Recensione: “DARK MAN: Lui è il veleno, lei la sua condanna. (Serie Falco Vol. 1)” di Anisa Gjikdhima
Si dice che anche il diavolo tema l’ira di una donna, ma non Carlos. Valentine Harper, scenderà a patti con il diablo pur di raggiungere il suo scopo. Dovrà fare i conti con la personalità contorta dell’uomo e accontentarlo finché lui ne avrà voglia.
Inizia così un gioco pericoloso, dove non ci sono nè vincitori nè vinti.
Due mondi malati che si annientano lentamente fino all’ultimo respiro. Solo un folle può rimanere sapendo che sarà la sua fine e loro sono entrambi folli.
«Una volta entrati nella mia vita, esiste solo un modo per uscirne… la morte.»
Un dark romance che vi spalancherà le porte di una Cuba sommersa, dove l’illegalità e brutalità vincono…quasi sempre.
Prima di leggere questa recensione è doverosa da parte mia una chiara premessa: il giudizio di seguito riportato è strettamente personale e riguarda esclusivamente il romanzo, escludendo qualsiasi riferimento alla persona dell’autrice, che non conosco direttamente e sulla quale non intendo esprimere alcun tipo di opinione.
Nei meandri della giungla letteraria di self publishing, ho trovato spesso piccoli gioiellini che ho potuto gustare con soddisfazione, come preziosi dolcetti alla fine del pranzo della domenica. Così mi sono imbattuta, speranzosa ed ingenua, in questo annunciato dark romance, abbellito da numerose recensioni, tutte a cinque stelle. Quindi, con immenso entusiasmo e senza indugio alcuno, mi sono letteralmente lanciata nella lettura… andando a sbattere, dopo appena poche pagine, contro un muro di cemento, che ha rischiato di cambiare per sempre la forma dei miei lineamenti, piegati in una grottesca smorfia fino all’ultima pagina. Nel caso in cui qualcuno si chiedesse il perché, vado a spiegare subito le mie motivazioni.
Carlos Gardosa, el diablo, è il nostro protagonista maschile: virile, affascinante, cattivo e duro. Ma duro nella sua accezione più ampia, perché ogni volta, e intendo proprio OGNI volta che incontra la sua controparte femminile, si eccita e deve unirsi a lei nel senso profondamente biblico dell’espressione: nel suo studio, in camera da letto, sotto la doccia, dopo aver liberato l’auto di lei impantanata nel fango. Dall’altra parte c’è Valentine Harper: bellissima, tormentata e disposta a tutto per vendicarsi. Si introduce nella vita di Carlos per ucciderlo, ma è ben consapevole che dovrà scendere a patti prima di raggiungere il suo scopo, anche se ormai la vita per lei non ha più importanza e la morte non la spaventa.
Carlos e Valentine sembrano distanti anni luce, diavolo e angelo, ma il loro passato di dolore e sofferenza li rende più simili di quanto loro stessi credano. Nel succedersi degli eventi, emergeranno verità nascoste che permetteranno ai due personaggi di conoscersi e comprendersi, gettando nuova luce sulle apparenze.
Fin dall’inizio della narrazione, cioè dal secondo capitolo, i due si uniscono in amplessi improbabili e alquanto confusi che, anziché rendere comprensibili e coinvolgenti il tormento interiore di Valentine e la virilità di Carlos, li rendono due soggetti sessualmente bipolari, saltando dall’eccitazione al distacco, dalla lussuria alla diffidenza nello spazio di due righe, e tu ti trovi a chiederti: ma lei, che un secondo fa lo odiava e stava con lui solo per strategia, adesso perché è eccitata? Sicuramente perché le piace. Sbagliato! Dopo due righe lei lo odia di nuovo, lui la prende come gli pare, perché è sempre pronto e sull’attenti quando lei è a meno di trenta metri di distanza, e lei che non vorrebbe godere, fa di tutto per non lasciarsi andare, ma gode lo stesso. A questo punto ero già disorientata.
Lei lo sfida, lo provoca, gli mente, consapevole che l’unica conseguenza di tutto ciò sarà la morte, perché lui è il diablo e non perdona le bugie e i traditori, ma poi lui la scopre. E cosa fa? La uccide? Sbagliato! La perdona e la vuole con sé. Cioè la coerenza non è per niente il nostro forte. Carlos, dal canto suo, è un continuo “io dico e tu fai”, “nessuno si prende gioco di me”, “tu vinci, se io ti lascio vincere” e francamente dopo un po’ mi ha annoiato un tantino. E questo è, grosso modo, il rapporto tra i due per tutta la durata del romanzo, rapporto che non evolve mai nonostante gli sviluppi della storia, che avrebbe dovuto portarli su un altro livello.
Ho trovato lo stile troppo semplice, con sporadiche volgarità non giustificate da esigenze letterarie. È un vero peccato perché l’idea di fondo ha delle potenzialità: lei non è chi dice di essere, lui non è chi lei pensa che sia, quello che appare non corrisponde alla realtà. Ma la resa sulla carta è fondamentale per suscitare empatia o simpatia nei confronti dei personaggi e in questo caso mi sono entrambe mancate completamente.
Una considerazione finale sulla definizione del genere di romanzo. Il termine dark si riferisce a scritti caratterizzati da scenari oscuri, foschi o da un persistente senso di paura e tensione, comprendendo situazioni come la costrizione psicologica e fisica, il tormento interiore, fino a crimini veri e propri quali rapimento e abuso, il tutto narrato con uno stile adeguato che ne esalti l’atmosfera cupa e incalzante. Per scrivere un dark non è sufficiente raccontare situazioni spiacevoli o dolorose, così come scrivere un erotico non vuol dire descrivere scene di sesso.
Almeno non più di quanto chiunque abbia un accappatoio possa definirsi uno jedi.
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