Recensione: “Black” di T.L. Smith
Buon giorno Fenici! Oggi Aina ci parla di “Black” di T.L. Smith
Sono fedele, ma tradirò.
Sono forte, ma anch’io ho cicatrici.
Sono un angelo, sì, il diavolo.
L’ho incontrata che aveva sedici anni. È arrivata come una ventata di aria fresca, giunta all’improvviso, che mi ha strappato un sorriso. Ma poi se ne è andata, portando via con sé anche il mio ultimo respiro.
Quel suo sorriso sapeva rischiarare una stanza intera e far palpitare il mio cuore nero.
L’ho ritrovata a distanza di dieci anni, con una siringa piantata dritta nel braccio.
In mezzo alle gambe si formava una pozza di sangue.
Era devastata e io ne ero felice. Non si sarebbe permessa di criticare né me né i miei modi deviati.
Rose è esuberante e decisa, Liam un bad boy adolescente. Si incontrano, sentimentalmente parlando, a sedici anni e poi si perdono. Liam diventa un killer privo di emozioni, lei è spinta a diventare una tossica, con una vicenda molto particolare.
«Ne senti ancora il bisogno?», mi domanda, e io scuoto la testa. Credo che ormai, nel mio cervello, non ci sia nemmeno più posto per quel pensiero. La mia mente, ora, è ricolma di lui.
Anni dopo si ritrovano, le loro vite inconsapevolmente intrecciate nel modo peggiore. Lui le ha fatto del male senza sapere, ma lei lo ama e lo vuole ugualmente. È una passione irrazionale, istintiva, un amore e una sintonia che si percepisce a pelle, inspiegabile se non con la capacità di vedere la persona sensibile che sta dietro alla maschera chiamata “Black”.
Vedo un uomo, un uomo che ci tiene, anche se non dovrebbe. Un uomo distrutto, ma che aggiusterà gli altri. Che maschera tutta la sua oscurità, assumendone persino il nome per apparire più fatale, cosa di cui sicuramente non ha bisogno.
Stare con Rose significa rischiare il tutto per tutto, contrapporsi a gente spietata, e Liam sa che non potrà finire bene. Ma lei rappresenta l’unica cosa in grado di dare pace alla sua oscurità.
I suoi occhi risvegliano un canto in tutto il mio corpo.
Il legame che li unisce è unico e irripetibile: Rose è l’unica che può toccarlo, sia fisicamente che emotivamente, perché lo conosce da prima che lui indossasse tutte le corazze di cui in seguito si è rivestito. Un legame che supera tutte le barriere che Black ha eretto per rimanere privo di emozioni, e lei è l’unica, tra l’altro, che risveglia il suo desiderio fino in fondo.
Resta sempre lì, impigliata tra i miei pensieri. Come colla che non si stacca, come una puntura d’ape che brucia. È sempre lì, ma l’unica cosa che voglio fare è estirparla, asportarla da me, anche se non ci riesco. Ed è questo il motivo per cui me ne resto seduto in macchina a osservarla mentre cammina verso casa.
Rose l’ha sempre amato, eccetto per una sbandata che l’ha condotta fuori dalla sua vita per un certo periodo. Ha avuto delle brutte esperienze che l’hanno portata ad attraversare l’inferno, suo malgrado, quindi la sua volontà è stata per un periodo azzerata, così come la sua fermezza e la sua forza. Ma una volta recuperata se stessa, torna la ragazza entusiasta, positiva, determinata che è sempre stata, quella che fa il primo passo, quello che dice e che si prende quello che vuole.
«Faresti meglio a mangiare», le dico, aprendo il cartone della pizza. Lei non si gira e continua a fissarmi.
«Adesso ti bacio», esclama, facendosi più vicina. La sua mano si posa sulla mia guancia, con le dita mi sfiora la barba. Le labbra sono leggermente dischiuse. Ho voglia di sentirmele addosso, quelle labbra rosa e carnose. Lo voglio. So bene dove andremo a finire, e non andrà a suo vantaggio. Lo so, ed è chiaro come il sole, se non che una parte di me vuole lanciare fuori dalla finestra quelle ragioni e godersi invece un assaggio. Un solo assaggio di gioia pura, perché lei è questo… Gioia pura e assoluta.
È un libro scritto molto bene, non solo dal punto di vista della correttezza espressivo-grammaticale, ma ho apprezzato anche l’assenza di americanismi che mi ha fatto sentire il testo più vicino, colloquiale; un testo curato e privo di frasi fatte e dettagli troppo usati; una narrazione in prima persona senza essere ridondante.
Le caratterizzazioni sono precise e coerenti fino in fondo. Black rimane un duro che ostenta freddezza avendo dimenticato la sua umanità finché essa non viene vista e toccata. Un uomo che si è sempre salvato da solo, ma che può essere davvero salvato solo da Rose.
Dovrei andare da lei, provare a consolarla, ma non posso. Non so come. Cosa dovrei dire? Come si fa? Mai ho fatto una cosa del genere né mai ho avuto bisogno di farla. Per me il pianto rappresenta il momento in cui giro le spalle.
Mi allontano a bordo del mio pickup, con il desiderio di sfiorarla e tenerla stretta tra le braccia, ma sapendo che non dovrei.
È uno stile brutale, freddo, in sintonia con le caratterizzazioni, ma anche con la storia che non ha niente di romantico/rosa, e che sa invece di struggente, di noir, di relazioni impossibili, di “anormalità”. Perché Black fa un mestiere che lo porta a non dover provare emozioni, all’impossibilità di avere “normali” relazioni, in particolare con una ragazza come Rose, il cui passato sin intreccia al suo in un modo perverso e terribile.
A lui non piace l’intimità, non quella sessuale, ma quella sentimentale. Mi esplora con le mani. Lo lascio fare. Sono ruvide e incerte nelle loro intenzioni. Lui non sa bene come fare a essere normale. Ma io non voglio che sia normale, lo voglio per come è. Assurdo, assurdamente incasinato com’è.
Finale sospeso che immagino prospetti un sequel (le case editrici impareranno mai a scriverlo a beneficio dei lettori?), per il quale, a dirla tutta, ho trovato una certa forzatura. Nel complesso è un libro che ho amato, sofferto e vissuto.
«Baciami. Baciami un’ultima volta, Liam. Fallo e basta», mi implora. Le sue labbra sono a un soffio dalle mie. Mi irrita, mi irrita che mi chiami in quel modo, soprattutto dopo che le ho detto e ridetto di non farlo. La prendo per il collo, stringo con impeto e la abbraccio. Le nostre labbra si sfiorano ma non si muovono. Respira affannata contro il mio fiato, le sue mani indugiano sui miei fianchi.
È un terremoto. Ti scuote il corpo e la terra trema sotto i piedi. La morbidezza delle sue labbra prende il sopravvento su di me, mi ipnotizza. Ecco l’effetto che ha: mi fa dimenticare. Mi fa venir voglia di fare qualsiasi cosa, di essere qualsiasi cosa per lei.