Recensione: “Gli orfani di Varsavia” di Kelly Rimmer
Titolo: Gli orfani di Varsavia
Autrice: Kelly Rimmer
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Narrativa storica
Data di pubblicazione: 17 Febbraio 2022
Dall’autrice bestseller del New York Times
La storia vera della donna che salvò migliaia di bambini ebrei
1942. Elzbieta Rabinek ha quattordici anni e vive con i genitori adottivi e lo zio a Varsavia. È consapevole del clima di tensione che si sta diffondendo in città, dove i tedeschi pattugliano le strade e hanno imposto il coprifuoco, ma non può neanche immaginare gli orrori che si consumano nel ghetto ebraico, a pochi isolati di distanza da dove vive. Quando l’amicizia con una giovane infermiera di nome Sara le rivela la brutale realtà, Elzbieta non esita a offrire il proprio aiuto per portare al sicuro i bambini ebrei, sottraendoli ai rastrellamenti dei nazisti. Anche se ciò significa mettere a repentaglio la sua stessa vita. Roman Gorka vive nel ghetto con la famiglia. È ormai allo stremo delle forze: non mangiano da giorni e lui fa il possibile per dare una mano, ma comincia a perdere le speranze. Sua madre e i suoi fratelli più piccoli potrebbero non riuscire a resistere ancora a lungo. Così Roman si trova di fronte una scelta impossibile: consegnare la sua sorellina, ancora neonata, alle cure di una sconosciuta perché la porti fuori dal ghetto oppure guardarla morire…
Un’autrice da oltre 1 milione e mezzo di copie vendute
Tradotta in oltre 20 lingue
«Una storia commovente e piena di speranza. Questo romanzo fa riflettere.»
Kristin Harmel
«Avvincente. L’autrice è riuscita a ricostruire magistralmente le atmosfere della Varsavia degli anni ’40.»
Publishers Weekly
«Bello e intenso, si percepisce un imponente lavoro di ricerca.»
Booklist
Gli orfani di Varsavia di Kelly Rimmer è un ritratto crudo e toccante dell’orrore della seconda guerra mondiale.
In una Polonia devastata dagli invasori tedeschi, dopo aver visto morire il padre e il fratello, Emilia è stata costretta a fuggire e cambiare identità.
Seppur giovanissima, la ragazza mostra una sensibilità estrema verso le condizioni disumane cui sono costretti gli ebrei rinchiusi nel ghetto e sente di non poter restare immobile a guardare.
Con l’aiuto della sua vicina, Emilia diventerà una parte piccola, ma importantissima, di un gruppo di resistenza che cerca di salvare il maggior numero possibile di bambini dai rastrellamenti nazisti.
È così che la giovane conosce Roman, figlio di una coppia mista, stremato dalla fame e dal lavoro. Eleonora, la sorellina del ragazzo, viene salvata, e non si può fare a meno di chiedersi: ma davvero il destino di un adolescente tanto brillante è destinato ad essere reciso con tale brutalità?
Esprimere un parere su libri che trattano argomenti tanto delicati non è mai semplice.
Per tutto il tempo della lettura il mio cuore è stato stretto in una morsa, per l’intensità del racconto e per ciò che le parole dell’autrice hanno scatenato in me. Gli orrori della shoah sono tristemente noti eppure, quando ti immedesimi con un protagonista, quando avverti tutto il dolore, lo stremo e la disperazione che un personaggio di carta ti trasmettono e quando hai la sensazione di poter vedere la disperazione del ghetto attraverso gli occhi di un ragazzo, capisci che l’autrice ha compiuto qualcosa di veramente importante.
Nella mente mi sono tornati chiari e forti gli incoraggiamenti a non dimenticare, a tenere presente che l’odio verso gli altri è ancora insito nella nostra collettività e trova forma nel razzismo, nei pregiudizi e nelle intolleranze.
Dietro la storia di Roman ed Emilia è chiaro l’ampio e scrupoloso lavoro di ricerca svolto dall’autrice, che con dovizie di particolari permette al lettore di comprendere al meglio e immaginare il contesto in cui la storia si snoda. Il tratto che maggiormente mi ha colpito è la narrazione veloce e accurata che esamina e indaga sui tanti aspetti della guerra. Kelly Rimmer ci offre una visione ampia degli orrori della belligeranza che, ovviamente, tra le vittime innocenti non contava solo ebrei.
Non voglio fare spoiler, ma tra i tanti avvenimenti la scrittrice ci porta a riflettere anche sul coraggio dei movimenti di resistenza, di chi si è adoperato per salvare vite e delle violenze e soprusi subiti dai civili e in particolare, purtroppo, dalle donne.
Le quattrocentosedici pagine del libro sono un obbligo alla riflessione. Quando leggo qualcosa di così forte so di auto-condannarmi a notti insonni, lacrime e brutti pensieri, ma queste emozioni che si rimescolano in me vivide per diversi giorni mi aiutano a ricordare che, nel nostro piccolo, ognuno di noi può fare in modo che certe atrocità rimangano solo un’indelebile macchia del passato.
E mentre i titoli dei telegiornali impazzano annunciando la possibilità di una terza guerra mondiale, mi viene da chiedermi se la realtà descritta in Gli orfani di Varsavia possa considerarsi solo un racconto di una rimembranza storica.
“Per ogni uomo cattivo che sconfiggi, ce n’è un altro pronto a prendere il suo posto. Bisogna combattere le idee che sostengono gli uomini cattivi”
(Tratto dal libro)