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Recensione: Dimenticare il cielo di Veronica Reburn

Titolo: Dimenticare il cielo

Autore: Veronica Reburn

Editore: Quixote Edizioni

Genere: fantasy/romance mm

Data di pubblicazione: 25 luglio 2023

Età di lettura consigliata: +18

Il ritrovamento di una statua in fondo all’oceano e un cofanetto, al cui interno è celato un rotolo scritto in una lingua sconosciuta; è questo a portare sull’isola di Sal due uomini che mai avrebbero creduto di rivedersi.
Lariom Lindström, professore di lettere antiche, e Amayas Ihaggaren, esperto geologo, si ritrovano costretti a una difficile convivenza, dopo una storia finita male, ma non vogliono rinunciare a quella potrebbe essere la scoperta del secolo. Il rotolo che è stato ritrovato, infatti, è il resoconto di uno schiavo greco di nome Dionysius, che narra di essere stato rapito e portato su un’isola: Atlantide.
Attraverso il racconto di come la vita di Dionysius si sia legata con Atlas, il Re di Atlantide, le ferite dei due ricercatori ritorneranno a sanguinare, portandoli quasi ad abbandonare tutto.
Ma le ferite possono essere sanate, se l’amore e il fuoco della passione dimorano ancora sotto le braci?

Dimenticare il cielo sembra una storia uscita dallo scrigno incantato di Mille e una notte per la sensuale magia di cui è pervasa l’intera narrazione, per le creature fantastiche, a volte amorevoli altre crudeli che vivono nelle sue pagine, per l’amore che nasce come dominio e supremazia ma poi sfocia nel più puro, potente e viscerale dei sentimenti. 

Veronica Reburn ha intessuto due storie d’amore separate da secoli, tra mito e realtà, amore e odio. È la leggenda intramontabile, affascinante e misteriosa di Atlantide che prende vita un questo romanzo: travolge le vite di Lariom e Amayas facendoli rincontrare anni dopo una separazione tutt’altro che amichevole. Si sono solamente baciati tanto tempo prima, ma quel bacio è stato sufficiente per farli bruciare di desiderio, per sentire la furia della gelosia scuotere i loro cuori tormentandoli per essere di nuovo vicini ma non potersi nemmeno sfiorare. 

La vicenda prende il via dal ritrovamento di una statua e di un cofanetto contenente un documento scritto in un idioma antico. Lariom è stato contattato per decifrare quelle lettere sconosciute mentre Amayas per restaurare e ridare luce e bellezza alla statua. La tensione tra i due è palpabile, scintille di rabbia e desiderio fluttuano nell’aria intorno a loro rendendo il lavoro ancora più complicato.  

Ma a un certo punto le prime parole iniziano ad assumere un significato e la storia vergata sulla pergamena scorre davanti ai loro increduli occhi. Si narra della vita di Dionysus, nato a Corinto ma rapito e portato come schiavo ad Atlantide all’età di diciotto anni. Atlas, re di quelle terre, assiste all’irruenta ribellione del ragazzo mentre viene messo all’asta. Intrigato dal fuoco che scorge in lui, dalle sue iridi azzurre come il mare, dalla pelle d’alabastro e da quei capelli rossi come il fuoco del tramonto, lo compra. Un rapporto che nasce con questi presupposti è tutt’altro che alla pari e Dionysus non fa nulla per nascondere la voglia di fuggire, la sete di libertà. Il loro legame fatto di dominio e possesso assoluto da una parte, ribellione e insofferenza dall’altra, si trasforma pian piano in amore, senso di protezione e di desiderio di mettere l’altro sopra ogni cosa. Un rapporto tossico che evolve nel più puro e travolgente dei sentimenti, in un gioco di seduzione e corteggiamento, di sguardi che bruciano la pelle e di una brama assoluta.

“… quel ragazzo era diventato importante per lui. Non avrebbe saputo definire quello che provava, ma era sicuro di non volerlo perdere.”

Nel presente, il rapporto tra Lariom e Amayas è romantico, tormentato, il loro riavvicinamento è graduale, ponderato a causa delle ferite ancora sanguinanti dei rispettivi cuori ma ho amato le loro interazioni fatte di sarcasmo, gelosia e desiderio celato ma palpabile.  

“Per un lungo istante, incatenò il suo sguardo a quello di Amayas, che avvicinò le sue labbra alle sue sfiorandole. Lariom non poteva crederci, così rimase immobile nel timore di rompere l’incanto. Amayas non solo non si interruppe, ma approfondì il bacio e gli infilò una mano nel costume.”

Due storie d’amore che si intrecciano con il filo d’oro dell’incanto, ricamano emozioni e sensualità sulle pagine e un mito che rivive con la magia che contraddistingue una leggenda senza tempo, rendono il romanzo una vera perla. 

Troviamo personaggi ambigui che tramano nell’ombra, pericoli nascosti e atmosfere suggestive e un finale inaspettato e sorprendente. Una scrittura semplice, ma molto coinvolgente, capace di rendere la connessione tra i due piani temporali palpabile, emozionante e intensissima. Trascinante, romantico ed estremamente sensuale: ho amato il modo in cui l’autrice ha fatto rivivere il mistero di Atlantide e il mix fantasy e storia d’amore sono un connubio perfetto.

“Se tu ridi, amore mio, io dimentico il cielo.”

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