Recensione: Dieci – Una storia d’amore da manuale di Tia Fielding
Serie: Love by numbers vol.1
Serie: Love by numbers vol.1 Autrice: Tia Fielding Genere: Contemporary romance MM Editore: Quixote Edizioni Data di pubblicazione: 2 settembre 2023
La serie Love by numbers è composta da:
- Dieci – Una storia d’amore da manuale vol.1
Riusciranno due uomini a pezzi a costruirsi una vita?
Dieci anni.
È il tempo che Makai ha perso per un crimine che non ha commesso. È stato scagionato, ma gli abusi che ha subìto in prigione non sono così semplici da lasciarsi indietro. Si dirige nell’unico posto in cui si ricorda di essere stato felice: Acker, nel Winsconsin, dove passava le estati con il nonno. Sfortunatamente, non tutti lo vogliono lì.
Dieci giorni.
Ecco quanto a lungo Emil, che ora ha ventun anni, è stato tenuto prigioniero da adolescente. Le ferite fisiche e mentali che ha riportato a causa della banda di trafficanti di droga ancora si fanno sentire.
Incubi, ansia e DSPT sfidano la connessione che si sta formando tra lui e Makai, ma insieme potrebbero trovare un modo per andare oltre le loro miserie e avanti, in una relazione che entrambi non ritenevano possibile.
Ora devono solo convincere il padre di Emil, lo sceriffo della città. Non sarà facile con il pericolo più vicino di quanto possano immaginare…
I protagonisti sono due ragazzi fragili come ghiaccio sottile. Makai ha perso dieci anni della sua giovinezza in prigione perché accusato ingiustamente. Ora, oltre a sentirsi defraudato di un periodo di tempo lunghissimo tutto da recuperare, e arrabbiato per l’ingiustizia subita, deve ricostruirsi una vita da capo sopportando i pregiudizi di gente che vede in lui solo un ex detenuto.
Emil, invece, ha subito un trauma terribile (lo scopriremo solo alla fine) che gli ha lasciato alcuni problemi fisici permanenti e un disturbo da stress post traumatico. Fatica a sopportare di essere avvicinato o sfiorato e ha paura di tutto e di tutti.
Sono due anime che si muovono camminando sulle uova e che si riconoscono nelle paure, nelle vibrazioni, nel loro essere spaventate e bisognose, imparando a muoversi rispettando i trigger dell’altro.
Emil gli fece un piccolo sorriso. Poi vacillò e distolse di nuovo lo sguardo, ma allo stesso tempo strinse più forte le sue dita. «Che succede, Emil?» chiese dolcemente, sperando di non spaventarlo. «Io… non tengo la mano di nessuno da mesi. Quella di un estraneo… da anni. Più di cinque anni.»
Esplorata molto bene la sfera di emozioni di chi rientra nella società dopo un’esperienza carceraria. Non solo nel desiderio di recuperare la normalità e riappropriarsi delle cose perse (musica, film, moda…), ma nella fatica di vivere senza routine scandita al secondo, di riappropriarsi degli spazi, di oggetti personali, della solitudine, della libertà.
Anche Makai deve superare un disturbo da stress post traumatico: il carcere ha lasciato cicatrici di esperienze violente, brutali e abusanti. Inoltre, l’essere stato incastrato dalla persona che amava lo ha reso cauto e disilluso.
Notiamo pagina dopo pagina questo percorso di conquiste un passo alla volta verso la normalità: trovare qualcosa da fare, comprare oggetti che prima non poteva avere, rimettersi al passo con la tecnologia, ecc.
Emil trasalì, e anche Makai. «Senti, mi dispiace molto,» disse. «Avrei dovuto pensarci…» «Cosa? Che potrei scattare da un momento all’altro?» Aveva un’aria arrabbiata, ma la rabbia non sembrava diretta verso di lui. Quello la rendeva in qualche modo peggiore. Quando fece per parlare, Emil agitò una mano in maniera irrequieta. «No, non intendevo dire questo. Ormai lo so bene. È solo una reazione impulsiva.» «O-kay…» «So che non posso controllarlo e so che non posso aspettarmi che qualcuno si ricordi di badare sempre alla mia sensibile maledetta reattività, ma è frustrante come l’inferno non prevederlo mai.»
Tra i personaggi secondari è presente un/a bambino/a queer in età prescolare (a giorni alterni si veste da maschio o da femmina), che la mamma istruisce in casa perché non venga bullizzato/a o costretto/a scegliere una precisa identità di genere. Gli altri personaggi le/gli si rivolgono utilizzando lo schwa. È un tema che mi ha fatto riflettere, in particolare per la giovane età. Non sono certa di avere un’idea precisa in merito, ma mi ha fatto piacere poter entrare in contatto con questa sfera emozionale.
Una volta, prima di incontrare Makai, aveva pensato che non gli sarebbe mai più successo. Poi aveva pensato che sarebbe impazzito e avrebbe avuto un attacco di panico se avesse di nuovo provato a baciare qualcuno, persino Makai stesso. Ora che il momento era arrivato, si ritrovò a stringergli le dita e a inclinare la testa, gemendo contro le labbra dell’uomo finché non ottenne ciò che voleva e questi aprì la bocca.
Lascio per ultima un’annotazione sullo stile. La narrazione è minuziosa e lenta, si attarda nelle descrizioni delle routine dei ragazzi e in momenti senza particolare significato, dando risalto specialmente a una famiglia di gatti che vengono adottati da Makai.
Questo, se da un lato ci fa immergere molto nell’ambientazione e ci fa percepire il calore della convivenza che instaurano fra loro, dall’altro rallenta parecchio il ritmo di lettura. L’assenza di momenti epici non è una tragedia, perché i gesti quotidiani e abitudinari trasmettono un senso di vicinanza, ci fa sentire a casa con loro e ci fa percepire il rafforzarsi di un legame che matura giorno dopo giorno. Una relazione che non si sviluppa tramite colpi di scena ma con il rafforzarsi di una connessione, affrontando insieme le piccole cose, andando a rappresentare un porto sicuro e confortante, nella certezza di poter contare su qualcun altro al proprio fianco.
Lo scotto è una trama in cui non accade tantissimo e in cui gli sviluppi sono molto lenti e poco accattivanti.