Recensione Film – L’Esorcista del Papa
Una delle cose che amiamo fare io e mia mamma, quando siamo insieme e abbiamo davanti una televisione e una serata libera, è quella di andare a caccia di qualsiasi film horror si possa trovare, di cagarci addosso e di dormire con la lampada accesa poi per le successive settimane.
Coraggiose sì, impreparate e sceme mai.
Regola numero 1: Guardati sempre alle spalle.
E così, quando ho saputo che uno dei miei attori preferiti, Russell Crowe, era il protagonista del nuovo film horror targato Julius Avery, e che avrebbe vestito i panni del più famoso esorcista italiano di sempre, Gabriele Amorth, ho prenotato subito i biglietti in prima fila.
Dopo un’introduzione bizzarra che ci rivela uno dei punti chiave del film, cioè la contrapposizione tra quella che è una fase di psicosi e una di possessione, il protagonista dovrà, durante queste situazioni, capire a quale delle due cause si trova di fronte.
Inizialmente siamo fra le mura del Vaticano, nella nostra bellissima Roma.
Una delle cose che più mi ha colpito è la vena ironica di Gabriele, nonostante il ruolo che ricopre all’interno della Chiesa, è sempre pronto alla battuta e a sdrammatizzare anche in situazioni dove ridere è l’ultima cosa che ti salta in mente di fare.
Il film è ambientato prevalentemente all’interno dell’Abbazia di San Sebastiano, situata in mezzo al bosco in Spagna, più precisamente a Castiglia, mura sacre tramandate in eredità al marito defunto della famiglia, composta da mamma, figlia e bambino, un tipico piccino e secco che ho capito da subito sarebbe stato il prescelto dell’entità maligna.
Dopo un episodio che ha liberato il demone, il bambino subisce la possessione e da lì iniziano i guai.
Sarò sincera, non è l’horror del secolo, non ha smosso in me quella paura talmente forte da dovermi accucciare sulla poltroncina del cinema, ma devo dire che la trama, avendo fatti realmente accaduti nel mezzo, è ben costruita ed è piena di piccole rivelazioni, anche negative, che negli anni il Vaticano ha tenuto segrete.
Ho riso.
Si avete letto bene, durante la prima scena in cui il prete interagisce con l’entità maligna ho ridacchiato nel momento in cui all’affermazione “So qual è una delle tue paure più grandi”, Gabriele ha risposto “L’unica mia paura è che la Francia vinca la coppa del Mondo.”
Devo ammettere, però, che ci sono stati anche molti momenti di tensione in cui oscillavo tra la voglia di urlare – Cavolo continua a pregare santo cielo, non smettere che se no questo acchiappa pure te – e – Corri, non entrare in quella maledetta stanza senza prima l’armatura di Dio e il prete alle calcagna –
Mi hanno ascoltato secondo voi? No.
Regola numero due: Se ti dico di scappare, tu scappa, per l’amor del cielo.
Per loro sfortuna avranno a che fare con una delle entità più potenti dell’universo maligno, che già ai tempi dell’Inquisizione Spagnola era riuscita a entrare in contatto con il capo esorcista del Vaticano di allora e adesso sta cercando, attraverso il bambino, di possedere Gabriele per distruggere dall’interno la Chiesa.
Non voglio spoilerarvi proprio tutto, ma sappiate che in questo film troverete scene in cui riderete, caccerete qualche urlo, alcune in cui si farà riferimento ad abusi dei preti all’interno della Città del Vaticano, dei loro peccati e accenni al periodo dell’Inquisizione Spagnola.
Siete curiosi di vedere in una nuova veste Russell Crowe? Di scoprire perché hanno scelto di girare il film proprio all’Abbazia di San Sebastiano, uno dei tanti luoghi dimenticati da Dio? Andate a guardarlo e lo scoprirete.
Ci sarà il sequel? A mio parere sì.