Recensione: Agency #1 di William Gibson
Titolo: Agency #1
Autore: William Gibson
Editore: Mondadori
Genere: Fantascienza
Data di pubblicazione: 23 Marzo 2021
Verity Jane, una “app-whisperer” di talento, viene assunta come beta tester per un nuovo prodotto di nome Eunice: un’assistente digitale attivabile per mezzo di occhiali dall’aspetto normalissimo. Eunice, oltre a essere un’intelligenza artificiale incredibilmente umana, ben presto rivela di possedere un volto, un passato frammentario e una conoscenza approfondita delle strategie di combattimento. Quando Verity intuisce che i suoi misteriosi datori di lavoro non sanno ancora quanto sia potente e preziosa Eunice, decide istintivamente che è meglio che non lo vengano mai a sapere. Intanto a Londra, un secolo dopo, in una linea temporale completamente diversa, Wilf Netherton è alle prese con plutocrati e saccheggiatori sopravvissuti a un disastro ecopolitico noto come “jackpot”. Il suo capo, l’enigmatica Ainsley Lowbeer, è in grado di vedere passati alternativi per provare a indirizzarne le sorti finali, e il suo progetto attuale riguarda Verity e Eunice. Ecco perché Wilf può vedere ciò che a Verity e Eunice è precluso: il jackpot che incombe su di loro e i ruoli che entrambe possono ricoprire per sventarlo. Fin dall’esordio con “Neuromante” nel 1986, Gibson non ha mai smesso di raccontarci la guerra non riconosciuta e silenziosamente devastante che hacker e lavoratori della gig economy combattono contro l’algoritmo, contro i gangster e i big data capitalists che manipolano i nostri bisogni, le nostre informazioni personali e i nostri desideri. Gibson non ha mai creduto che la fantascienza predica il futuro: parla solo del presente. Ed è esattamente quello che raccontano queste pagine, dove anche i resti di linee temporali alternative altro non sono che passati abbandonati, mozziconi di futuri che avrebbero potuto essere, versioni del mondo in cui viviamo ora. È difficile stabilire se un tentativo così determinato di predire il presente sia un’osservazione o un avvertimento. Probabilmente finisce per essere entrambe le cose.
Agency è il primo libro che leggo di William Gibson, considerato il fondatore del Ciberpunk, e ho scoperto essere il seguito del suo precedente romanzo, Inverso, che conto di recuperare quanto prima. Mi ha davvero colpita per la sua capacità di raccontare la tecnologia di un futuro ipotetico, e i cambiamenti che comporta per gli uomini, non sempre positivi.
Verity Jane, una app-whisperer di talento, viene assunta come beta tester per un nuovo prodotto di nome Eunice: un’assistente digitale attivabile per mezzo di occhiali dall’aspetto normalissimo. Eunice, oltre a essere una A.I. incredibilmente umana, ben presto rivela di possedere un volto, un passato frammentario e una conoscenza approfondita delle tecniche di combattimento. Quando Verity intuisce quanto sia potente e preziosa, decide di non rivelarlo ai suoi datori di lavoro.
Un secolo dopo, in una linea temporale diversa, Wilf Netherton è alle prese con le conseguenze di un disastro eco-politico noto come Jackpot. E il suo capo, la misteriosa Ainsley Lowbeer, è in grado di vedere passati alternativi, per provare a indirizzare le sorti finali. Sorti in cui avranno un luogo chiave Verity e Eunice.
Per me è stata sicuramente una bella scoperta questo volume, la complessità della storia e le varie linee temporali permettono di tenere alta la concentrazione.
Quello che più ho apprezzato è il fatto che i due universi sono legati tra loro da una serie di oggetti alquanto alternativi, che permettono a entrambe le controparti di vedere cosa accade nell’altra.
Ci sono punti descritti in modo viscerale, mettendo in risalto, a volte, anche i particolari di una stanza, con dialoghi lunghi e un continuo alternarsi tra presente e passato, che rende tutto più attivo e avvincente.
Il mondo costruito è continuamente modificato dagli eventi, sembra quasi che questi cambiamenti siano una sorta di analisi sul nostro presente, facendoci vedere uno dei tanti possibili futuri.
Ho trovato la storia affascinante, con un finale singolare e ricco di aspettative, quindi credo che potrebbe esserci un seguito.
Una storia che fa riflettere molto sulla necessità, sull’uso e sulla funzionalità degli oggetti tecnologici e sul loro impiego nella quotidianità degli uomini.
Un romanzo che mi ha lasciata con una domanda: le A.I. rappresentano un bene per il mondo, o saranno la sua rovina? La risposta potrebbe risultare non tanto scontata.
Una lettura avvincente, con tematiche futuristiche, eppure attuali.