Recensione libri

Recensione: For Now di Kat Savage

Titolo: For Now

Autrice: Kat Savage

Genere: contemporary romance

Editore: Triskell Edizioni

Data di pubblicazione: 21 dicembre 2024

Età di lettura consigliata: +18

Delilah Spencer si ritrova sola e deve ricominciare da zero nella città dove abita la sua migliore amica. Al momento le cose vanno così. Deve lasciarsi alle spalle un passato violento e doloroso e lavorare su di sé, quindi non ha intenzione di lasciar avvicinare nessun altro.

Samuel Young provava lo stesso, una volta. Ora, da padre single, accetta il suo passato per ciò che è stato e vuole solo provare a trovare un po’ di felicità al di fuori del rapporto con il figlio piccolo.

Quando pensa di averla trovata con Delilah, lei non è convinta. I due cominciano ad avere contrasti e circostanze impreviste peggiorano solo le cose.

In un mondo dove tutti hanno un passato, cosa può accadere quando questo si scontra con il presente?

Delilah soffre per il trauma di un aborto spontaneo ed è appena uscita da una storia di abusi domestici da parte del marito.

La narrazione è concentrata sul punto di vista della protagonista con uno stile quasi giornalistico e asettico, che si prodiga nel mostrarci piccoli gesti quotidiani e riflessioni.

I ricordi esplorano il suo vissuto mostrandoci un mix di emozioni che vanno dalla vergogna all’impotenza, fino al sentirsi tradita dal proprio corpo. Emozioni che fanno sentire deboli, usate, umiliate e possono spingere una donna a sentirsi impietrita, più che indotta a scappare.

Pensai a un altro posto, uno senza nome, dove sarei potuta andare ed essere sola e non sentirmi in colpa per esserlo. Nessuno avrebbe saputo dov’ero o come arrivarci. Avrei potuto sparire per sempre e limitarmi a esistere senza temere di essere ferita. Mi sentivo come un animale. Ero un cane randagio senza alcun controllo su quello che mi succedeva. Gli uomini potevano venire e catturarmi, ferirmi, mettermi un guinzaglio e portarmi in giro. Non avevo un posto al mondo. Potevo avvertire la rabbia. Mi si stava gonfiando nel petto. Finalmente, qualcosa che non faceva male. In quello stato potevo sopravvivere.

Dopo essersi lasciata alle spalle questa brutta esperienza, Delilah è di fronte a una possibilità di rinascita, può ricominciare da capo, ma il peso di tutto ciò che è successo la segue e ancora ne subisce gli effetti nell’animo.

Accompagnarla durante la sua routine ci permette di scorgere, dietro a un auspicato sollievo per un desiderato senso di libertà, gli effetti psicologici della perdita di un figlio in grembo e il disturbo da stress post traumatico causato dalle violenze subite. Come altre donne con la stessa esperienza, Delilah si porta dietro anche il senso di colpa per non aver riconosciuto per tempo l’abuso e per non aver trovato il coraggio di liberarsene immediatamente, oltre alla paura di ritorsioni e di doversi di nuovo confrontare con persone di sesso maschile.

Questo mix contrastante di emozioni che ancora la travolgono a ondate viene ulteriormente scosso quando prova un’inaspettata e non cercata intesa con Samuel, un uomo che pare di stampo diverso dall’ex, ma che mette alla prova il suo istinto di conservazione.

Si trova a suo agio con lui, e nota una personalità dolce e rispettosa, tuttavia non le è facile fidarsi, e finisce per avere atteggiamenti altalenanti, a tratti spontanei, altri diffidenti.

Erano tutti pronti a dichiarare in maniera oggettiva cosa la donna avrebbe dovuto o potuto fare, e si limitavano a concludere che, se non aveva fatto niente per risolvere la situazione, non doveva essere stata tanto male. Era sempre colpa sua per non essersene andata. Nessuno capiva il particolare coraggio silenzioso necessario per restare e sperare. Emma aveva ragione: nessun altro avrebbe dovuto pagare per ciò che Jeff aveva fatto ma, a volte, non c’era niente da fare. A volte, stava agli uomini dimostrare di essere diversi. E anche io non potevo farci nulla.

Dai ricordi di Delilah emergono vicende così crude e violente che la mancanza di intensità emotiva nella narrazione ci fa sentire sollevati. Tuttavia, in diverse occasioni lo stile troppo asciutto mi è sembrato poco intenso e poco coinvolgente. Lo stesso interessamento per Samuel è sembrato distaccato e “rinunciabile”.

Ho faticato a entrare in empatia con Delilah nel provare il suo disagio, la paura, l’attrazione: dobbiamo dedurre tutte queste emozioni dai suoi atteggiamenti, e la cosa ci lascia preda di facili giudizi o approssimazioni, come ad esempio il fatto che sia troppo presto e lei sia ancora troppo fragile e traumatizzata per voler concludere con un lieto fine a tutti i costi.

Sorrisi a occhi chiusi. «Beh, signore. Ora che mi avete fatta arrossire, cosa avete intenzione di fare per il resto della giornata?» chiesi. «Oh, avrei in mente un paio di cose.» Inarcò un sopracciglio e mi rivolse un sogghigno. Mi sentii avvampare. Sciogliere. Bruciare. Era bravo a stuzzicarmi e la cosa era sia fastidiosa che era adorabile. Richiusi gli occhi e cercai di non dire o fare nulla che potesse provocarlo. Deglutii rumorosamente, con la bocca socchiusa.

Samuel è caratterizzato come un uomo pacato dagli atteggiamenti da psicologo: evita slanci emotivi forti (anche quando potrebbero essere naturali) di fronte a confessioni drammatiche, mantenendo un atteggiamento di apertura, ascolto e oggettività da professionista adeguato al bisogno di non spaventarla e assecondare la sua guarigione. Un uomo capace di delicatezza e tatto… eppure, si tratta forse di una caratterizzazione un po’ troppo artificiosa, poco realistica, e a mio avviso anche poco virile, venendo a mancare quelle componenti di fuoco, di spontaneità, di senso protettivo istintivo che nei personaggi maschili per me sono importanti.

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