Recensione: “Cento secondi in una vita” di Andrew Faber
Il signor Rebaf non è un libraio come tanti. Primo, perché la sua libreria si chiama La Piccola casa della musica e del libro. Secondo, perché chiunque può entrarci, sedersi al pianoforte e strimpellare la colonna sonora della giornata. Terzo, perché a tenergli compagnia nelle lunghe ore tra gli scaffali non è un aiuto libraio ma Mademoiselle Ansia, da anni fedele al suo fianco insieme a un nutrito gruppo di mostri e paure.
Di poesia Rebaf sa poco o nulla – anche se crede fermamente che la bellezza conquisterà il mondo – e l’unico ritmo di cui si (pre)occupa è quello del proprio cuore, ballerino imprevedibile che da troppo non danza più per amore.
Fino a quando, in un pomeriggio qualunque di febbraio, fanno la loro comparsa in libreria un paio di calze bellissime che avvolgono le gambe bellissime di una donna bellissima. Luisa, coltivatrice di canapa e divoratrice seriale di hamburger, è una cliente della Piccola casa, e nel momento esatto in cui gli si avvicina per chiedergli dove può trovare un’antologia della Szymborska, Rebaf si rende conto che è tempo di mettere in discussione l’ormai rodata convivenza con i suoi mostri. E di ricominciare ad annusare il profumo dei versi, soprattutto quelli d’amore. Perché in fondo è proprio la poesia l’aria fresca che ci fa uscire dall’apnea delle nostre vite e tornare finalmente a respirare.
Fonte della trama: Amazon
Questa è la storia del sig. Rebaf, libraio anomalo con la passione per i cantautori italiani e la musica in generale, tanto da salvare un pianoforte in disuso e metterlo in libreria, a disposizione degli artisti di strada. Ama leggere romanzi, la poesia un po’ meno, eppure suo malgrado, diventerà un poeta. Luisa è una coltivatrice di cannabis legale, amante della poesia, cliente abituale della libreria: indossa sempre bellissime calze e un giorno, il signor Rebaf noterà la ragazza nella sua interezza e non solo per le sue calze.
In questa storia l’autore entra in punta di piedi nella vita dei protagonisti, descrivendoli con grande sensibilità, non è mai invadente e noi siamo sempre solo spettatori che osservano. I veri protagonisti di questo libro sono l’ansia, fedele compagna di Rebaf e la poesia e, anche se non siete amanti del genere (io per prima), finito il libro vi verrà voglia di correre nella vostra libreria a cercare quell’ unico libro di poesie che avete, e di aprirlo a caso, per leggere ciò che viene.
È stata una scelta casuale la lettura di questo libro, ho letto la trama e ho pensato che potesse essere nelle mie corde, non ho fatto minimamente caso al nome dell’ autore, per poi rendermi conto che è un omaggio a De Andrè : a questo punto come non avrei potuto amarlo?
E’un libro che per certi versi può sconcertare, per il modo in cui i fatti vengono narrati; i ritmi sono quelli di una “banale” normalità, ben diversa dall’incalzare dei fatti a cui siamo abituati, ma non è piacevole ogni tanto farsi stupire da qualcosa di diverso? Ne consiglio la lettura, e sinceramente penso che sarebbe bello avere il cartaceo per sfogliarlo come di faceva una volta. Buona lettura a tutti!