Recensione: È ricca, la sposo e l’ammazzo di Jack Ritchie
Titolo: È ricca, la sposo e l’ammazzo
Autore: Jack Ritchie
Editore: Marcos y Marcos
Genere: Racconti gialli
Target: +16
Data di pubblicazione: 3 novembre 2022
Jack Ritchie, probabilmente il più geniale scrittore di racconti noir, sa bene come attirarci nella sua trappola. Quando la fa scattare, è sempre troppo tardi: ci siamo ormai lasciati sedurre, incantare, abbindolare, e l’elemento imprevedibile, nascosto nella storia con l’abilità di un prestigiatore, ci prende inevitabilmente alla sprovvista. E non ci basta mai, non vediamo l’ora di ricascarci. La precisione delle sue parole di velluto, capaci in poche frasi di creare un mondo, personaggi che ci sembra di conoscere da sempre, un congegno implacabile, induce una meravigliosa dipendenza. Niente paura: questa raccolta contiene alcuni dei suoi racconti più famosi e amati, ma anche nel Grande giorno ce ne sono di stupefacenti.
Ho sempre avuto un rapporto di amore/odio con i racconti. Non mi entusiasmano facilmente, ma quando ho letto il primo di Jack Ritchie, Dedicato a tutti i villani, ne sono rimasta letteralmente folgorata. Finalmente delle storie che mettono in mostra il lato negativo dell’essere umano: l’egoismo, l’egocentrismo, la sete di ricchezza e la pochezza del suo animo.
È ricca, la sposo e l’ammazzo è un concentrato di cattiveria pura, raccontata con un umorismo pungente e arguta intelligenza dove, quasi quasi, vi è simpatia per questi protagonisti ciarlatani, meschini e imbroglioni.
Abbiamo i due detenuti del racconto Piano 19 che, dopo anni di detenzione, nel momento in cui hanno la possibilità di evadere, decidono che, in fondo, la loro vita dietro le sbarre non è poi così male. È ancora il killer a pagamento di La macchina del crimine che si lascia abbindolare da un sedicente inventore sull’esistenza di una macchina del tempo che gli permetterebbe di viaggiare in luoghi e date che desidera, cambiando la sua vita ma, soprattutto, il suo conto in banca. Purtroppo non otterrà proprio nulla, rimanendo con un pugno di mosche.
Undici racconti uno più bello dell’altro, anche se gli ultimi due, a mio parere, perdono un po’ di mordente. Una scrittura accattivante che mette in risalto la genialità dell’autore, la sua capacità di farvi credere ogni cosa, anche la più impensabile.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta è quello che più mi ha fatto fare una risata per l’epilogo inaspettato. Perché non si sa mai in cosa, in chi o dove possiamo trovare il nostro posto.
Assolutamente consigliato!