Recensione: “Alla scoperta di noi” di Robyn Carr (Sullivan’s Crossing Series vol. 1)
In bilico tra la vita frenetica che una città come Denver impone e lo stress legato alla carriera come neurochirurgo, Maggie Sullivan si trova ora con le spalle al muro. Una procedura d’urgenza andata male la vede coinvolta in una spinosa causa legale e nello stesso momento il suo fidanzato decide di lasciarla perché sostiene di non riuscire più a reggere il bagaglio emotivo legato alla situazione che lei sta vivendo. Così in un lampo Maggie si ritrova sola, esausta e incerta sul futuro. Capisce che se non vuole crollare completamente ha bisogno di rallentare, di pensare con calma alla sua vita e per farlo sceglie l’unico posto che può permetterglielo: Sullivan’s Crossing, una terra acquistata dal suo bisnonno, in un crocevia tra il Colorado e il Continental Divide, ora gestita da Sully, l’eccentrico padre di Maggie, con cui lei ha sempre avuto un rapporto altalenante.
L’arrivo inaspettato della donna, diventa anche l’opportunità per padre e figlia di ricostruire una relazione rimasta in sospeso per anni. Ma poi Sully ha un improvviso attacco cardiaco e il mondo di Maggie viene scosso di nuovo nelle fondamenta. L’unico sollievo è scoprire che Cal Jones, un misterioso e solitario uomo che vive ospite sulla terra del padre, ha deciso di aiutarla. La vicinanza forzata porta Cal e Maggie a conoscersi e a scoprire di aver condiviso un passato simile.
Un tempo l’emporio era l’unico posto nel raggio di trenta chilometri in cui acquistare generi alimentari e articoli di uso comune, come filo da cucire e chiodi, ma le cose erano cambiate molto quando il padre di Maggie aveva cominciato a gestirlo. Era diventato una struttura d’appoggio per i villeggianti; aveva quattro bungalow, posti per campeggiare, colonnine per l’erogazione di elettricità a roulotte e camper, un pontile sul lago, un imbarcadero, bagni pubblici con docce, una lavanderia a gettoni, tavoli da picnic e barbecue. Sully aveva installato una parabola, il Wi-fi e delle prese sotto il portico in modo che i campeggiatori in tenda potessero ricaricare portatili e telefonini. Sullivan’s Crossing era nella vallata a sud di Leadville, ai piedi di stupende montagne e nelle vicinanze di famosi percorsi escursionistici. Il campeggio era economico e gestito con grande efficienza, le strutture erano pulite e il negozio grande e rifornito. Avevano anche un ufficio postale e Sully ne era il responsabile; in poco tempo l’emporio era diventato un punto di riferimento per i turisti ma anche per la gente del posto.
Maggie Sullivan sta vivendo il peggior periodo della sua vita. Dopo il divorzio, è finita anche una relazione sentimentale cui teneva molto e che le ha lasciato un grande vuoto dentro. Come se non bastasse ha grossi problemi anche sul fronte lavorativo: socia di uno studio medico che è stato chiuso per la frode attuata da due dei medici che vi lavoravano, un intervento d’urgenza che ha portato alla morte del paziente, le ha inoltre procurato una denuncia da parte degli addolorati genitori; giovani ragazzi che a bordo di un auto troppo potente, hanno subito un catastrofico incidente che li ha portati tutti in fin di vita. Decidere chi operare per primo non è stata una decisione facile. Maggie è sicura di aver preso la decisione più corretta. Ha seguito ogni protocollo, ma nessuno di loro è sopravvissuto e questo la mette in una crisi profonda. Decisa a cambiare ambiente per un po’, si reca dal padre che ha un campeggio con annesso spaccio, immerso nella natura montana di Sullivan’s Crossing. È passato un bel po’ da quando ha trascorso del tempo con il padre e molte cose sono rimaste irrisolte fra loro, dopo che il divorzio dei suoi genitori l’ha portata lontano da lì. Per molti anni è stata convinta che il padre non l’avesse voluta con sé e solo da adulta ha scoperto che Sully ha fatto quello che riteneva meglio per lei, lasciandola andare a vivere con il ricco secondo marito della ex moglie, un neurochirurgo molto affermato, che ha influenzato le scelte di vita di Maggie. Passare del tempo con Sully la rasserena e il loro rapporto diventa sempre più profondo, quando improvvisamente l’uomo si sente male e Maggie si vede costretta a rimanere con lui per assisterlo, prolungando così questo periodo di pausa. È in questo modo che conosce Cal, un uomo misterioso e solitario che vive da qualche tempo nel campeggio, che come in una sorta di gioco non vuole rivelare il suo nome per intero, rendendo Maggie estremamente sospettosa. Eppure, l’uomo si rivela molto competente e disposto ad aiutarla nella direzione del campeggio, ora che Sully è in convalescenza. Fra lui e Maggie pian piano nasce un’amicizia che potrebbe forse diventare qualcosa di più, se solo Cal non avesse ancora qualcosa di importante da portare a termine prima di poter guardare al proprio futuro. Il suo viaggio non è ancora finito.
Sullivan’s Crossing è il nome alla serie. Al momento è composta di due libri, che hanno come filo conduttore il campeggio di Sully, in cui le anime più disparate si danno appuntamento trovando il conforto di amicizia e buoni sentimenti. Maggie vi si è nascosta, troppo provata dagli ultimi avvenimenti della sua vita, incapace di prendere una decisione sul suo lavoro che, per quanto ami e le abbia dato grandi soddisfazioni, la rende anche stressata e sola. Cal sembra un uomo senza fissa dimora, senza un vero lavoro, eppure stranamente benestante, e questo rende Maggie molto sospettosa. Ma più lo conosce più avverte che nasconde nel suo animo un grande dolore. Ed è infatti un lungo addio quello che sta vivendo Cal, un viaggio per salutare una persona che lui ha adorato e che deve riuscire a lasciare andare. Il sentimento che sta nascendo fra loro è fragile: Maggie teme il risultato del processo che la famiglia del giovane ha intentato contro di lei, ma Cal non intende perderla e per aiutarla è disposto anche a tornare alla vita che ha lasciato.
Non è la storia di un amore che nasce all’improvviso quello che ci racconta Robyn Carr, ma un sentimento che scaturisce dalla vicinanza e dal comune dolore di due persone adulte, che hanno una storia alle spalle e il desiderio di ritrovare quella magica sensazione di appartenenza e di comprensione che hanno perduto. L’autrice crea ancora una volta una comunità isolata in cui tutti si aiutano, si fanno gli affari degli altri e non c’è segreto che si possa preservare. La storia fra Cal e Maggie è dolce e romantica, anche se velata di tristezza. È un inno alle seconde possibilità. È sicuramente un buon libro, con personaggi veri e interessanti, e sulla scrittura bella e scorrevole dell’autrice non si discute, ma… quanto mi manca l’atmosfera magica che trovavo a Virgin River.
recensione a cura di