Recensione: Che stupida di Ilary Blasi
Autore: Ilary Blasi Genere: autobiografia Editore: Mondadori Data di pubblicazione: 30 gennaio 2024
“Ai primi di novembre mi addormentai tra le braccia di Francesco, la mattina dopo mi svegliai con uno che gli assomigliava molto, ma non era lui. Schivo, distante, assente, in cerca di pretesti per uscire: una cena con gli amici, una partita a carte o a calcetto, il padel…”. La trama di certo non è nuova né sorprendente: lui e lei si amano, poi lui conosce un’altra e i due si lasciano. Non fosse che i due in questione sono Ilary Blasi e Francesco Totti, per vent’anni una delle coppie più solide e affiatate d’Italia. Quella tra l’ottavo re di Roma e la showgirl che non voleva essere una fra le tante è una favola che ha fatto sognare un Paese intero. Mai una crisi, tra i due. Pettegolezzi, a volte, ma subito messi a tacere dalla felice normalità di una famiglia eccezionale: i tre figli, le vacanze al mare a Sabaudia, le cene a casa con gli amici, quelli di sempre. Fino a quando, inaspettatamente, il sogno si infrange. In queste pagine intense e sincere, Ilary Blasi si mette a nudo raccontando ombre e luci della sua favola d’amore. Il corteggiamento serrato, la passione travolgente, le nozze in diretta tv come una casata reale. La famiglia che si allarga con la nascita di Cristian, Chanel e Isabel. Il sofferto addio al calcio di Francesco e, quando finalmente ci sarebbe più tempo per stare insieme, l’improvviso e incomprensibile allontanarsi di lui. La sua freddezza, i silenzi, i dubbi, le bugie, fino alla scoperta del tradimento con un’altra donna e la separazione. Mesi di incredulità e dolore che Ilary ha saputo affrontare con grande dignità e forza, aggrappandosi alla famiglia, agli amici e al suo lavoro, nei momenti peggiori una boccata d’ossigeno che l’ha aiutata a rimanere in contatto con le sue energie più positive, ma anche la fonte di quell’indipendenza che le ha permesso di non lasciarsi sopraffare. “Sono stati dodici mesi orribili, ma anche intensi, in cui ho scoperto me stessa, le mie risorse. Sono sopravvissuta ma non solo: sono ancora in piedi.” Che stupida è la storia di dolore e rinascita, straordinaria eppure comune, di una donna che ha perso l’amore ma non ha mai smarrito se stessa. Con un finale inatteso.
La famiglia del Mulino Bianco non esiste. È questo quello che capiamo dalla lettura delle primissime pagine di questa opera prima della Blasi. E non solo.
L’autrice, in questo libro, accende i riflettori sulla parte più nascosta del suo rapporto con il marito, Francesco Totti, un dietro le quinte fatto di silenzi e assenze che neanche la ricchezza e la frenetica vita di due celebrità ha saputo colmare. Ilary apre le porte della sua casa, quella intima e privata, consapevole di quanto il pubblico sia attratto, morbosamente, dal pettegolezzo e dal voyeurismo, e mette in piazza i momenti precedenti e successivi alla sua separazione con il Pupone.
La separazione non arriva a ciel sereno, gli indizi c’erano tutti, un cambio repentino di atteggiamento, la voglia di circondarsi di persone pur di non stare soli e il silenzio sempre più lungo, sempre più pesante.
E proprio mentre stiamo per arrivare al momento della “confessione”, Ilary Blasi ci porta indietro nel tempo e precisamente al 2001 quando tutto ebbe inizio.
Il passato e il presente si alternano come i momenti belli a quelli brutti. Il salto temporale ci conduce alle primissime fasi della loro conoscenza, e non sono pochi i momenti in cui la lettura strappa un sorriso e un moto di invidia prende possesso del lettore domandandosi: perché non a me?
Eh sì, perché un po’ di invidia la si prova per forza se durante il corteggiamento l’unico dilemma era se uscire con la Mercedes o la Ferrari.
Una narrazione, in prima persona, fluida e scorrevole che ripercorre dagli esordi felici alla nascita dei tre figli, fino a quelli “fatidici” più difficili con al centro il sospetto con la conferma in seguito che l’amore, apparentemente indissolubile, era finito.
Il libro di Ilary Blasi non è certo un capolavoro letterario, ma a suo modo affronta anche tematiche importanti, come i sacrifici e le rinunce che un campione della portata di Totti ha dovuto fare nella sua vita, e i salti mortali di una donna che ha sempre cercato di far coincidere lavoro e famiglia.
Le privazioni che la notorietà inevitabilmente comporta, la privacy quasi mai rispettata, essere sotto i riflettori anche quando si va a cena in un ristorante di periferia con la famiglia.
L’opera è ricca di cliché, proprio come la vita dei protagonisti: il calciatore famoso, che si innamora della showgirl del momento; il mascherarsi anche per fare la spesa per non essere riconosciuti, i figli che si trovano a fare i conti con la notorietà dei genitori.
Durante la lettura, mentre i capitoli si susseguivano, continuavo a pormi un quesito: perchè?
Qual è lo scopo di mettersi così a nudo, di condividere un momento così particolare della propria vita, rendendo pubblico un dolore e trasmettendolo, poi, a chi ci circonda. Una rivalsa? Puntare il dito e “sporcare” l’immagine del coniuge? E se l’altra persona non fosse stato Francesco Totti, questo libro aveva senso di essere scritto? Domande alle quali non tento di darmi una risposta se non con una piccola battuta: per la serie “anche i ricchi piangono”, solo che loro lo fanno seduti su una Ferrari o a bordo piscina, noi al massimo in una Panda o nell’unico bagno a disposizione (se non lo troviamo occupato).