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Recensione: I segreti della ragazza di Berlino di Kate Hewitt

Titolo: I segreti della ragazza di Berlino
Autore: Kate Hewitt
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Romanzo rosa, Narrativa storica
Data di pubblicazione: 24 Febbraio 2023

Berlino, 1936. Liesel Scholz vive in una splendida casa assieme ai genitori e al fratello. Grazie al lavoro di suo padre per il governo di Hitler, vive negli agi e nei privilegi, a malapena consapevole di quanto accade nel resto del Paese. L’incontro con la giovane ebrea Rosa le apre gli occhi sui crimini che il regime sta perpetrando. Liesel decide così di nascondere Rosa e sua madre nell’attico inutilizzato di casa… Francoforte, 1946. Sam Houghton, capitano dell’esercito americano, è appena arrivato in Germania per aiutare il Paese devastato a riprendersi dalla guerra. In particolare, il suo compito è quello di interrogare i gerarchi nazisti catturati e in attesa di andare a processo a Norimberga. A fargli da interprete c’è Anna, una giovane e misteriosa ragazza tedesca che sembra nascondere un segreto. Mentre tra lui e Anna scocca la scintilla, Sam decide di fare luce sul passato della ragazza: un passato che la collega direttamente al regime nazista e alla storia di due giovani donne, unite da un’amicizia più forte del terrore e della violenza…

Il segreto della ragazza di Berlino è un romanzo veramente interessante uscito da poco, poiché offre un punto di vista diverso dal solito, quello dei carnefici.

La Newton ci offre sempre titoli affascinanti sulla Seconda guerra mondiale e sulle persecuzioni naziste e, anche stavolta, racconta una storia dura, emozionante e piena di tristezza: quella di Liesel Sholz, figlia di un importante chimico del Reich che inventò la gomma bruma, sostitutivo del caucciù americano.

Vezzeggiata e amata dalla sua famiglia, corteggiata dalla società nazista, inizia a rendersi conto di come Hitler stia portando alla distruzione la Germania, della violenza e della mostruosità che si cela dietro le perfette uniformi, i capelli biondi e gli occhi azzurri delle sue milizie di pura razza ariana.

Cerca in ogni modo di fare appello alla coscienza del padre, ma questi è troppo onorato dal potere conferitogli e avvezzo ai relativi privilegi, inoltre è vigliaccamente incapace di pensare solo lontanamente di reagire al regime di terrore e asservimento. Liesel, nel frattempo, matura in se stessa, spinta anche dalla madre, la decisione di aiutare la fuga di quanti più ebrei possibile, nascondendoli in soffitta durante le assenze dell’uomo.

Contemporaneamente all’azione che si svolge durante la guerra, l’occhio dell’autrice ci trasporta a Berlino alla fine del conflitto, durante l’occupazione simultanea degli alleati e dei russi: una città rasa al suolo, dove gli abitanti ridotti alla fame e sotto lo stretto controllo militare sono accomunati tutti dalla macchia di aver saputo, aver taciuto e collaborato, a vario titolo, con il nazismo.

Sam Houghton è un giovane capitano americano che arriva nella capitale per partecipare alla ricerca di quegli scienziati nazisti che collaborarono con il Reich e, nella ricerca di una segretaria e interprete, assume Anna Vogel, con un curriculum pulito e nessuna implicazione con i nazisti.

Nei lunghi giorni passati ognuno alle rispettive scrivanie, Sam si sente sempre di più attratto da questa donna piena di misteri, reticenze e un velo perenne di tristezza e rassegnazione. E mentre si comincia a comprendere sempre di più qual’è il legame tra Anna e Liesel, l’autrice coinvolge il lettore in una profonda analisi sui vincitori e i vinti, sulle responsabilità di ciascuno e sul peso di tutti quei morti che, a mio parere, graveranno sempre sulla coscienza del popolo tedesco.

“« […] Pensi davvero che non ne sapessero niente?», domandò Belmont indicando la stanza dove il filmato stava ancora girando. «Non credi che si siano semplicemente voltati dall’altra parte perché era più facile, più sicuro, o forse anche perché gli piaceva ciò che stava succedendo? Nessuno ha fatto una piega quando hanno cominciato a portare gli ebrei nei campi, o quando li vedevano stipati sui treni […]»

(Tratto dal libro)

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