Recensione: Double love game di Alba Filomena Bove
Autore: Alba Filomena Bove
Genere: Romanzo Contemporaneo
Editore: Pubme
Data di pubblicazione: 18 Maggio 2024
Un noto studio legale. Due fratelli in competizione. Un’attrazione fatale.
Quando a Cristiano Baroni, rampollo di una delle famiglie più facoltose di Venezia e socio a metà di un prestigioso studio legale, viene imposto di mettere la testa a posto, scegliendo una compagna che sia degna del suo cognome, la tentazione di rivoltarsi contro la sua intera famiglia diventa irresistibile. Talmente tanto da indurlo a baciare una perfetta estranea per metterli a tacere una volta per tutte.
Peccato che poi quello si riveli essere non solo un semplice bacio, ma anche l’inizio di un’esasperante attrazione, con cui dovrà fare i conti tutti i giorni e che lo vedrà protagonista dell’ennesima competizione con suo fratello.
Ma Licia Solari non sarà solo questo. Poco a poco, quello che attirerà Cristiano verso di lei creperà pericolosamente le fondamenta di cui è sempre stata fatta la sua vita e, quando tutte le maschere che si è costruito rischieranno di andare in frantumi e un’ombra inquietante comincerà a tormentare di nuovo Licia, la battaglia della donna per cui ha perso la testa diventerà, inevitabilmente, anche la sua.
In un gioco spietato fatto di realtà e finzione, legami di sangue e notti infuocate, Venezia sarà palcoscenico di dolorose verità e brucianti passioni… perché quando il confine tra quello che si è e quello che scegliamo di far vedere agli altri diventa labile, il rischio di perdere tutto diventa maledettamente reale.
“Come posso anche solo pensare di poter vivere qualcosa che vada oltre il sesso? I miei genitori mi hanno cresciuto in un ambiente tanto controllato da non lasciare spazio ai sentimenti e agli slanci d’affetto. Tutto ciò mi è mancato, e mi ha plasmato come in una fucina dove il vetro prende forma tra mani esperte, per poi essere posto al sicuro, tra altri cristalli, per paura che possa frantumarsi.
“E io ho continuato a proteggere il mio cuore per paura che si sbricioli tra le mie mani.”
Fenici, questo romanzo è un carico di dolore e malinconia, con due protagonisti che hanno avuto vissuti diametralmente opposti ma le cui anime si sono scelte dal primo sguardo, forse avendo capito di potersi curare a vicenda.
La narrazione è ambientata a Venezia, città lagunare, pittoresca, ricca di storia e famosa per le sue maschere, proprio come le diverse indossate dal nostro protagonista.
Cristiano ha vissuto un’infanzia più arida di quanto lo possa essere un deserto, dove qualche rara oasi ogni tanto pure appare. Utilizzato come una marionetta dai suoi genitori, di potente famiglia veneziana, questi ultimi hanno sempre gestito per lui ogni attimo della sua vita, facendolo sentire ogni giorno sempre più vuoto e non in grado di capire cosa gli piacesse veramente. Ma, arrivato all’età adulta, di buono ha appreso almeno come sviare da situazioni spinose e inutili.
E in una di queste appunto, all’ennesimo volere dei suoi da dover sfuggire con una genialata, coinvolge una perfetta estranea: Licia.
Licia sta combattendo con un evento del passato che non ha ancora superato e che si riaffaccia prepotentemente nella sua vita, catapultandola in uno stadio di angoscia e terrore. Quando si ritrova invischiata nel gioco di Cristiano, da una parte è infuriata e lo odia, ma dall’altra, conoscendolo pian piano meglio, se ne innamora e finisce per sentirsi da lui protetta, seppure non disposta ad aprire il suo cuore, ancora molto fragile.
Il lieto fine faticherà molto ad arrivare e non sarà per nulla scontato. Io stessa stavo per alterarmi, pensando all’amaro in bocca che mi avrebbe lasciato la vicenda, avendo supposto che stesse finendo in modo diverso.
É un romanzo con i POV alternati, con scrittura molto curata, senza per questo risultare pesante. Anzi, lo leggerete tutto d’un fiato in un pomeriggio. La malinconia di cui è avvolto mi ha però spiazzata: non me l’aspettavo. Ma se all’inizio stavo per chiudere il libro, addentrandomi nella lettura posso dire, in fin dei conti, che non mi è dispiaciuta per niente.
Cristiano, in particolare, mi ha fatto una tenerezza assurda per il vissuto e per il carattere forte e incontrastabile, capace com’è stato di donarsi con tutto il cuore a Licia, che però lo ha fatto penare non poco. Unica pecca: a mio parere, ci sono due errori di distrazione che balzano agli occhi, vista la cura riservata al lessico e all’atmosfera dell’intero romanzo. Non li citerò, nella convinzione che si possano perdonare. Voi che dite?