Recensione “Il diavolo ha gli occhi azzurri” di Lisa Kleypas (serie Travis #2)
Hardy Cates è un uomo affascinante e ambizioso, un milionario nato in una famiglia povera, che ha costruito la propria fortuna da solo. Ed è determinato a portare avanti una sua vendetta privata contro i più ricchi petrolieri di Houston, i Travis. Haven è la figlia ribelle dei Travis, tornata a casa dopo due anni di matrimonio fallimentare con un uomo che non è mai piaciuto ai suoi, e ben decisa a non dare più retta al proprio cuore. Ma quando il suo sguardo incrocia quello di Hardy, la giovane donna si renderà conto che non si può resistere alla tentazione di un diavolo dagli occhi azzurri. Entrambi finiranno preda di un sentimento che nessuno dei due può – o vuole – contrastare. Soprattutto quando una minaccia terribile emergerà dal passato della ragazza, e solo Hardy potrà salvarla.
Questo romanzo si è rivelato molto diverso da quello che mi sarei aspettata.
Le prime pagine fanno intendere la messa in scena dell’ennesimo, classico, triangolo amoroso – la ragazza insicura e inesperta contesa fra l’uomo perbene e il macho che non deve chiedere mai – ma con lo scorrere delle pagine si intravede qualcosa di molto diverso, e inaspettatamente i ruoli dei personaggi maschili si ribaltano e si mischiano.
E così, al tema centrale della storia, cioè l’amore incandescente e ostacolato fra Haven e Hardy, si unisce un altro tema altrettanto importante e purtroppo decisamente attuale: la violenza domestica.
Sono precipitata insieme ad Haven dentro un matrimonio fallimentare con un uomo che più terribile e spaventoso non si può, mi sono sorpresa con lei del suo cambiamento lento e inesorabile, e ho sentito sulla mia pelle la sua disperazione e il suo dolore.
Con questo però, finisce la mia empatia per la protagonista della storia.
Haven mi è sembrata troppo ingessata, lamentosa, indecisa e decisamente poco divertente.
Nonostante gli avvenimenti dolorosi che l’hanno segnata, avrei apprezzato un po’ di verve in più. Manca di ironia e leggerezza, come il romanzo manca in molti passaggi di originalità e freschezza.
Le descrizioni sono spesso lunghe e particolareggiate, i dialoghi poco frizzanti (non ne ricordo uno che mi abbia colpito o fatta anche solo sorridere), gli episodi principali sembrano seguire uno schema rigido e prevedibile, e il finale è decisamente poco memorabile.
Insomma, posso accettare che nella vita privata di Haven sia entrato un maniaco narcisista che smania per sottometterla, ma ho difficoltà a credere che gliene possa capitare un altro anche nella vita lavorativa. O che oltre a tutte le sfortune che le sono già capitate, a un certo punto finisca per entrare nell’unico ascensore in grado di guastarsi e riempirsi d’acqua solo per giustificare il pronto intervento del suo principe dall’armatura lucente.
In tutto questo però, Hardy è una calamita per gli occhi e ogni volta mi sono staccata dalle pagine con molta difficoltà.
Se non fosse stato per il suo temperamento da Mr. Darcy dei giorni nostri, per la sensualità delle scene che lo vedono protagonista e per la sua passionalità faticosamente trattenuta dagli abiti di impeccabile sartoria, non so se avrei trovato questa lettura tanto piacevole.
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