Recensione “I giorni felici di Juniper Lemon” di Julie Israel
Sono trascorsi ormai 65 giorni dall’incidente che ha letteralmente sbriciolato il mondo di Juniper. Senza Camie, la sua adorata sorella maggiore, la vita è diventata all’improvviso un luogo freddo e buio. Questo almeno fino a quando non trova per caso una lettera scritta dalla sorella proprio il giorno dell’incidente e indirizzata a un misterioso “Tu”, un innamorato segreto con cui Camie aveva intenzione di rompere e di cui lei ignorava l’esistenza. Impaziente di scoprirne l’identità, Juniper inizia a indagare. Forse, pensa, se riuscirà a trovarlo e a consegnargli il messaggio, quel vuoto enorme che avverte dentro potrebbe attenuarsi almeno un po’…
In quegli stessi giorni, però, Juniper perde qualcos’altro che le sta particolarmente a cuore, uno dei cartoncini del suo speciale schedario della felicità sui quali annota gli aspetti positivi e negativi delle sue giornate, un rito quotidiano che l’ha aiutata a tenere insieme i pezzi della sua vita da quando Camie è morta. Senza quel biglietto – che contiene oltretutto un suo segreto inconfessabile – si è creato un vuoto. Un altro, che si somma a quello lasciato dalla scomparsa della sorella.
La vita e la felicità, però, sono per natura imprevedibili e, mentre è impegnata nella sua doppia ricerca, Juniper finisce per scoprire segreti e profondi motivi di infelicità di alcuni dei suoi compagni di classe. A quel punto, si lancia in una nuova missione: rendere meno disperata e solitaria la vita di quei suoi compagni, finendo così per curare, di riflesso, la propria, di infelicità.
Un romanzo delicato, pieno di ottimismo, divertimento e speranza, sulla perdita e su che cosa sia davvero la felicità.Juniper Lemon ha diciassette anni e un archivio in cui ogni giorno inserisce ciò che di triste o felice accade nella sua vita. È un’abitudine nata per caso, dopo una sfida con sua sorella Camilla. Juniper è riservata e cauta, Camilla invece vivace e temeraria. Ed è proprio lei che la spinge a mettersi in gioco e a sconfiggere la sua timidezza, raggiungendo piccoli e significativi traguardi che la aiutano a crescere. Juniper e Camilla sono legate da un profondo affetto e sono complici, si completano e si sostengono. Per questo la tragica scomparsa di sua sorella lascia nella piccola Lemon un vuoto incolmabile, gravato da un insostenibile senso di colpa, che la rende ancor più confusa e triste quando ritrova sul fondo di una borsa una misteriosa lettera d’addio indirizzata ad uno sconosciuto Te. Camilla aveva una relazione segreta? E perché non gliene aveva mai parlato prima? Non aveva fiducia in lei o la persona che amava non poteva essere rivelata al mondo per qualche oscuro motivo?
Nel turbine di domande senza risposta, Juniper smarrisce un biglietto del suo schedario, il numero 65, scritto 65 giorni dopo la morte di Camie. Un biglietto prezioso, in cui è riportata una verità dolorosa.
Sarà proprio durante la ricerca di quel frammento di carta perduto che costruirà il suo presente, attraverso nuovi incontri, amicizie appena sbocciate e un amore inaspettato. I giorni sono tristi, l’assenza di Camilla nella sua vita e nella sua famiglia è un dolore costante, impossibile da ignorare, il timore di dimenticarla la spinge a cercare ricordi e inventare segni che possano renderla ancora viva. Per tale motivo decide di trovare la persona misteriosa di cui Camilla era innamorata e consegnare quella lettera che non ha fatto in tempo ad essere recapitata.
Nel suo percorso Juniper si troverà a fare scelte e a compiere azioni all’ombra del ricordo di Camilla, ma capirà che non è possibile colmare il vuoto della perdita di una persona amata rimediando alle sofferenze di chi ci sta ancora accanto.
Alla fine sarà lei stessa a ritrovarsi diversa, perché è soprattutto attraverso il dolore che si cresce e si impara a conoscere se stessi.
Ho apprezzato molto i personaggi secondari, che l’autrice ha costruito per creare una cerchia di amicizie adolescenziali credibile e variegata: Kody, con le sue insicurezze e i suoi pensieri oscuri; Angela, innamorata dell’arte e degli artisti, attratta dai ragazzi sbagliati; Sponge, sensibile e geniale; Nate, gentile e misteriosamente premuroso. Infine Brand, chitarrista dall’apparenza maledetta, ribelle e superficiale, che però nasconde molto di più, a cui è impossibile resistere, e che è certamente il mio preferito.
Un romanzo delicato e fresco, come lo stile dell’autrice, che vivamente consiglio, ma che purtroppo non è riuscito a coinvolgermi emotivamente come mi aspettavo. Avrei voluto sussultare e commuovermi tra le pagine, tuttavia ho sentito la mancanza dell’empatia necessaria.