Recensione: “Il desiderio realizzato” di Julia Williams
Quel giorno, poco prima di Natale, Livvy ha perso la vita in un parcheggio nel quartiere di Londra in cui viveva. Si è trattato di un incidente fatale, ma lei non era assolutamente pronta per morire. Per questo da mesi “galleggia” in un limbo e non riesce ad andare né avanti né indietro. Guarda suo marito, che quella tragica mattina aveva lasciato dopo un terribile litigio, vivere con un’altra donna e per questo è arrabbiatissima. Osserva preoccupata il suo amato figlio, Joe, che sembra del tutto perso senza di lei. Il suo cuore la trattiene, vorrebbe sistemare tutte le cose che sono rimaste in sospeso, aggiustare i troppi errori che ha fatto e i troppi silenzi che ha accettato.
Ora un nuovo Natale sta arrivando e a Livvy viene data un’ultima, magica possibilità: trovare finalmente la serenità rimettendo tutto a posto e dando alla sua famiglia la possibilità di vivere finalmente un giorno perfetto.
Anni e anni passati sul filo del rasoio a casa mi hanno tolto la capacità di comunicare anche con i buoni amici. Tra l’altro, come si può ammettere apertamente che il tuo matrimonio non funziona più? Che ogni sera hai paura di tornare a casa perché non sai che cosa troverai? Che vedi tua moglie accorciare la sua vita bicchiere dopo bicchiere e non puoi fare niente per fermarla? Che dormite in letti separati e ormai parlate a stento? Tengo per me i miei problemi da così tanto tempo che non avrei neanche saputo da dove cominciare. E poi, c’è sempre la speranza che la situazione migliori, e che si torni alla serenità di un tempo.
“Cantico di Natale” di Charles Dickens è stato più volte preso come modello per film e libri e anche “Il desiderio realizzato” di Julia Williams ne ricalca in parte la trama.
Livvy è un fantasma. Un anno fa, pochi giorni prima di Natale, è stata investita in un parcheggio, ed è morta. Ora improvvisamente si ritrova nell’esatto posto della sua morte, incorporea, ma decisamente furibonda. Con lei un gatto, o per meglio dire, il suo spirito guida di nome Malachia, il quale deve fare in modo che Livvy sistemi ciò che ha lasciato incompiuto per poter proseguire il suo viaggio nell’aldilà.
E Livvy di cose da sistemare ne ha parecchie. È morta in collera con il marito che, come aveva appena scoperto, la tradiva da qualche tempo con Emily, una giovane donna incontrata in piscina, e deve accertarsi che suo figlio Joe, affetto dalla sindrome di Asperger, una patologia che rende difficile interagire con gli altri anche se non comporta una menomazione a livello mentale, sia accudito e riceva aiuto nel modo giusto. Dopo essere riuscita a tornare nella sua casa si rende conto che Adam, suo marito, dopo averla sinceramente pianta per qualche tempo, ora sta pensando di portare Emily, che nel frattempo ha legato con Joe, a vivere con loro. Livvy si scopre incapace di accettarlo, lei rivuole la sua famiglia ed è disposta ad usare i poteri che scopre di avere come fantasma per infestare la vita di Emily e farla allontanare dalle persone che considera ancora sue. Ma tornare dalla morte è impossibile, specie se in vita il tuo comportamento è stato talmente brutto da essere tu a doverti scusare con le persone che ti hanno amato.
Quando incontriamo Livvy non possiamo che parteggiare per lei, ed essere indignati per la sua morte così assurda; ma appena cominciamo ad assistere a episodi del suo passato che Malachia le fa rivivere, ci accorgiamo che non è lei la parte lesa di questa storia. Adam è stato paziente con lei, ha sopportato per lunghi anni una situazione orribile per amore di suo figlio, e perché nonostante tutto ancora voleva bene a sua moglie, che ha veramente pianto dopo la morte. Ma al momento dell’incidente, era deciso a chiedere il divorzio per poter avere una vita più serena. Per Livvy scoprire attravers0 le visioni di Malachia il passato è doloroso; assiste al suo cambiamento avvenuto dopo la nascita di Joe e della presa di coscienza della sua malattia. Il suo desiderio di lasciare il lavoro per poter assistere il figlio, e poi la discesa nella tristezza e nel rancore, e infine nell’alcolismo. Ma nonostante tutto è ancora decisa a riprendersi la sua vita, convinta che questa volta non permetterebbe alle cose di andare male, finché dopo essere riuscita nell’impossibile ed essere tornata corporea, non si rende infine conto del suo grande egoismo e decide di porvi rimedio.
È una storia magica che, uscita in un altro periodo dell’anno, avrebbe avuto un voto ben diverso; ma ora, letta sul divano davanti all’albero pieno di luci, ha il sapore di quei vecchi film di Natale, dove nell’atmosfera magica natalizia tutto può accadere. Dove un gatto magico è in grado di farti vedere i Natali passati e quelli futuri, dove fantasmi possono riconciliarsi con i loro cari e dirgli addio. La storia, va da sé, è forse ben poco credibile, ma si legge con piacere. I personaggi sono davvero ben descritti, con tutti i loro difetti e le loro debolezze, e la scrittura dell’autrice è dolce e malinconica; una lettura che ho trovato piacevole e adattissima all’atmosfera del Natale che io ho sempre adorato.
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