Recensione: “Dirty: a sad love story” di Hellen Worth
Care Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Dirty: a sad love story” di Hellen Worth
Valentina è una donna simile a tante altre: un’esistenza qualunque dedicata al lavoro, alla famiglia, ai figli. Niente sembra poter distruggere questo equilibrio. Tutto cambia nel momento in cui incontra Christian, un ragazzo molto più giovane di lei. Vittima e carnefice al tempo stesso, si ritroverà a essere protagonista inconsapevole del mutamento di Valentina. Un viaggio crudo ed esplicito nell’età della maturità della donna, alla scoperta del proprio io attraverso l’esplorazione dei desideri più nascosti che ottenebrano i sensi.
Questo racconto mi ha lasciato qualcosa di molto più personale rispetto a quanto non abbiano fatto la cover, il titolo, e perfino la sinossi. È una storia che ci parla di una donna, madre e moglie, in una delle fasi più faticose della sua vita, in cui il matrimonio si è raffreddato, il marito preso da troppo lavoro e forse anche da altro, e si ritrova a vivere una vita vuota, senza stimoli. Per quanto non sia la fase della vita in cui mi ritrovo, mi sono identificata perfettamente nel personaggio.
La morbidezza della sua pelle rasata e il suo familiare profumo mi colpiscono come un dardo infuocato. Formicolii partono dal punto dove avviene il nostro contatto e raggiungono rapidamente una parte segreta dentro di me; una parte letargica, che in questo preciso istante decide di manifestarsi. Scopro con stupore quanto mi fosse mancata.
La storia, in prima persona con diversi punti di vista, mi ha toccata emozionalmente moltissimo. Mi ha fatto provare quelle sensazioni che da decenni una quarantenne accasata non prova. La paura di rompere la routine, l’eccitazione ritrovata, il bisogno di essere amati, il brivido di osare cose nuove, e poi l’abbandono, il distacco, il bisogno di sesso mescolato a repulsione e a senso di colpa. E il senso di confusione, quando la realtà si mescola alla fantasia, quando i sogni sbattono contro al muro della vita vera.
«Dunque…», mi fa eco lui, con un sorriso sornione che ha l’effetto di destabilizzarmi ancor di più, al punto che non mi ricordo più nemmeno perché mi trovi qui.
In un bar.
Da sola.
Con lui.
Oh, Cristo Santo! Ho quasi quarant’anni, certe cose dovrei lasciarle fare alle ragazzine.
E sì, ci sono anche molte scene erotiche, leggeremo molto buon sesso, ma è il come sono state toccate le corde psicologiche che ho trovato fantastico.
E ho amato persino il finale, che non era facile da districare, non era facile affrontare, con l’equilibrio di una donna matura e il rigore dell’onestà emotiva.
Applausi, è una storia che mi ha lasciato molto e mi ha conquistata davvero.
Giovanni dice che solo le puttane non riescono a tenere la bocca chiusa mentre fanno sesso.
Allora sono una puttana. Una puttana felice.