Recensione: “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons
Leningrado, estate 1941. Tatiana e Dasha sono sorelle e condividono tutto, perfino il letto, nella casa affollata dove vivono con i genitori. Una mattina il loro risveglio è particolarmente agitato: Dasha ha un nuovo innamorato e non vede l’ora di raccontare tutto a Tatiana. Ma, un annuncio alla radio manda di colpo in pezzi la loro serenità: il generale Molotov sta comunicando che la Germania ha invaso la Russia. È la guerra. Uscita per fare scorte di cibo, Tatiana incontra Alexander, giovane ufficiale dell’Armata Rossa, e tra loro si scatena un’attrazione irresistibile. Ancora non sanno che quell’amore è proibito per entrambi e potrebbe distruggere per sempre ciò che hanno di più caro. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa micidiale, riducendola allo stremo, la dolce Tatiana e il valoroso Alexander troveranno nel legame segreto che li unisce la forza per affrontare avversità e sacrifici. Con la speranza di un futuro migliore.
Parlare di questo romanzo sarà difficile. Mi ha suscitato molte emozioni contrastanti, nel bene e nel male, ma soprattutto in maniera positiva.
Si tratta di un romance storico, della bellezza di quasi settecento pagine, ma vi assicuro che nonostante la “loquacità” dell’autrice, si bevono come fossero acqua fresca, perciò non fatevi impressionare e leggetelo. Perché è una lettura obbligatoria, se ci si vuole emozionare.
L’inizio ci presenta la protagonista, Tatiana Metanova, e la sua famiglia. Lei è una ragazza di diciassette anni, con un fratello gemello di nome Pasha. Lui è il figlio preferito, in quanto maschio, mentre lei… be’, è stata una sorpresa non molto gradita.
D’altro canto ci troviamo nella Russia comunista, con ambienti comuni e camere assegnate ed è difficile vivere in spazi così ristretti.
Le prime dinamiche familiari che s’intravedono, ci lasciano pensare che la sua famiglia sia allo stesso tempo opprimente e incurante di lei, che cresce ingenua e insicura. Mentre la sorella Dasha la sveglia, per raccontarle della sua infatuazione per l’ennesimo soldato (ah, ma questo è diverso dal precedente! …e lo sarà davvero), lei desidera solo dormire ancora, indifferente verso il sentimento che sente declamare.
Tutto parte in sordina, una mattina come tante, d’inizio estate. La tranquillità viene, però, interrotta con un comunicato radio: la Russia è stata attaccata da Hitler.
Reazioni contrastanti ci mostrano la maturità degli adulti, che hanno paura della guerra, e l’ingenuità dei ragazzi, che ritengono la cosa esaltante.
Vengono prese le prime decisioni, alcune delle quali avranno grosse conseguenze in seguito. Pasha, prezioso e prediletto, deve essere messo in salvo e sebbene egli non voglia, si ritroverà subito con la valigia finita, pronto a partire; a Tatiana, così giovane ed incosciente, viene affidata una discreta somma di denaro, per comprare cibo non deperibile in grandi quantità.
In queste pagine l’avrei schiaffeggiata, tanto mi sembrava sciocca e superficiale. Mai mi sarei aspettata che cambiasse così tanto e che mi sarei affezionata a lei (fra alti e bassi). Ma la guerra si sa, segna nel profondo.
Il tanto procrastinare di Tatiana nell’uscire di casa (non riesco a spiegare quanto la cosa mi abbia irritato!) si dimostra provvidenziale.
Mentre frotte di gente spaventata si recano all’assalto di negozi e magazzini, lei ozia alla fermata del bus gustando un gelato alla creme brulé. La paura? L’ansia? Il futuro? Non la riguardano. Ciò non sfugge agli occhi di Alexander, un soldato dell’Armata Rossa, che assiste incredulo a questa dimostrazione di serenità, tanto che decide di attraversare la strada per lei.
Fin qui sono stata molto dettagliata perché credo che la contestualizzazione iniziale sia fondamentale e perché ci sono una serie di piccoli indizi che all’inizio sembrano trascurabili, ma che con lo svolgersi della trama, diventeranno snodi di incredibile rilievo e saranno cruciali per le sorti dei personaggi.
La guerra non si fa attendere molto. La Simons ci dona racconti accurati, di come gli abitanti di Leningrado cercano di affrontarla e lottano per sopravvivere in quella situazione disperata; ci parla della fame, della miseria, ci mostra il coraggio e l’eroismo di chi trova la forza per andare avanti e aiutare gli altri, e anche il rovescio della medaglia, di chi con codardia danneggia il prossimo per preservarsi. Dal terrore che si prova di fronte alle prime bombe su Leningrado, all’indifferenza verso quelle esplosioni che continuano ogni giorno alla stessa ora, scandendo il tempo.
Può l’orrore impedire la nascita di un sentimento? Pare di no. Ma se il soldato di cui t’innamori è lo stesso che ha rubato il cuore di tua sorella? Quello per cui ti ha svegliata il giorno in cui tutto è cambiato?
“«Cosa ti fa credere che ci saranno altri uomini?» Era confusa. «Perché siete circa metà della popolazione mondiale. Ma io so per certo di avere un’unica sorella.»”
Il senso del sacrificio di Tatiana per il bene degli altri è l’unica cosa che mai cambierà in lei, ma non riuscirà a lenire il suo dolore.
“Tatiana stringeva i denti e si sforzava di dimenticare Alexander. Sapeva che era la cosa giusta. Eppure ogni notte inzuppava il cuscino di lacrime. Col passare dei giorni Tatiana si rese conto di essere troppo giovane per riuscire a nascondere ciò che provava nel cuore, ma abbastanza grande per capire che traspariva dal suo sguardo.”
Come se non bastasse, la presenza di Dimitri s’insinua quale ulteriore deterrente. Scoprirete leggendo il motivo e, ne sono certa, lo odierete quanto me.
Tatiana cambierà, maturerà, crescerà, lotterà fino allo stremo delle forze e amerà, amerà come non credeva mai fosse possibile. E sarà ricambiata. Tatiana e Alexander cercheranno di sopravvivere l’uno per l’altra, anche accantonando, per quanto possibile, il loro sentimento. In silenzio, si consoleranno, cureranno le ferite del cuore e quelle della guerra. Si salveranno più volte. E sempre di più percepiremo cosa significa essere in guerra. Sbaglieranno, cercheranno di rimediare e lotteranno ancora, sperando.
Ho pianto quando mi venivano strappati alcuni personaggi. Gli tenevo la mano ascoltando le loro ultime parole, sempre ammesso che potessero pronunciarle. Mi ha logorata pensare che tutto ciò che ho letto era reale, che davvero sono esistite tante storie così durante i conflitti mondiali.
Soffrirete tanto, ma scoprirete di come ci si possa preoccupare più di chi si ama che di sé stessi. Percorrerete miglia nella speranza di avere buone notizie. Imparerete a fare vostra l’idea profonda che sta alla base della parola “speranza”.
“Ci voleva molto più coraggio per proseguire che per stare dietro a un lanciarazzi Katjusa o a un cannone antiaereo Zenith, sotto le bombe dei tedeschi. Non aveva paura della propria morte. Aveva paura di quella di lei: l’incubo della morte di Tatiana gli toglieva il coraggio. Se lei era morta anche Dio era morto, e Alexander non sarebbe potuto sopravvivere alla guerra in un universo in preda al caos.”
E in tutto ciò, cercherete un appiglio che vi doni equilibrio.
“La guerra era il caos cosmico, un disordine martellante che annientava lo spirito, che spazzava via gli esseri umani e li lasciava insepolti sulla fredda terra. Tatiana era l’ordine. Era materia finita in uno spazio infinito.”
Non ho usato il “voi” a caso. Entrerete nella storia e la assaporerete pagina dopo pagina. In mezzo al caos gusterete i sentimenti e vi crogiolerete nell’eros, ne vorrete il più possibile in quel momento preciso in cui lo avrete, perché non saprete se ne avrete ancora occasione. Fino ad arrivare al finale… e correrete ad acquistare il volume successivo. Perché vorrete sapere cosa accade… e spererete ancora.
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