoprono di avere più cose in comune di quanto avessero inizialmente pensato.
Con i dissidi temporaneamente superati, Bissonet e Cruz iniziano a collaborare, ma non si limitano a un rapporto professionale. Tutto sembra arrestarsi bruscamente quando Beau scopre che Tollison ha omesso informazioni sul caso e nascosto un passato decisamente discutibile. Ciò che segue è così scottante da competere col caldo sole estivo della Louisiana.
L’investigatore capo Montgomery Beaumont Bissonet non è un uomo facile, e lavorare con lui è sempre complicato. Perennemente arrabbiato e di cattivo umore da quando la sua relazione con il detective Bruce Jenkins è finita, diventa un personaggio che i suoi colleghi temono. Ormai la storia con Bruce è finita da parecchio tempo, ma il fatto che i due si ritrovino ogni giorno a lavorare insieme non aiuta. Anche perché Beaumont, che tutti chiamano “Beau”, non è un uomo capace di perdonare. La loro relazione è durata anni, molto felici, ma l’essere stato promosso per Beau aveva significato un carico di lavoro elevatissimo, e ore e ore di straordinario. Bruce si era sentito trascurato e aveva avuto un momento di sbando vivendo un’avventura senza importanza, che aveva però decretato la fine della loro storia. Ora ogni giorno deve sorbirsi il cattivo umore del collega che è incapace sia di perdonare che di rifarsi una vita. È in questo clima che i due vengono chiamati sulla scena di un delitto in una nota galleria d’arte: Anthony Le Moyne è stato ucciso mentre tentava di rubare due preziosi dipinti che erano appartenuti alla sua famiglia, e che erano stati venduti a Crymes Villerie per un prezzo irrisorio, ma che poi si erano rivelati autentici capolavori. La Moyne si era sentito truffato, e all’inaugurazione della mostra aveva promesso vendetta. Ma il suo tentativo di riprendersi quello che pensava gli appartenesse era finito quando si era trovato di fronte un secondo ladro, disposto a tutto per avere i due quadri. Crymes Villerie ha amici altolocati e potenti, e da subito il caso diviene molto intricato. Per rendere ancora più dura la vita al nostro investigatore ecco che i Lloyd’s di Londra (con i quali il quadro è assicurato per una notevole cifra) entrano nell’indagine mandando sul posto il loro miglior agente, Tollison Cruz, che parteciperà come consulente tentando di recuperare i dipinti. Pur capendosi subito che Cruz è molto esperto e in grado di aiutare, fra i due l’atmosfera è tesa, e in un primo momento sembra che siano incapaci di lavorare insieme. Ma improvvisamente un fantastico bacio dato alla fine di uno dei loro soliti litigi, cambia tutta la situazione. Mentre le indagini proseguono, i sospetti si moltiplicano: la storia appena iniziata fra i due prosegue, ma Cruz ha taciuto molte cose, e questo potrebbe porre fine alla relazione.
Questa coppia di personaggi ha davvero molto potenziale, ma in questo primo capitolo non viene del tutto usato. Il libro a tratti soffre di troppe descrizioni che rendono la lettura lenta e poco briosa. L’indagine stessa, per quanto davvero ben congeniata e raccontata, non riesce a catturare l’interesse del lettore, forse anche per il fatto che la prima vittima è praticamente sconosciuta e tutto finisce per ruotare attorno alla frode ai danni dei Lloyd’s. La stessa famiglia Villerie, che si troverà ad avere il maggior numero di sospettati, è formata da personaggi freddi che non entusiasmano e non riescono a trasmettere nulla. La coppia Tollison – Bissonet del resto, anche se ben assortita, ha in questo libro poco spazio per evolversi: l’indagine e la ricerca degli indizi va a discapito della loro storia, e solo verso la fine del libro riusciranno a diventarne i protagonisti indiscussi. È infatti nell’ultima parte che viene creato quello che sarà il filo portante dell’intera serie: la loro agenzia di investigazioni “Bissonet & Cruz Investigatori Privati”. Nata dal loro desiderio di vivere e lavorare insieme, diventa cosa però impossibile visti i loro lavori precedenti. La loro è una coppia formata da due personalità dominanti e volitive. Mi aspetto molto dai seguenti capitoli che metteranno a confronto due modi diversi di investigare e di rapportarsi, cosa che fa presagire scintille a non finire. Mentre mi dispiacerebbe perdere un personaggio come Bruce, che forse prenderà il posto di lavoro di Beau, e che spero avremo ancora occasione di seguire; è un personaggio che ho trovato particolarmente simpatico, un solo errore ha distrutto quella che era una relazione felice e da allora, fino all’arrivo di Cruz, ha sopportato stoicamente il risentimento di Beau. È un uomo dolce e un bravo investigatore, e vi devo dire la verità: lo avrei visto benissimo in un ménage con i due protagonisti. Le scene passionali sono ben inserite nella storia, e pur essendo hot, rimangono scritte con eleganza anche se, una volta o due, l’autore si è fatto un po’ prendere la mano rendendole troppo ginniche, ma mai volgari. In conclusione, pur non potendolo annoverare fra i miei libri preferiti, è una storia che si legge con piacere, con una traduzione buonissima e molto curata e che mi ha fatto scoprire una coppia che non vedo l’ora di ritrovare all’opera con il loro primo caso come investigatori privati: la morte di un uomo su cui nessuno sta indagando.
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