Recensione: “Cinque volte in cui il mio miglior amico mi ha baciato e quella volta che l’ho baciato io” di Anna Martin
Quando capisci che vuoi sposare il tuo migliore amico all’età di sei anni la tua vita dovrebbe prendere una direzione ben precisa, vero? Ma forse no.
Da bambino, Evan King pensava che Scott Sparrow fosse la persona più incredibile che potesse esistere. A diciassette anni quella cotta si fa più intensa, e niente è più così semplice come prima. Scott sembra più interessato al football e alle ragazze che a giocare ai supereroi, e Evan concentra le sue energie per entrare alla scuola d’arte. Un bacio dato a tarda notte dopo qualche bicchiere di troppo è qualcosa che si dovrebbe dimenticare subito, non ossessionare per i dieci anni successivi.
Quando la vita improvvisamente li fa incontrare di nuovo, la passione di Evan nei confronti di Scott si riaccende, dimostrandogli che a volte la vita fa un giro davvero strano per completare il suo corso.
Scott ed Evan sono amici per la pelle fin dall’infanzia. Presto Evan si accorge che il sentimento per Scott sta diventando qualcosa di diverso: ne è innamorato segretamente. Ma è Scott a prendere l’iniziativa e a baciarlo, per ben cinque volte nel corso degli anni. Evan, infatti, ha troppa paura di rovinare un’amicizia perfetta.
Scott lo fa per curiosità , per capire se si stanno perdendo qualcosa, per capire se stesso, ma è molto lontano dai suoi pensieri l’idea di rendere pubblico il loro reciproco interessamento: deve mantenere una certa reputazione, essendo il capitano della squadra di football.
Ogni volta Evan scappa, cosa che lascia il lettore un po’ perplessi, dato che è lui quello innamorato ed è su di lui il punto di vista. Arriva fino a intimare a Scott di lasciarlo in pace, ora che lui è dichiarato e non ha intenzione di tornare a nascondersi.
Tra i due comunque l’attrazione e la complicità rimangono le stesse nel tempo e, quando si incontrano di nuovo, dopo dieci anni, riescono finalmente a stare insieme.
Il modo in cui la trama è stata raccontata è particolare. Fotografa sei spezzoni di un percorso, del loro rapporto, e mescola i pezzi mostrandoli in modo non cronologico, saltellando in modo non lineare.
Il fatto di non raccontare il “viaggio” e mostrare solo sei “tappe” ha reso difficile anche la caratterizzazione dei personaggi, che sembrano più agire in conseguenza degli eventi che in conseguenza della loro indole.
La formula 5+1 rubata dalle fan fiction, come svelato dalla stessa autrice (una cosa ripetuta identicamente cinque volte più una in antitesi), non mi ha convinta molto. La differenza tra le iniziative di Scott e l’ultima di Evan non mi è parsa così determinante letta nel contesto di azioni in cui pare comunque il primo a essere decisivo. Inoltre, a mio avviso, la trama si era già ampiamente conclusa prima dell’ultima sezione.
Tuttavia, ho trovato divertente riassemblare i pezzi del puzzle, molto adatto a una sfida enigmistica sotto l’ombrellone.
Sarebbe stato intrigante, se una volta riuniti tutti i sei spezzoni di trama, si fosse delineata una storia perfettamente logica e coerente; invece gli incastri scricchiolavano: non mi ha convinta la causa del loro prolungato distacco, così come la scusa per il loro riavvicinamento.
I dialoghi sono molto cinematografici, realistici, vivi, anche se talvolta mi sono risultati oscuri, temo per colpa di una traduzione troppo letterale.
La traduzione è in effetti il vero punto debole, dato che non riesce a rendere, in molte parti, uno stile che si presume interessante.
Lo stile è molto asciutto e veloce, “maschile”, se si può ancora usare questo termine. Poco emozionale, ma non dispiace per la sua linearità e pulizia.
Le scene erotiche sono molto descrittive, cosa che normalmente non mi disturba, anche se preferisco quando sono intessute nella trama in modo più significativo e non didascalico. Molto bella la loro prima volta, che è anche la prima volta di Scott con un uomo.
-qualche assaggio-
“Scott lo fece di nuovo, con malizia. Lingua rosa scuro che scorreva su dolci e belle labbra.
Oh, merda.
Evan era davvero, davvero ubriaco.
“Evan” disse di nuovo Scott e tutto sembrò rallentare, il tempo divenne liquido quando si sporse in avanti e appoggiò quelle splendide labbra sulle sue.”
“Si tratta di questo?” Chiese serio Evan. “L’avventura di una notte?”
“No” rispose Scott. Prese un po’ di mirtilli con la forchetta e li gustò. “Non per me, almeno.”
“E cosa significa per te?”
L’amico sorrise. “Me che scopro cosa sarebbe successo se mi fossi comportato da adulto dieci anni fa, credo.”
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