Recensione: “Gabbia del re” di Victoria Aveyard (Red Queen #3)
Privata del suo potere e perseguitata dai tremendi errori commessi, Mare Barrow si ritrova prigioniera e in balia di Maven Calore, di cui un tempo era innamorata e che altro non ha fatto se non mentirle e tradirla. Diventato re, il ragazzo continua a tessere la tela ordita dalla madre morta per mantenere il controllo sul suo regno e sulla sua prigioniera. Mentre, a Palazzo, Mare cerca di resistere all’effetto della pietra silente, il suo improvvisato esercito di novisangue e rossi continua imperterrito a organizzarsi, a esercitarsi e a espandersi. Impaziente di uscire dall’ombra, infatti, si sta preparando a combattere. Dal canto suo, Cal, il principe esiliato che reclama il cuore di Mare, è pronto a tutto pur di riaverla con sé. In questo terzo e straordinario capitolo della serie “Regina rossa”, le alleanze di un tempo sono messe in discussione e – Mare lo sa bene – quando il sangue si rivolta contro il sangue, potrebbe non rimanere nessuno a spegnere il fuoco che minaccia di distruggere completamente Norda.
Con questo terzo capitolo, la Aveyard risolleva le sorti di questa saga che nel libro precedente aveva perso un po’ di mordente. In realtà, anche la prima parte di questo libro è lenta e descrittiva ma assolutamente necessaria per riuscire a comprendere la follia di re Maven, che, da giovane burattino della madre, si rivela essere infido e malvagio e si aggrappa in maniera ossessiva a Mare.
“Sei l’unica persona che mi stia a cuore, l’unica persona che mi ricordi che sono vivo. Non vuoto. E non da solo.”
Assistiamo anche a una lenta (finta) resa di Mare, sopraffatta dagli Argentei, che dovrebbe conferirle quel pizzico di umiltà che le manca, ma che purtroppo non avrà mai. La storia si arricchisce ancora d’intrecci che vengono svelati solo in parte ma, a differenza del secondo libro, il tutto viene portato avanti dai dialoghi. In mezzo a tutto questo, la storia d’amore tra Mare e Cal prende finalmente vita, si manifesta nella sua intensità e diventa una sorta di ancora per i due protagonisti, fino allo sconvolgente e coraggioso finale scelto dalla Aveyard in cui Mare, una volta per tutte, capisce che non siamo padroni del nostro destino.
“Ora ho capito che non sapevo cosa fosse l’amore. Né cosa si provi ad avere il cuore spezzato. A stare in piedi davanti alla persona che è tutto il tuo mondo e sentirsi dire che non sei abbastanza. Che non sei tu la scelta. Che sei un’ombra per la persona che è il tuo sole.”
Con quest’ultimo colpo di scena l’autrice rimette tutto in gioco: ha creato un mondo bellicoso, subdolo, cinico, dove i protagonisti si fronteggiano cercando di primeggiare gli uni sugli altri e i buoni si confondono coi cattivi, ma è possibile che anche l’amore venga scalzato dalla sete di potere?
Bellissima anche la scena della battaglia di Corvium, ben definita, senza punti oscuri, tanto che avevo l’impressione di essere alle spalle di Mare durante i combattimenti.
Che dire? Cara Victoria, mi è tornata la voglia di leggere come va a finire!
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