Recensione: Ginny & Georgia -Prima stagione-
Ginny & Georgia è una nuova serie Netflix che ci ricorda molto Gilmore Girls. Wicked Wolf l’ha recensita per noi. Qui il trailer.
Come Gilmore Girls, ma con le tette.
Almeno questa è la definizione che Georgia dà al suo rapporto con la figlia, ma io come ve lo racconto senza spoilerare un’intera stagione?
Una madre, giovane, bella, ingombrante: è l’incubo quotidiano di Virginia, una ragazza confusa, piena di insicurezze e costantemente messa alla prova dai repentini e fin troppo frequenti traslochi perché ricordiamocelo, negli Stati Uniti quando cambi casa non ti sposti in un altro quartiere. Vai proprio via dalla città, dallo stato, a centinaia di chilometri dalla tua vita precedente.
Per Georgia fuggire è uno stile di vita che impariamo a conoscere e a comprendere, in parte, negli interessanti flashback; peccato dover ammettere che la sua esistenza da adolescente in fuga ha molto più fascino dei casini demenziali in cui si caccia la figlia.
Ecco… questo è un particolare importante: il casino.
Di nuovo, per la triliofantasmatica volta abbiamo protagonisti e comparse che fanno una stupidaggine dietro l’altra, in totale autonomia e consapevolezza; i drammi, poi, che ogni corbelleria riesce a innescare, fanno roteare gli occhi così forte da causare un improvviso viaggio nel tempo.
Giuro, ho visto un velociraptor quando Max si è arrabbiata con Ginny!
La serie ricalca in un certo qual modo le basi di Gilmore Girls, come citato in apertura, soprattutto quando si osserva la vita amorosa delle protagoniste: Ginny ha il ragazzo perfetto e il ragazzaccio (Dean e Jess), mentre Georgia ha il padre/primo amore, il buon partito e infine il barista (Christopher, Max e Luke). I tempi e le backstory cambiano, ma è difficile non cogliere le similitudini e non esserne in un certo qual modo infastiditi.
I cliché si sprecano, e la parte crime si perde in favore di brutte canzoni e adolescenti interessanti come termosifoni ma con l’energia di un branco di diavoli della Tasmania.
Ciò che sembra mancare davvero in questa serie è la motivazione, soprattutto quando si osserva il comportamento di Georgia: costantemente borderline, anche quando sembra andare tutto bene compie azioni discutibili che la espongono e mettono in pericolo non solo lei, ma anche i figli che per assurdo cerca di proteggere a ogni costo.
Vittima delle sue follie è Ginny, ovviamente, con la quale però è impossibile empatizzare, e il piccolo Austin che fa una pena incredibile.
Il problema è proprio questo. I flashback non sono sufficienti a farci capire cosa spinge questa madre ad agire in determinati modi, ci danno solo piccoli indizi che alla fine creano solo più confusione. L’adolescente Ginny sguazza in questa incertezza mandando lo spettatore in overdose da liceali, con chat, foto e conversazioni di una stupidità micidiale; neanche voglio sapere poi perché quella scuola ha divani, poltrone e piante nei corridoi tra gli armadietti!
Le voci fuori campo delle protagoniste sono uno splendido modo per farci leggere i loro diversi punti di vista, e alcuni eventi sono raccontati con grande maestria: questo rende la serie meritevole di essere guardata d’un fiato, purché si abbia voglia di assistere a epiche montagne russe emotive e tanto, troppo teen drama.
Il finale di Ginny & Georgia è aperto, preannuncia tempesta, ma se piovesse dal cielo una cancellazione improvvisa non sarebbe neanche male come chiusura.