Recensione in anteprima: “Occhi di fata e cuore di drago” di Maria Katrin E.
Quell’immagine non avrebbe potuto essere più grottesca, un rettile d’oro, feroce e aggressivo, che contrastava con la pelle candida di una fata dai riccioli biondi e il sorriso angelico. Invece era l’immagine perfetta.
Beatrice, giovane donna avvocato, e Marco, uomo misterioso che rischia di perdersi nelle profondità dei suoi segreti, incrociano le loro vite in un incontro sorprendente, per ritrovarsi coinvolti in un caso giudiziario che nasconde una verità pericolosa. In uno scenario di apparente normalità, Beatrice scoprirà la reale essenza e il lato oscuro delle persone che la circondano, tra lealtà e inganni, attraverso un viaggio che la costringerà a misurarsi con la propria fragilità e la propria forza.
Un noir travestito da storia d’amore, in cui gli eventi si intrecciano e i personaggi si confondono fino alla fine, perché niente è quello che sembra.
Dopo una lunga attesa, ho finalmente tra le mani il romanzo d’esordio di Maria Katrin E., e sono talmente emozionata che non so da dove iniziare. Intanto, come suggerisce il titolo, è un romanzo con una doppia personalità: intorno alla storia d’amore dalle tinte fosche e passionali, si costruisce un giallo che intreccia i destini dei protagonisti contribuendo a legarli in maniera inaspettata; poi, la storia stessa nasconde in sé un po’ di magia (e non mi riferisco al sentimento) che regala a un racconto, molto concreto, quel pizzico di colore che nasce dalle credenze e dalle superstizioni senza cadere nel banale.
Quell’immagine non avrebbe potuto essere più grottesca, un rettile d’oro feroce e aggressivo, che contrastava con la pelle candida di una fata dai riccioli biondi e il sorriso angelico. Invece era l’immagine perfetta. La fata era solo una parte di lei, ciò che tutti vedevano, ma nel suo cuore c’era il drago che solo a pochi si sarebbe mostrato. Trattenne il fiato quando lesse il messaggio: È la cosa più bella che abbia mai visto.
Beatrice, protagonista assoluta del racconto, è una donna apparentemente delicata e vulnerabile tanto da guadagnarsi il soprannome di fata, ma nasconde in sé una grinta e una determinazione che emergono al momento giusto senza possibilità di fermarsi: è il drago, che porta nel cuore e sulla pelle a ricordarle che può affrontare qualunque cosa, ma anche simbolo di un’istintività non sempre opportuna. Marco dal canto suo, è bello e tenebroso, avvocato di giorno, rocker di notte, anche lui con una doppia versione di sé ricca di silenzi e ombre che Beatrice vuole dissipare.
Se Marco fosse stato innamorato di me, sarei stata felice di essere la sua donna, ma lui non ama me come non ama nessun’altra. Ostinarmi a credere di poter cambiare le cose, avrebbe significato gettarsi da un aereo senza il paracadute e io non ho intenzione di sfracellarmi al suolo.» «Allora io sono un kamikaze.» Il silenzio calò di nuovo, questa volta denso e greve.
Intorno a loro girano vari personaggi che contribuiscono ad accrescere il mistero e ad aggiungere colore a una storia che altrimenti rischierebbe di naufragare per la testardaggine dei protagonisti.
Altro elemento che mi ha colpito è l’alternarsi degli scenari, molto diversi tra loro, ma descritti in modo da renderli vividi, reali, donando dinamismo al racconto e permettendo a chi legge di immergersi completamente nella storia.
E vogliamo parlare delle scene di sesso? Ovviamente in una storia d’amore non possono mancare, in questa sono improvvise e irruente da lasciare di stucco per la semplicità e la carnalità che esprimono contemporaneamente senza far uso di descrizioni dettagliate.
Mostrò un’unica debolezza quando sollevò il bacino per agevolarla. Beatrice lo accarezzò con entrambe le mani, con devozione, poi si avvicinò con la bocca e cercò il suo sguardo. Al tocco della sua lingua lo vide chiudere gli occhi per il piacere o forse per il dolore.
Non posso aggiungere altro, altrimenti rischio di spoilerare e non sarebbe corretto, posso dirvi però che l’autrice scrive molto bene, ha uno stile scorrevole e privo di fronzoli, non si perde in descrizioni inutili e anche i dialoghi sono dinamici e finalizzati allo svolgimento dei fatti. Non pensate però che questo sia sinonimo di superficialità!
Maria Katrin E. è una che le parole le sa scegliere e riesce a creare scene che passano dal passionale all’audace, dal sentimentale al serio linguaggio “avvocatese”, in un’altalena di situazioni che dinamizzano il racconto e trascinano il lettore in un vortice fino al sorprendente finale. Epilogo che arriva, anelato e scontato se volete, ma che rimette in gioco tutto, aprendo le porte a possibili alternative. Insomma un libro da leggere tutto di un fiato, un romanzo che racchiude più storie, una splendida prova d’esordio per una promettente autrice.
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