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Recensione booktok: Game of Desire. Devozione di Hazel Riley

Serie: Game of gods vol.4

Titolo: Game of Desire. Devozione

Serie: Game of gods vol.4

Autrice: Hazel Riley

Genere: Dark romance YA, mitologico

Editore: Sperling & Kupfer

Data di pubblicazione: 1 aprile 2025

Età di lettura consigliata: +18

La serie Game of titans è composta da :

  • Game of gods. Discesa agli inferi Vol. 1 —-> Recensione
  • Game of titans. Ascesa al paradiso Vol. 2 —->  Recensione
  • Game of chaos. Redenzione Vol. 3 (spin-off su Ares)—->  Recensione
  • Game of Desire. Devozione Vol.4 (prequel/spin-off su Aphrodite) 
  • Game of Lust, spin-off su Hermes uscirà nel 2025.

Aphrodite Lively è abituata a sedurre ma ora qualcuno ha deciso che è lei il premio da conquistare l’unico a tenerla al sicuro è l’uomo che non può avere. Siete pronti a giocare con la dea dell’amore? Aphrodite Lively non è mai stata libera di scegliere il proprio destino. Figlia di Crono, cresciuta nel lusso e nel pericolo dell’Olimpo, l’isola dove il gioco d’azzardo si mescola a segreti inconfessabili, ha sempre creduto che nella sua famiglia il suo valore non risiedesse nei sogni o nell’intelligenza, ma unicamente nella bellezza. E così, quando tre ragazze con i suoi stessi tratti vengono trovate morte, il messaggio è chiaro: lei è la prossima. Per proteggerla, suo padre le assegna come guardia del corpo Thymós, un ex militare dal passato oscuro e dallo sguardo impenetrabile. Un uomo che sembra nato per obbedire, ma quando si tratta di lei ogni cosa diventa una sfida. L’attrazione tra loro è immediata e pericolosa, un gioco a cui nessuno dei due vorrebbe partecipare. E mentre Aphrodite cerca di dimostrare di non aver bisogno di essere salvata, scoprirà che il nemico si nasconde più vicino di quanto creda. Perché si sa, nel mondo dei Lively, l’amore è una scommessa. E perdere significa morire.

Premetto di non aver letto i volumi precedenti della serie, per cui la recensione si riferisce esclusivamente a questo romanzo. Inoltre, voglio evitare spoiler, per cui il mio commento si limiterà ai contenuti che precedono gli sviluppi finali e il relativo colpo di scena.

Innanzitutto sono rimasta un po’ delusa perché mi aspettavo una trasposizione in chiave moderna delle leggende legate ad Afrodite, e invece ho notato che i riferimenti alla mitologia (pur presenti nelle introduzioni ai vari capitoli, ma anche richiamati da piccole spiegazioni nel testo) erano fuorvianti e, di fatto, irrilevanti per lo svolgimento della storia. La trama può essere ricondotta a un canovaccio piuttosto semplice, sulla falsariga di: “figlia di un miliardario si innamora della guardia del corpo, esponendolo all’ira funesta di un padre potente e pericoloso”. È curiosa l’identificazione dei personaggi con nomi mitologici, ma tutto questo sembra più l’espressione di un padre adottivo un po’ eccentrico.

«Ho bisogno di tenerti lontana dalla mia testa, Aphrodite» aggiunge. «Non saprei cosa darti che tu non abbia già o che non ti possa dare qualcuno di migliore. Qualcuno che tuo padre approvi. Qualcuno intelligente quanto te. Qualcuno che non debba usare tutti i suoi soldi per le cure del padre e il cibo della sua famiglia. Qualcuno solare come te. Un uomo più onesto di me. Un uomo che possa davvero…»

Afrodite è una ragazza capricciosa e bellissima, che il patrigno Crono (che potremmo definire tranquillamente uno psicopatico) tratta come una bambolina priva di cervello, da mostrare e sfruttare offrendola ai clienti del locale in cui lavora. 

Come tutti i fratelli, infatti, anche a lei è stato affidato un locale notturno in cui ha il compito di far scommettere grandi somme ai clienti. In particolare, li sfida a resistere al suo gioco di seduzione, ogni sera nel privè. 

In seguito ad alcuni omicidi che sembrano prenderla di mira, le viene assegnata una guardia del corpo, Thymos, dalla caratterizzazione piuttosto tipica: uomo maturo, ex soldato, controllato e silenzioso. Dopo un’iniziale antipatia dovuta alla differenza di carattere e alla mancata percezione del pericolo da parte di Afrodite (per quanto superata in fretta), prende piede anche l’elemento attrazione. L’autrice gioca per molte pagine sul conflitto tra i protagonisti, che si scambiano frecciatine e dichiarano di non sopportarsi, anche se segretamente si desiderano.

Grazie alla vicinanza forzata, i due imparano a conoscere le rispettive abitudini e diventano destinatari di qualche confidenza, che li porta a rivalutare il giudizio iniziale. L’attrazione sfrigola in modo crescente, ma se la ragazza è sempre più determinata a sedurlo, lui rimane stoico nel resistere. Una relazione è impossibile, a causa del rapporto professionale, della differenza d’età, ma anche del divieto imposto da Crono, padre protettivo e potenzialmente vendicativo.

Questa grossa parte passionale accompagna lo sviluppo di una trama romance abbastanza prevedibile, che scivola presto dall’“enemies” al “lovers”, dilungandosi molto sulla fase del desiderio proibito.

Ci vuole coraggio a sollevare i piedi da terra e sognare, così come ci vuole coraggio a restare ben piantati al suolo. Ma è davvero fondamentale saper fare entrambe le cose. Non importa se sei troppo cinico o realista per reprimere i tuoi sogni. Ciò che conta è avere accanto almeno un sognatore che esprime quei desideri anche per te.

Come dicevo, man mano che procede la storia, la caratterizzazione di Afrodite si fa sempre più sfaccettata (mentre non accade lo stesso con Thymòs). Da sensuale tentatrice si tramuta in ragazza idolo delle lotte femministe: appassionata di astrofisica e di lettura, arguta e divertente. Soffre nell’essere trattata in modo misogino, costretta a mostrare e usare il proprio corpo per gli interessi del padre, svilita e umiliata quando tenta di esprimere un’opinione, privata della libertà di decidere del proprio futuro. 

Un romanzo molto attento all’emancipazione femminile, insomma, ma il tema viene sviluppato in modo un po’ immaturo, ponendo un cliché dopo l’altro, con azioni da “girl power” un po’ utopistiche, ma soprattutto (cosa che mi disturba sempre un po’) a discapito del personaggio maschile, talmente dedito a soddisfare la protagonista da svilire se stesso (perfino nel sesso). Thymós è dipinto come un cavaliere (protettore devoto e rispettoso, innamorato fino all’idiozia) dalla caratterizzazione fragile e piatta. La sua storia, i suoi bisogni, i sogni sono accennati e presto dimenticati, senza che lei ricambi la stessa attenzione o preoccupazione ricevuta. 

Il romanzo all’inizio ha un ritmo interessante, fresco, spigliato, ma presto ci si accorge che tende a spiegare troppo, e si inceppa su una serie ripetuta di scene incentrate su passione e negazione, dilungandosi inutilmente senza riuscire a fare passi avanti per molto tempo, impantanandosi in un ritmo faticoso e ridondante.

Interessante invece la sottotrama thriller nella seconda parte del romanzo, che vede la protagonista esposta a un rischio crescente e che termina con un bel colpo di scena (se si sorvola su qualche dubbio logico durante le fasi dell’indagine).

«Avrai tutto quello che desideri» prometto, non so con quale coraggio. «Arriverà qualcuno a dartelo.» «Io non voglio che me lo diano gli altri. Voglio prendermelo da sola.» Resto a bocca aperta. Poi torno serio, e serro la mascella. «Allora avrai qualcuno, accanto, che ti supporterà e ti difenderà da chi cerca di impedirtelo. Va meglio?»

Oltre a tutto quanto sopra accennato, altre cose a mio avviso non funzionano. Diversi trope sono accennati ma non sfruttati (matrimonio combinato, age gap…). Fuori luogo i molti riferimenti anglofoni (dollari, CIA, college…) in un romanzo geograficamente e culturalmente ambientato su un’isola di fronte ad Atene, con protagonisti greci.

La lettura è poi farcita di infodump mitologici, per una trama che non ne tiene conto.

Non è chiaro se il tentativo sia quello di forzare nel lettore interpretazioni e parallelismi inesistenti, di colmare l’incapacità della storia di rappresentare correttamente le vicende attribuite alla dea, oppure (peggio) di evitare al lettore la fatica di approfondire il bisogno di informazioni solleticate da una lettura interessante. Evitare di imbeccare il lettore avrebbe anzi lasciato spazio alla sua immaginazione sul ventaglio di possibilità in divenire negli sviluppi, e quindi scongiurato illusioni e delusioni. Un dubbio che potrebbe arricchire la lettura lasciando un filo di suspense aggiuntivo.

Concludendo, ho trovato un romanzo prolisso di scene inutili (perfino un personaggio che fa una comparsa e poi sparisce senza nome, senza scopo e senza che nessuno si chieda chi fosse o cosa volesse), con un epilogo che mi ha lasciata molto perplessa, citato ma non mostrato.

Mi sono mancate le caratterizzazioni dei personaggi, ho sofferto per un eccesso di cliché e stereotipi, ma soprattutto mi è rimasta la delusione per il mancato parallelismo con la mitologia. 

Hot 🔥 | molta attrazione e desiderio trattenuto, ma anche scene dettagliate ed esplicite.
Sentimento❤️| cavaliere romantico devoto alla donna fino ad annullare la propria personalità e bisogni.
Violenza ⚔️ | sadismo psicopatico.

valutazione

voto

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