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Recensione: “I domani che verranno” di Mariangela Camocardi

TITOLO: I domani che verranno
AUTORE: Mariangela Camocardi
FORMATO: Formato Kindle/ Cartaceo
EDITORE: MC Books – Independent publishing
LINGUA: Italiano
GENERE: Storico
SOTTOGENERE: Seconda Guerra Mondiale
NARRAZIONE: Terza persona al passato
AMBIENTAZIONE: Italia
SERIE: Autoconclusivo
PREZZO: ebook € 2,99 – cartaceo € 9,99
Data di pubblicazione: 25 luglio 2020

Nulla quanto la guerra intreccia i destini delle persone, condizionando le scelte, la vita, l’amore di chi ne viene toccato.

Francesca, Elena, Mavi, Lucia… donne che rivendicano il diritto di vivere la loro giovinezza nonostante gli angusti limiti imposti dal conflitto. Ciascuno a modo suo. Fabriano fa da cornice a una storia intensa e contraddistinta dalla precarietà che sopravviene nella fase bellica più dura.

Francesca conosce Vittorio, sottufficiale dell’esercito italiano in Albania, quando in uno slancio di fervore patriottico diventa madrina di guerra e scrive “al soldato che oggi non riceve posta”. Nessuno dei due immagina che le prime formali lettere che si scambiano saranno la scintilla di un grande amore. Con l’armistizio dell’8 settembre ’43 e l’innescarsi della Resistenza, Vittorio preferisce unirsi ai partigiani che combattono in clandestinità, piuttosto che aggregarsi alla rinata R.S.I.

A Francesca si affiancano Elena e Mavi, sorelle di lei; ma anche Rebecca, la ragazzina ebrea che riesce a sfuggire ai lager nazisti. E Lucia, moglie del fratello Eugenio, combattente sul fronte greco, la quale, con un voltafaccia inaspettato, inizia a collaborare con fascisti e tedeschi.

I domani che verranno si dipana sullo sfondo di una guerra differente da quella affrontata dagli uomini, racconta le battaglie quotidiane di coloro che sono rimaste a fare i conti con le aberranti conseguenze di un conflitto che non ha concesso tregua né respiro.

Donne che si alternano sulla scena di una narrazione a più voci.

Donne forti che lottano contro la paura, la fame, le violenze di anni e giorni senza pace per costruire i domani fatti di luce, di ritorni, di speranze.

La storia si svolge nelle Marche, in piena seconda Guerra Mondiale e ha come protagoniste donne unite da legami di parentela diretta e indiretta. Femmine forti, caparbie e resilienti, il cui spirito sarà più forte delle brutture del conflitto.

Non posso dire che esista un’unica protagonista, bensì le protagoniste, che riescono sempre e comunque a sovrastare la figura degli uomini. Una costante nelle storie della Camocardi, biglietto da visita di rilievo, in tutte le sue opere.

Per prima, si annuncia Francesca che intrattiene una fitta corrispondenza con un soldato al fronte, di cui non conosce il volto. Le sue lettere hanno l’obiettivo di mantenere alto il morale dell’uomo, ma tra le righe, ella aprirà il cuore a quello sconosciuto.

Il destino permetterà ai due di incontrarsi, e di approfondire un sentimento nato improvvisamente in un momento brutto e disperato, formando insieme una coppia bellissima che è il fil rouge del romanzo.

Le sorelle di Francesca, la dura Elena e la sensibile Mavi, insieme con la madre Antonia (rimasta vedova), formeranno un gruppo di rocce contro la rovina. Vittime in prima persona dei bombardamenti, fuggiranno in campagna vivendo da sfollate ma, resteranno sempre unite dall’affetto familiare che le lega indissolubilmente.

L’altra figura femminile, che rappresenta apparentemente l’antitesi del quartetto, sarà la cognata Lucia che, pur di dare da mangiare alle sue due bambine, non esiterà ad accompagnarsi al nemico gestendo abilmente, dietro la sua facciata da collaborazionista, l’attività partigiana. Sebbene la donna sia ben consapevole dell’odio che il marito le riserverà al ritorno dal fronte, e del disprezzo che la famiglia le tributerà, Lucia non indietreggerà e porterà avanti la sua decisione fino alla fine, con il coraggio di una leonessa.

Il suo, è il personaggio che ho preferito in assoluto, e sono contenta che l’autrice non le abbia destinato un futuro infausto perché non se lo sarebbe meritato.

Una storia vera dunque, priva di orpelli, ma costruita sulla base di vite reali, condotte da tante donne che vissero sulla propria pelle le brutture della guerra, ma senza rinunciare alla speranza e agli affetti.

Un grandissimo applauso alla grande Mariangela Camocardi, che è riuscita a creare un inno alla vita e a tutto quello che di buono c’è stato, e c’è ancora, nel nostro Paese.

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