Recensione: “Confidential affair – American navy raiders serie” di Laura Pellegrini
Titolo: Confidential Affair
Autore: Laura Pellegrini
Editore: Self
Genere: Romanzo Rosa
Data di pubblicazione: 23 Gennaio 2021
Cosa potrebbe legare un’attrice di Hollywood al verde e sull’orlo di una crisi esistenziale a un Navy Seal tutto d’un pezzo abituato alle missioni più pericolose e impossibili?
Lei lo definisce Seal pauroso. Lui la chiama scassa palle personale.
Chi dei due la spunterà sull’altro e chi per primo cadrà nel tranello dell’amore?
Sullo sfondo di San Diego e Los Angeles, passando per i deserti sconfinati dell’Algeria, tra battibecchi, frasi al vetriolo e sprezzante comicità, Sidney Danfrey e Jack Mitchell vi racconteranno la loro pazza, frizzante e irriverente storia d’amore.
Pronti a farvi travolgere?
La sua risata è una roba assurda, esattamente come la sua pelle. Sono quelle cose che ti entrano dentro, che ti spaccano il cuore e il cervello e che ti lasciano mezzo morto nemmeno fossi incappato in una mina antiuomo. Lei è il terrore che ho sempre combattuto per tutta la vita, con la differenza che non posso sbatterla in una cella e buttare la chiave, anche se ogni cosa di lei dovrebbe essere illegale, a partire dal modo in cui mi guarda.
L’autrice sembra quasi giustificarsi per questo libro, quando nella prefazione ci prepara a qualcosa di leggero e poco profondo. Personalmente credo che il dibattito sulla leggerezza del genere romance sia ormai superato, e continuo a giudicare ciò che leggo dalle emozioni che mi provoca, compiacendomi di personaggi ben strutturati e che sanno crescere, trame che filano e mantengono alta la tensione, una sensualità che trasuda da protagonisti vestiti, e lasciandomi cullare quando le capacità stilistiche sanno portarmi lontano, con dialoghi rapidi, metafore non banali, vocaboli evocativi.
Donne… Io che vivo in mezzo agli uomini, sono stato ucciso tre volte solo da donne, io, che di solito me ne vado in giro protetto da un giubbotto antiproiettile. Io, che per non essere ferito, ammazzo. Io, che riesco a stare per giorni appostato solo per stanare un uomo. Io, che ho salvato il culo ad Alfred quando lo avevano catturato i Talebani. Ma con gli uomini le cose sono sempre facili. Sono le donne a rendere tutto complicato, perché loro non si limitano a vivere. Loro la vita la respirano, la rendono cellula, figli, speranze e finisce sempre che quelle speranze, come ossigeno, ti entrano in circolo. E allora sei fottuto. Allora sei morto. Come adesso, che tengo tra le braccia l’unica donna talmente pazza da avermi abbagliato abbastanza da rimbambirmi.
Confidential Affair ha soddisfatto tutte le mie aspettative in ogni senso. Vicende che costringono a condividere lo stesso spazio due mondi completamente diversi, un’attrazione che non viene assecondata troppo facilmente e rimane coerente con le loro caratteristiche, battutine pungenti che rendono tutto più piccante.
Ho percepito in modo nitido lo stridere tra la natura così lontana dei protagonisti. Ho annusato l’odore di polvere, sudore e morte sulla mimetica di Stealth almeno quanto mi hanno abbagliato i lustrini delle infradito di Sidney il primo giorno di addestramento.
Forse un filo più casto di quello che leggo di solito, ma la tensione sessuale è in ogni riga, in ogni incontro, e ci elettrizza in attesa di quello che non può non avvenire.
No, lei è un labirinto di ciglia che sbattono, sorrisi ingenui intervallati da imprecazioni, lacrime di disperazione e insulti. È un turbine, Sidney Danfrey. Un’imboscata al mio carattere spigoloso e menefreghista, e alle mie palle. Eppure, non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Aveva ragione quel coglione di Gunman. Né i Jihadisti né i Talebani sono riusciti a stanarmi come ha fatto lei in così poco tempo.
Non so esattamente cosa intenda la Pellegrini per “romanzo profondo”, ma io ho trovato protagonisti dalla personalità unica, sfaccettata, resi tridimensionali da una introspezione acuta che non permette di scivolare sui cliché.
E lei non merita questo. Non merita me, che di cazzate, nella vita, ne ho fatte fin troppe. Merita qualcuno che la ami, che la sommerga di attenzioni, di parole belle, di baci. Merita qualcuno che sappia adorarla, non uno che si sente a suo agio con venti maschi chiusi in una stanza, tra le deflagrazioni delle bombe e il puzzo del sangue rancido. Non merita uno che ha preso a calci in culo Bin Landen ma che se la fa sotto a guardarla negli occhi troppo a lungo.
Stealth, il Seal tutto d’un pezzo, di poche parole e che non ammette debolezze, difende dentro di sé una vulnerabilità e delle insicurezze mastodontiche che gli impediscono di farsi avvicinare da qualcuno, di sentirsi all’altezza della donna che ama.
Sidney è un’attrice che ha bisogno di rilanciarsi, non riesce a riprendersi dopo un tradimento amoroso, e si presenta ai lettori come una ragazzina viziata e indolente, capricciosa e incapace di reagire. Eppure molti sono i momenti in cui mostra determinazione, orgoglio e capacità di tenere testa a chi tenta di imporle qualcosa. Le vicissitudini del romanzo le serviranno a rendersi conto di tutte queste sue caratteristiche e a fonderle insieme in una nuova donna sicura di sé e che sa quello che vuole.
Non so come faccia a essere così perfetto nella sua più totale imperfezione, ma la cosa strana, al di là dei nostri battibecchi a volte sfiancanti, è che sento come di incastrarmi a lui in qualche modo. Lui così spigoloso e duro e io così altrettanto acuminata e rigida, eppure i nostri angoli acuti si incastrano alla perfezione come fratelli siamesi. Merda. Sono così tanto fottuta da arrivare a fare anche queste metafore? Ho bisogno di un Martini, ora.
Perché sì, uno degli aspetti che ho amato è che nonostante Stealth sia un macho pieno di testosterone, in questo romanzo la donna si salva da sola, e lo fa senza togliere pregio, narrativamente parlando, al suo uomo.
«Sid…» si limita a dire, ma a me non basta. A me non basta più solo guardarlo, adorarlo, desiderarlo. Non mi basta più vestirmi della sua acredine che sfuma in attrazione carnale, per spogliarmi ogni sera della mia delusione. Io lo voglio tutto intero, corpo, carattere di merda, paure, rimorsi. Lo voglio così com’è perché, diavolo, mi sono innamorata di lui mentre prendeva a calci la mia autostima, come potrei non amarlo adesso?
Ben lucidati sono anche i personaggi secondari, dai quali ci aspettiamo (e l’epilogo ci dà un bell’assaggio) un sequel interessante che non vedo l’ora di leggere.
Me la sento addosso di notte. Me la sento dentro di giorno. Lei è come il sole del deserto, ti ustiona anche i pensieri quando è alto nel cielo, ma poi di notte, quanto scompare oltre l’orizzonte, preghi che quel calore torni a scaldarti le ossa che sembrano frantumarsi dal freddo. E ora è andata via, portandosi appresso tutto, anche le stelle, i sorrisi.