Recensione: “Aggiungere l’amore e mescolare” di Sean Michael
Il vigile del fuoco Jason “Jase” Weller e il paramedico Scott Bronson hanno una vita perfetta. Fanno il lavoro che amano insieme, vivono insieme e nel tempo libero non riescono ancora ad averne abbastanza l’uno dell’altro. La loro relazione dura da sei incredibili anni. Poi, alla vigilia di Natale, si presenta l’ex fidanzata di Jase, Elsa, accompagnata da una bambina di sei anni. Prima di sparire di nuovo, l’irrequieta tossicodipendente sostiene che Kerry sia la figlia di Jase e che è giunto il momento che lui se ne occupi.
Scioccato di scoprire dei problemi di droga di Elsa e di avere una figlia di cui non aveva mai saputo l’esistenza, Jase non si tira indietro e assume il ruolo di padre, con Scott che gli offre il suo completo appoggio. Diventare genitori comporta non poche sfide e i due uomini affrontano gli improvvisi cambiamenti nelle loro vite per migliorare quella di Kerry.
Non sarà facile e le nuove circostanze metteranno loro e la loro relazione alla prova come mai prima d’ora. Avranno bisogno di tutto l’amore che provano l’uno per l’altro e dell’affetto per la bambina perché la loro relazione non si sgretoli.
Ho scelto questo libro perché la trama mi intrigava. Non leggo da molto tempo i romance M/M, ma mi conosco abbastanza bene da sapere che, in una storia, ho bisogno di vivere emozioni forti, reali, come dire, plausibili, anche se si tratta del romanzo erotico per eccellenza. Esigente? Forse.
La storia di cui vi parlo oggi, proprio come anticipato nella sinossi, avrebbe tutte le carte in regola per commuovere, eccitare e trascinare il lettore nel turbinio di emozioni contrastanti e sconvolgimenti interiori e oggettivi del quotidiano, vissute da entrambi i protagonisti. Eppure… non mi ha convinta del tutto, mi ha lasciata con una fastidiosa sensazione di non compiuto, come una doccia tiepidina.
I due protagonisti svolgono un lavoro che da solo, per quanto mi riguarda, grida sexy da tutti i pori, ma l’autore ne delinea i tratti e la personalità in maniera superficiale, al punto che, alla fine del romanzo, non avevo ancora chiari nella mente i loro volti, il loro corpo e li percepivo sfumati, come avvolti nella nebbia o in una nuvola di vapore. Appena intravisti. Peccato.
Forse l’autore ha scelto di dare maggiore enfasi ad altri aspetti della storia, alla vicenda che fa da filo conduttore a tutta la trama: l’arrivo di Karissa, figlia di Jase, ignaro ex compagno della madre tossicodipendente della bambina. Tutta la storia, da quel momento in poi, è un alternarsi di resoconti di vita quotidiana, lunghi elenchi di “cose da fare”, l’immancabile capitolino “bollente” come da programma e, naturalmente, le imperdibili congetture, i fraintendimenti e l’uso davvero eccessivo e ripetitivo di terminologie e nomignoli improbabili, accompagnati da descrizioni stereotipate che, francamente, mi hanno lasciata basita! Forse la traduzione ha una parte di colpa per quanto riguarda alcuni refusi, ma le pecche di questo libro sono ben altre. Una prosa non fluida, salti temporali non tanto chiari, il tentativo di alternare la narrazione da parte dei due protagonisti, che però non è immediatamente individuabile e impoverisce l’impatto narrativo. Tutto risulta poco approfondito, non curato e per questi motivi non mi ha convinta e anzi, un pochino mi ha infastidita. Forse sono solo delusa per una trama che aveva decisamente del potenziale, ma che, oggettivamente, sfiora appena i contenuti più drammatici.
Delicatissima, anche se appena subodorata, ad esempio, è la storia della piccola Karissa, dei suoi trascorsi, dell’incredibile e meravigliosa capacità di recupero e voglia di vivere tipica dei bambini, che sono e saranno sempre, per me, la vera gioia della vita. Non posso non menzionare i nonni, che in questa storia sono quattro, genitori affettuosi e solide figure di riferimento. In particolare mi hanno affascinata i genitori di Scott, il compagno di Jase, colui che, in tutta questa vicenda, si ritrova davvero a fare i conti con uno stravolgimento della vita e che tenta di restare a galla. I suoi genitori si riveleranno fondamentali sostegni emotivi e dispensatori di saggi consigli, nonché facilitatori della comunicazione tra i due compagni, Jase e Scott, come pure nei riguardi della nipotina acquisita.
In conclusione, posso dirvi che non è stato semplice scrivere questa recensione, l’amore c’è, il lieto fine pure, si evince chiaramente l’intenzione dell’autore di portare il lettore verso un finale piacevole e decisamente scontato.
Ho apprezzato il tentativo, non pienamente riuscito, di inserire in un romance una nota di drammatica analisi della condizione di tanti bambini nel mondo, vittime di adulti folli, violenti o comunque non adeguati a crescerli nel rispetto dei loro diritti; il desiderio di raccontare come l’amore, quello vero e puro, non ha sesso né passaporto, esula dalle nostre convinzioni morali a volte deviate dall’ignoranza, perché si esprime nei piccoli e grandi gesti quotidiani, a prescindere che la coppia sia etero o gay.
Però, in questo libro, tutto ciò viene eclissato dalla quantità di termini, ragionamenti e circostanze stereotipate, ma, più di tutto, dalla mancanza di emozioni forti. Questa lettura non mi ha lasciata né sconvolta, né commossa profondamente, la trama non si è imposta su di me imponendomi di voltare pagina, incapace di interrompere la lettura.
Concludendo, consiglio questo libro agli amanti del genere in cerca di una lettura leggera, poco impegnativa, per trascorrere qualche ora con un libro davanti.
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