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Recensione: Eva e la sedia vuota di Donato Carrisi

 

Titolo: Eva e la sedia vuota

Autore: Donato Carrisi

Editore: Longanesi

Genere: favola dark

Target:+13

Data di pubblicazione: 29 novembre 2022

«LA PRIMA FAVOLA DARK DEL MAESTRO ITALIANO DEL THRILLER»

«Eva è la protagonista della Casa delle luci. È una bambina che vive tutta sola in una grande casa antica e parla con una sedia vuota. Eppure Eva sostiene che questa sedia vuota le risponda con la voce di un bambino…»
Donato Carrisi

«Un racconto per bambini, il primo di questo genere dell’autore, legato alla Casa delle luci, ma autonomo e che può essere letto anche dagli adulti.»
La Lettura, Corriere della Sera – Severino Colombo

Nella grande casa spenta in cima alla collina viveva tutta sola una bambina…

 

 

Quando la penna ineguagliabile di un grande autore come Donato Carrisi incontra i tratti di matita di un illustratore incredibilmente talentuoso come Paolo D’Altan, quello che ne viene fuori è questa meravigliosa favola dark. Le pagine scorrono lievi e incisive con le parole di Carrisi e i disegni dai contorni perfetti ed espressivi di D’Altan. Seguiamo Eva, una bambina che vaga per la sua antica dimora, sola, talmente sola da parlare con gli oggetti, in cerca di un amico o un’amica con cui comunicare. Quale è la sua meraviglia quando, tra i tanti oggetti a cui si è rivolta, uno le risponde! Una sedia che afferma di essere un bambino.

 

“Dopo tanti giorni di malinconia era bello avere un po’ di compagnia”

 

Poche pagine in cui è racchiuso un universo magico, un sogno quasi capace di regalare il brivido dell’aspettativa e dell’attesa, con parole semplici ma efficaci e disegni di grande impatto e praticamente perfetti in ogni dettaglio, incisivi e intensi. Per chi ha amato il capolavoro di Carrisi La casa delle luci e vuole tornare a immergersi nelle sue suggestive atmosfere, riuscendo anche a vedere Eva, la protagonista di questo romanzo, con un volto che non è solo quello che vive nella nostra fantasia ma è reale, vero, grazie al ritratto che ci regala D’Altan.

 

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