Recensione: Come anima mai di Rossana Soldano #BookTok
Titolo: Come anima mai
Autrice: Rossana Soldano
Genere: Romance storico M/M
Editore: Hope Edizioni
Data di pubblicazione: 9 maggio 2019
Target consigliato: +16
Inghilterra, 1936.
Lewis Ellsworth, figlio del Duca di Buccleuch, è attento a tenere i suoi incontri sessuali lontano dagli ambienti aristocratici. All’inizio del suo secondo anno a Cambridge, però, scopre che il ragazzo con cui si è intrattenuto in un pub è uno studente del suo stesso college. Intelligente, affascinante ed eccentrico, William Chase entra nella sua vita come un tornado, scuotendo certezze e intenzioni.
Due studenti privilegiati, colti e raffinati, ubriachi di arte e letteratura, ebbri di emozioni e ambizioni. Ma in una società in cui persino al Re non è permesso scegliere di chi innamorarsi, Lewis e William vivono un amore diverso, vietato e voluto, doloroso e intenso, nascosto agli occhi del mondo.
Una storia fatta di coraggio, segreti, passione e contrasti, di crescita e conflitto, alla ricerca di una Wonderland nascosta dietro specchi di ipocrisia. Due vite che si incrociano e si salvano, due anime destinate a perdersi e a rincorrersi sullo sfondo dell’Europa del secolo scorso, un’Europa controversa e stuprata dalla guerra, in cui l’amore crea più scandalo dell’odio, in cui credere alle favole sembra quasi impossibile, ma è l’unica via d’uscita.
Perché, forse, Wonderland non è un dove, ma un quando.
Ci rincorrevamo come sabbia in una clessidra e niente
si andava a perdere mai; pieni, davvero, solo se insieme.
Solo che allora, stretta nei nostri corpi, la felicità pensavamo di poterla
tenere con noi per sempre, marchiandocela addosso come l’amore sulla vita.
Questo romanzo è pura poesia grondante emozioni.
L’autrice indugia su un ventaglio sconfinato di sentimenti che ognuno di noi ha provato almeno una volta in una relazione, senza permettere che scivolino via tra le righe; li trattiene, li assapora, ci fa bagnare il viso e affondare il naso nel loro umido profumo.
Amore non era una parola. Amore era la sua sagoma. La sua altezza che sfilava lontano da me e mi raggiungeva dall’altro lato del corridoio e poi diventava i suoi capelli e i contorni della luce che li accarezzava. L’amore erano i suoi occhi che cercavano la mia bocca e i suoi denti a mordermi le labbra; era la sua voce che mi salutava distratta, mentre nella gola sentiva ancora la mia saliva. L’amore per me era lui. E il desiderio incessante e tormentato che l’amore, per lui, fossi io. (Tratto dal libro)
Due ventenni degli anni ’30 non sapevano dell’amore molto più di due sedicenni dei giorni nostri. Lewis e William sono ragazzi impacciati nel gestire le emozioni perché non hanno mai vissuto una relazione di nessun tipo né hanno mai pensato di poterla vivere. Sono impreparati e alle prese con i reciproci difetti, con le incertezze dell’interpretare la reazione dell’altro, l’insicurezza che li porta a pensare di non essere abbastanza e spesso a travisare i comportamenti.
Nonostante universitari, incarnano pienamente i tumulti emotivi adolescenziali e ci fanno vivere una lunga serie di prime volte, di tentativi di relazionarsi nel modo giusto, di gestire la propria irruenza e molte altre emozioni impetuose (frustrazione, eccitazione, mancanza, gelosia, esigenza di stare insieme continuamente…). Sentimenti che noi lettori proviamo sulla nostra stessa pelle, assaporando le sfaccettature che rimangono imbrigliate nei singoli gesti, nelle loro quotidianità: il momento in cui fanno l’amore per passione, per donarsi, per appartenere, per ricordare, quello in cui lo fanno per perdersi o per ritrovarsi.
Lasciai andare un mezzo sorriso, ma lui non aveva voglia di ridere: «Lewis, devi cominciare a darmi qualcosa, perché così giriamo a vuoto.»
«Ma se ti ho appena detto che la gelosia mi lacera!»
«La gelosia toglie, Lewis, io voglio che tu aggiunga.»
«Aggiungere? Ogni volta che provo a baciarti ti scansi.»
«Quello non è aggiungere, quello è prendere.»
«E allora cosa vuoi che faccia?»
«Intanto, smettila di fare l’isterico. Osservami, capiscimi, conoscimi, imparami» disse, e poi gli si addolcì la voce. (Tratto dal libro)
Perfino i dubbi e le incertezze vengono scaricate sul lettore. Lo stile è ricco, evocativo, ma non per questo si dilunga in spiegazioni. È anzi asciutto nei botta e risposta dei dialoghi e, visto nel solo punto di vista di Lewis (con poche eccezioni legate a qualche lettera), manca di ridondanze, lasciando briciole di mistero, dubbi o minuscole imperfezioni lungo la via. Siamo in balia dei comportamenti ambigui di Will, di incomprensioni dovute a dialoghi tra sordi, o viceversa di gesti che vengono compresi da lontano, anche solo grazie a sguardi che esprimono tutte le cose non dette (desiderio, affetto, mancanza…).
Tutto questo saliscendi emotivo si intreccia con l’ambientazione storica, con l’impossibilità per due uomini, negli anni ‘30, in Inghilterra, di stare insieme alla luce del sole, di lasciarsi andare al bisogno di sfiorare la pelle dell’altro in qualsiasi momento, di sperimentare tutte queste prime volte e gestire le loro esigenze emotive senza doversi nascondere, senza vergognarsi, senza doversi ritagliare tempi e spazi sicuri, senza dover fingere di non conoscersi, di non amarsi.
Il fatto che si tratti di una relazione impossibile condiziona fortemente i protagonisti nel viverla, ma l’autrice è abile nel mescolare anche le difficoltà e gli scossoni vissuti sul lato più intimo.
E mi amava sempre, con tutti i sentimenti che conosceva, ogni volta in modo diverso, per gioco, noia, passione, dispetto, e quella notte mi amava di rabbia. Si era preso cura di me, mi aveva tolto il freddo, mi aveva visto sorridere, ora si occupava di lui, di ciò che l’aveva lacerato, ferito, confuso, si occupava della sua rabbia, amandomi con quella. (Tratto dal libro)
La trama attraversa diverse fasi (si tratta di una lettura corposa, che il mio lettore ebook preventivava in una ventina di ore).
C’è una lunga parte felice, idilliaca, che Will e Lewis sporcano a causa di gelosia, senso di possesso, impulsività, troppo amore, paura della propria inadeguatezza e insicurezza sulla dedizione dell’altro, piccoli difetti individuali ed errori di difficile comprensione.
Ma è chiaramente un interludio tra un primo momento, “l’avvicinamento”, in cui si mantengono sul filo della malizia (tenerissimo e farcito da squisiti ammiccamenti con cui tendono a sedursi l’un l’altro, condito dalla difficoltà nel riuscire a ritagliarsi momenti per stare insieme di nascosto), e la minaccia del loro futuro, in cui la difficoltà delle aspettative della società in cui vivono (sommate alle aspettative tragiche di quella che il lettore sa essere la storia nel periodo della Guerra Mondiale) stridono tremendamente con la Wonderland in cui cercano disperatamente rifugio.
I piani vengono scombussolati ulteriormente per il fatto che Lewis è un aristocratico ed è tenuto alla rispettabilità. Ulteriori prove da superare e separazioni a cui resistere sono quindi necessarie per mantenere le apparenze.
I capitoli sono tracciati su un’analogia con Alice nel paese delle meraviglie per creare una similitudine con la ricerca di un luogo fantastico in cui Will e Lewis vorrebbero vivere e poter essere liberi, quello in cui potranno stare insieme alla luce del sole. La speranza di poter trovare questo luogo, questo tempo li sostiene nell’illusione e nella continua ricerca, anche se con l’età matura, con la guerra, con le difficoltà crescenti anche di tipo sociale e familiare, risulterà sempre più difficile non soccombere alla realtà rinunciando ai sogni.
Vivevamo l’incoscienza del volerci e crescevamo in questa dipendenza. Prendevamo piacere, amore e libertà come si prende aria prima di tuffarsi in apnea in una vita che, fuori da quella stanza, non avevamo alcuna fretta di vivere. Pensavamo che la passione e la felicità potessero essere messe da parte come provviste per l’inverno e che accumularle sarebbe bastato per, poi, centellinarcele in una vita intera. E, invece, la felicità è come una brezza sottile, puoi respirarla solo attraversandola, ma non riuscirai mai a stringerla davvero. Solo che allora, stretta nei nostri corpi, la felicità pensavamo di poterla tenere con noi per sempre, marchiandocela addosso, come l’amore sulla vita. E ci bastava. (Tratto dal libro)
Ma non è tutta qui la meraviglia esplosiva di questo romanzo.
Incredibilmente, nella seconda parte tutto viene rovesciato come un calzino. Le nostre certezze si manifestano come misteri svelati e in discordanze che finalmente trovano una spiegazione logica. Piccole imprecisioni, dubbi, domande che ci eravamo posti lungo la strada, inaspettatamente ottengono una risposta.
Quando pensavamo di essere in procinto del climax per la risoluzione finale, la storia prende un nuovo slancio acquisendo significati nuovi e intrecciando una trama secondaria rimasta sommersa per tutta la prima parte, che valorizza ulteriormente il contesto storico degli anni di guerra.
Un romanzo quindi che sul finale, anziché affievolirsi e accartocciarsi su una relazione che sta diventando sempre più difficile e lontana dalla “terra delle meraviglie” che i due amanti stanno disperatamente cercando, guadagna ulteriori ostacoli che stringono sempre di più il cappio attorno alle loro gole, e allo stesso tempo speranze che rinvigoriscono l’amore tra loro, ribadendo la fedeltà, la devozione, il sacrificio reciproco.
Era un altro pezzo di intimità che si aggiungeva alle parole, al sesso, alla gelosia, alle verità, ai ricordi, alle fughe. Ci stavamo diluendo l’uno nell’altro, ognuno ancora con il suo colore, ma mai più uguali a prima. (Tratto dal libro)
È un libro corposo che non si lascia leggere in una nottata, eppure distribuito in capitoli corti e affabili, che aiutano a procedere assaporando un pezzetto alla volta senza sentirsi sopraffatti.
La trama è decisamente romantica, tenerissima, passionale nel senso più intimo e viscerale. Un amore che nasce da piccoli gesti, da un intendersi, da piccoli battibecchi maliziosi, e matura via via fino a stordire, a rendere impensabile separarsi di nuovo.
La parte passionale, presente in buona quantità, è piuttosto velata, adatta a chi conosce i fondamenti, ma è sufficientemente romantica da lasciare che la nostra mente vaghi per immaginarsi posizioni o fisicità troppo carnali.
Will non smetteva mai di sorprendermi. Non era lo stesso bacio della prima volta, questo erano parole e punteggiatura, pensieri e sintassi. Dentro c’era la volontà di spiegare, di farsi capire, persino nell’irruenza di dire troppo e tutto insieme. Quando lui riprendeva fiato, io sentivo la vita sfuggirmi. (Tratto dal libro)
L’epoca storica pre-bellica è una via di mezzo che non avevo mai approfondito: a cavallo tra quella di “duchi, conti e matrimoni combinati” e una certa modernità in cui già si trovano sigarette, marijuana, automobili e studenti universitari. Un bel mix nel quale si inserisce la situazione legislativa sull’omosessualità, che a quei tempi (e per molto tempo) sarà un tabù e, in Inghilterra, perfino punita per legge. Non ho detto nulla delle caratterizzazioni, ma è evidente che, con tutto lo spessore emotivo di cui ho già parlato, Will e Lewis siano personaggi che trasudano personalità, carnalità, tormento, passione, illusioni e sogni. Ognuno, anche con i propri difetti, è un mondo ricco di sfaccettature, riconoscibile, adorabile per molti versi e odiabile per altri. Impossibile non farseli entrare sottopelle.
«E allora chiedimelo, chiedimi di restare.»
«Non lo farei mai.»
«Perché?»
«Resta è una pretesa. Torna è una promessa. Di chi rimane. Di esserci, ancora.» (Tratto dal libro)