Blog Tour e recensione in anteprima: “Babes (Baby don’t cry #2)” Di Paola Garbarino
Buongiorno oggi partecipiamo al blog Tour con la recensione in anteprima fatta da Aina del libro “Babes (Baby don’t cry #2)” Di Paola Garbarino
Esce in occasione del Festival del Romance Italiano il secondo volume della serie Baby don’t cry: Babes. Nayeli ha letto per noi tutta la serie, ecco le recensioni:
Recensione al primo libro-Baby don’t cry (#1)
Ci sono persone destinate a entrarti dentro e a restarci, anche se non ti apparterranno mai, anche se magari si finirà col stare con qualcun altro: si conficcano in qualche punto dell’anima che tu non riesci a trovare, anche se lo senti, senti la lama ma non riesci a trovarla, non riesci a estrarla, e in fondo non vuoi veramente tirar via quel coltello, perché è la stessa lama che ti ha ferito ma che sta anche impedendo che ti dissangui. Se la tiri via, sanguinerai, sino a svuotarti. Non rimarrà nulla. E quel dolore è meglio del nulla, ti ricorda che sei viva, che soffri perché te ne importa ancora qualcosa.
Milo era il mio coltello e sapevo che sarebbe rimasto sempre dentro di me.
È un amore straziante quello tra Nilla e Milo, che il primo volume presenta nella sua fase più tormentata.
Un amore nato tra i banchi di scuola, in quinta elementare, e che affronta, via via, tutte le prime volte dell’adolescenza: i primi sguardi, il primo bacio, le prime promesse.
Due ragazzi che crescono e che devono superare tutte le loro insicurezze, in particolare Petronilla: una ragazza testarda ma anche una romantica sognatrice. Nilla scappa di fronte ai problemi e, testarda come un mulo, si rifiuta di cambiare la sua presa di posizione, pur soffrendo.
Chissà quanti lettori l’avranno odiata per il suo comportamento, ma chissà quanti, allo stesso tempo, alla sua giovane età avranno compiuto gli stessi errori.
Milo, all’opposto, è il ragazzo figo che tutte le ragazze rincorrono. Di famiglia ricca, tutt’altro che perfetta, passa dei periodi all’estero che lo allontanano dall’unica persona che desidera.
In un’età in cui i ragazzini non hanno abbastanza potere sulle proprie scelte ma in cui provano già emozioni totalizzanti che devono imparare a gestire, Nilla e Milo si sfiorano, si riconoscono, si innamorano. Finché non accade qualcosa che interrompe l’idillio.
Il primo romanzo della serie ci presenta una situazione disastrosa di dolore, mille modi diversi per ferirsi a vicenda, una situazione di stallo in cui Milo e Nilla sono bloccati senza riuscire a dimenticarsi, né a riabbracciarsi. Non si può andare avanti senza chiarire il passato, ma a Nilla fa troppo male, lei è la ragazza dalla “fifa blu”; scappare dalla realtà e dai problemi è la sua specialità, e lo fa con una tenacia degna del suo nome: “Petra-”, pietra.
L’intreccio alterna, attraverso piccoli balzelli all’indietro, eventi presenti e passati, finché non ci viene svelato il vero motivo per cui il loro rapporto si è strappato e mal ricucito.
Il motivo, che non svelo, è crudelmente imperfetto ma allo stesso tempo credibile. Vorremmo negare di essere mai state così stupide e arroganti da comportarci come Nilla, ma dentro di noi sappiamo che un’adolescente è assolutamente in grado di queste prese di posizione.
La tenerezza del primo amore, del primo bacio, dei primi sfioramenti. Il non saper fare, le insicurezze, il sentirsi bloccate in un corpo imperfetto, il sentirsi inadeguata fronte a un ragazzo che incarna un dio. Le aspettative sul principe azzurro e le prove d’amore che deve dimostrare. La principessa che aspetta di essere cercata e trovata; di essere risvegliata, rapita e adorata; di scarpette che devono calzare…
E poi, ancora: l’inesperienza sentimentale; l’incapacità di capire noi stesse e di comunicare con l’altro; i consigli delle amiche che ne sanno ancora meno; i genitori che, anziché aiutare, ostacolano; le scaramucce caratteriali, i piccoli screzi che affrontati male o ignorati crescono e diventano muri; i legami che non si riescono a lasciare indietro ma neppure a sistemare, perché siamo arroccati sulle nostre posizioni, sulle convinzioni che, in qualche modo malato, ci sono entrate in testa; l’orgoglio del non voler credere di aver sbagliato.
Tutto questo si trova nella storia di Nilla e Milo.
L’autrice adegua lo stile narrativo all’epoca e all’età dei personaggi, ma anche alla loro emotività, alla loro capacità di sognare, di credere ancora nelle persone e negli accadimenti.
L’epilogo è romanticamente straziante, eppure quasi insufficiente a lenire tutto il dolore per una relazione che si è sgretolata piano piano per anni e che ci ha dolorosamente tenuti incollati alle pagine.
Mi aveva sussurrato scusa, nell’orecchio, tante volte, dolcemente, dicendomi quanto avrebbe voluto prendersi una parte di dolore, che non era giusto che per lui fosse così bello mentre per me non lo era. Ma lo era stato, lo era stato lo stesso però non gliel’avevo mai detto e lui non l’aveva mai capito.
Recensione alla novella: M+N forever
Delizioso capitolo di cui ne sentivo il bisogno, dopo il tormentato primo episodio. Per quanto l’epilogo avesse concluso degnamente la storia, il sollievo per una relazione nata così faticosamente aveva bisogno di un po’ di assestamento. “M+N” ci mostra che nelle storie d’amore non c’è mai, davvero, un punto di arrivo, e che la nascita di una relazione è solo l’inizio di tanti altri piccoli possibili scontri, imprevisti, incomprensioni che possono attecchire nonostante due persone si amino. Perché nessuno è esente da difetti o da insicurezze.
Allo stesso modo, sentivo il bisogno di vedere una evoluzione nei personaggi: da un lato un cambiamento nel comportamento di Nilla, dall’altro vedere comparire del disequilibrio e delle insicurezze in Milo, che fino al capitolo precedente sembrava un ragazzo perfetto (finalmente sentiamo anche il suo punto di vista).
Avevo bisogno di vederli finalmente insieme, di vederli confermare il loro amore, di vederli fidarsi l’uno dell’altro e trovare una loro quotidianità, una intesa che non fosse solo sessuale. Volevo, insomma, che anche i protagonisti maturi si riappropriassero con consapevolezza delle premesse che erano state messe sul piatto fin dalla quinta elementare.
La novella aggiunge, oltre a una storia presente, anche qualche approfondimento su episodi passati che fanno riferimento al primo volume, cioè alla loro tormentata storia precedente.
Lo stile è dolce e romantico, scorrevole, ironico ma anche poetico. La narrazione è in prima persona alternata, introspettiva senza eccessi, ritmata, mai volgare.
Nonostante si tratti di una semplice novella, si è riusciti anche a dare spessore e carattere, con poche pennellate efficaci, ad altri protagonisti come il padre di Milo.
“Ti amo.”
“Dimmelo per tutte le volte che non me l’hai detto ma avresti voluto.”
“Mi ci vorrebbero almeno cinque anni.”
“Hai tutto il resto della mia vita.”
Recensione a Babes (#2)
Io posso sopportare tutto: i pianti, le coliche, le nottate svegli, i vestiti col rigurgito, tu con le coppette assorbenti dentro al reggiseno, ma non posso sopportare che la mia presenza t’infastidisca, sentirmi respinto da te mi fa male.”
Con il secondo volume della serie, finalmente, iniziamo a goderci il nuovo rapporto tra Milo e Nilla. Lo splendido intermezzo “M+N forever” ci aveva dato un po’ di respiro, dopo il sospirato finale del primo romanzo. Una coppia che si era ricongiunta, ma che non aveva ancora terminato il suo travaglio: Milo non è il ragazzo perfetto che ci era sembrato (o, per lo meno, non è quel personaggio così perfetto da sembrare monodimensionale, perché, come Nilla, anche io ho continuato ad amare anche tutte le sue debolezze).
È con grande commozione che ho continuato a leggere di due novelli sposini e poi, in “Babes”, di due neo genitori. Con la sua capacità di dare voce alle piccole e grandi inquietudini dell’animo, la sensibilità di Paola Garbarino è riuscita a trasportare su carta le difficoltà della quotidianità nella convivenza, i timori di una gravidanza non esattamente pianificata, e tante piccole emozioni provate negli anni che seguono l’adolescenza, là dove la maturità prova ad attecchire, là dove i ragazzi crescono e diventano genitori, persone responsabili che devono modificare le loro reazioni impulsive e infantili per diventare “grandi”.
Ho vissuto quasi in prima persona la storia vivida e realistica di questi ragazzi che hanno avuto insieme tutte le esperienze più importanti per la prima volta, che hanno riconosciuto nell’altro la persona che completa la propria personalità, che riconoscono e accolgono il carattere non sempre facile del partner.
Ma soprattutto, in Babes, ci viene raccontato il percorso per costruire qualcosa di solido che vada al di là della passione e dell’impulso: la fatica della quotidianità, la gratificazione che viene dalla scelta del confermare ogni giorno il proprio impegno nella famiglia e il proprio amore.
Veniamo catapultati tutti, con le nostre piccole problematiche, nella storia di Milo e Nilla, che ci invita a ricordare, sempre, da dove siamo partiti e quanto sarebbe più difficile se non avessimo quello che abbiamo.
È un romanzo che non trattiene niente, che ha voluto regalare ai lettori molti “bonus tracks” sugli episodi ancora non esplorati delle avventure adolescenziali nei retroscena dei racconti precedenti. Passato e presente che si mescolano, ricordi del passato e nuovi ricordi che si formano andando avanti.
Questa storia indaga le sfaccettature della convivenza e della maternità/paternità, trattando non solo gli aspetti introspettivi, ma anche quelli relazionali, come, ad esempio, una rilettura del rapporto con i genitori, o la definizione di un nuovo equilibrio tra marito e moglie, tra padre e madre.
La vita che procede, che ci sorprende adulti quando non siamo ancora pronti a ritenerci tali. Avere la responsabilità di una famiglia, un marito, un lavoro, una casa, quando crediamo di essere ancora ragazzine inesperte. Il desiderio di essere all’altezza, di essere equilibrista, di essere super-mamma, super-moglie, super-casalinga, super-donna.
E non ci risparmia neppure i dubbi, le insicurezze, le aspettative, la pragmaticità di essere neo-papà e neo-marito: l’ansia per la responsabilità, l’amore totalizzante per i figli, il desiderio impagabile per la moglie, le soluzioni facili per problemi facili e il disinteresse per la perfezione.
Un commovente spaccato di vita quotidiana, vissuta, imperfetta, reale, e a suo modo unica e magica, in cui mi sono totalmente ritrovata.
“Non smettere di infastidirmi, però.”
Mi diede un bacio “Non smetto.” sussurrò sulle mie labbra “Non smetto.” riprese a baciarmi “Petronilla, cos’altro devo fare per farti capire quanto ti voglia?”
Le sue parole riuscivano ogni volta a emozionarmi “Stare con me per sempre. Dirmelo tutti i giorni. Cercarmi tutte le notti. Sopportarmi.”