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Recensione: “I cowboy non cavalcano unicorni” di Tara Lain (serie I cowboy non… #2)

Buondì Fenici, oggi Nayeli ci parla di “I cowboy non cavalcano unicorni” di Tara Lain (serie I cowboy non… #2)

Il cowboy Danny Boone nasconde un passato travagliato e sogna un modesto futuro. Porta un nome che ha inventato dopo una notte di bevute, e di cui si pente da allora, e ha alle spalle una breve e luminosa carriera nel circuito del rodeo professionistico, terminata quasi con la sua morte dopo che il padre omofobo ha scoperto che è gay. Ora Danny sogna un pezzo di terra su cui costruire un ranch e un po’ di soldi per recuperare l’istruzione che ha dovuto trascurare. Nell’intimo nasconde il desiderio di trovare un bel ragazzo dall’aspetto effeminato con un carattere dominante: una combinazione più rara di un unicorno.

Nel ranch in cui lavora arriva un giorno da San Francisco un arredatore d’interni, Laurie Belmont, un uomo così bello da lasciare senza fiato persino i cavalli e tanto coraggioso da arrivare quasi a uccidere per proteggere Danny da un’aggressione. Laurie sta cercando il modo di sfuggire al controllo di una madre autoritaria, un padre debole e un fidanzato ricco e privilegiato. Ma nonostante l’innegabile attrazione fra il ragazzo di città e il cowboy, i loro mondi si trovano in galassie diverse, e tutti sanno che i cowboy non cavalcano unicorni.

Danny non è solo gay, ma ha gusti molto particolari: sogna un uomo effemminato con una predisposizione a essere dominante e attivo. Essendo un cowboy piuttosto mascolino, gli è difficile manifestare le sue preferenze e ottenere quello che vuole.

Laurie è un ragazzo accondiscendente che passa la vita a compiacere i suoi genitori e il suo ragazzo. Ha dei sogni, ma continua a mettere i bisogni degli altri davanti ai suoi.

Il cowboy ha la sua vita al ranch, la “diva” ha bisogno di un pubblico di città per il suo successo: le loro vite sono a tre ore di distanza.

Non c’erano molte persone che sapevano che era gay, e di sicuro i cowboy non si presentavano con al braccio ragazzi che sembravano ragazze. Era così e basta.

Aveva senso trovare eccitanti ragazzi femminili quando si amava ricevere in un rapporto? No. Assolutamente no. Ma non importava quante volte avesse cercato di convincersi a cambiare idea, non c’era verso. Voleva quello che voleva.

È una trama che funziona, segue uno schema classico che porta entrambi i protagonisti al punto di rottura, alla situazione peggiore che possano incontrare, finendo per trovare il modo di superare l’ostacolo arrivando a scioglierlo in una risoluzione finale da “happy ending”.

Lo stile non è particolarmente intenso, coinvolgente e passionale, ma anzi è piuttosto razionale, neutro, complice anche una traduzione troppo letterale che non rende sufficientemente scorrevole la lettura.

Quell’uomo deve avere un marcatore in bocca, perché credo di avere il suo nome inciso per sempre sull’uccello.

Danny è un cowboy con una caratterizzazione tipica: onesto, aperto, gentile, di poche parole, molto macho, ma senza particolari aspetti che lo rendono indimenticabile. La sua storia è interessante e credibile, così come lo sono i suoi interessi e desideri, che non necessariamente vanno nella direzione di valorizzare la sua predisposizione a cavalcare tori nei rodei.

Quando tutti e quattro gli zoccoli di Humdinger toccarono terra allo stesso momento, Danny gli sfiorò i fianchi con gli speroni e ripartirono entrambi. Sì, noi ci capiamo, non è così, tesoro? Hai solo bisogno di un ragazzo che apprezzi quello che un maschio può fare, non è vero?

Mi è risultato, invece, piuttosto difficile immaginare un uomo “femme” dominante, e la caratterizzazione non mi ha aiutato a dare forma a questa immagine, né a percepire attrazione per l’ambiguità che il personaggio portava con sé.

Quella combinazione tra un uomo pronto a svenire sul divano e a prendere contemporaneamente il comando lo mandava su di giri.

Il sesso non è tantissimo e non troppo focoso. A parole i ragazzi si dicono di aver avuto esperienze eccezionali, uniche, ma in realtà gli episodi sono piuttosto standard, non riuscendo a valorizzare abbastanza l’ambiguità dell’uomo “femme” dominante né a mostrare quanto la cosa attragga Danny.

Detto quello, Laurie ridefinì il termine attivo. Fissando Danny negli occhi, lo prese, spinse e affondò fino a fargli pensare che il suo sedere sarebbe rimasto a forma di Laurie per sempre.

In sostanza, nonostante le vicissitudini siano state ben disegnate, in una trama romantica e ben congegnata, i personaggi non hanno lasciato il segno e la traduzione ha reso faticosa la lettura.

Davvero poco credibili, poi, le evoluzioni dei personaggi secondari, come i genitori di Laurie, che si tramutano da personaggi negativi a collaborativi senza reali motivi.

“Voglio essere felice. E non importa quante volte capovolga il globo di neve, continua a mostrarmi lo stesso paesaggio. Sono davvero felice solo con te.”

 #1  I cowboy non lo dicono

#2  I cowboy non cavalcano unicorni

 

 

 

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