Recensione: “Chiamami Melly” di Alessandra Fortunato
Buongiorno a voi mie care fenici, oggi la nostra Emanuela ci parla del libro “Chiamami Melly” di Alessandra Fortunato
Carmela Rizza non è solo un nome, per Melly è un passato da dimenticare. Trasferendosi lontano dalla sua Sicilia sogna di ricostruire quella vita che non è riuscita ad avere nella terra d’origine. Un lavoro stabile, una routine controllata ed il forte legame con la nonna ormai lontana sembrano essere gli unici punti fermi delle sue giornate, finché un biglietto da parte di uno sconosciuto non la spinge alla ricerca di ciò che le è da sempre mancato: l’amore.Riuscirà Melly a far pace con il suo passato ed a vivere serenamente un amore che sembra essere fatto di plastica oppure capirà che ciò che desiderava era da sempre stato intorno a lei?
“Mai trama di un libro fu più ingannevole” potrebbe essere la parola d’ordine per questa commediola rosa con copertina che ammicca ad “I Love Shopping”.
Protagonista la nostra ragazza siciliana che si trasferisce al Nord in cerca di fortuna e ne trova un bel po’ in un magnifico studio dentistico dove si muove tra due aitanti professionisti in camice bianco: uno, ahimè, felicemente sposato e l’altro sempre a caccia di nuove avventure.
Il nostro sciupafemmine non solo è bello e perfetto d’aspetto, ma è anche profondamente odioso e non perde occasione per far fare brutta figura a Carmela, pardon, Melly.
Con l’arrivo in città della sorella minore Bea e l’amica di mille avventure Vic, il trio capitanato da Melly si lancia in una girandola di seratine con annesse sbronze colossali in cui spesso incrocia il passo con il cattivissimo dentista (ma è così piccola questa città?) ma non riesce a dimenticare una vicenda che da settimane nasconde a tutti: un misterioso ammiratore le lascia meravigliosi biglietti sul parabrezza dell’auto. Questa è forse la parte più simpatica di tutto il libro perché le frasi dell’uomo misterioso sono veramente belle.
La vicenda si snoda piuttosto lentamente: cresce un sentimento tra il dentista sciupafemmine e l’assistente di poltrona che non ha il coraggio di confessargli i misteriosi versi d’amore lasciati sulla sua auto.
La storia potrebbe decollare sicuramente di più ma non lo fa tra stop per descrivere precisamente la lunghezza di un tacco, il colore di una gonna, dialoghi poco scorrevoli e piuttosto scontati.
Peccato! Sarebbe stato opportuno sviluppare un po’ di più la psicologia dei personaggi e soffermarsi molto meno su particolari inutili. Non mi è assolutamente piaciuto .