Recensione: “Il Cigno d’Argento” di Amo Jones – Elite King’s Club #1
Ho scelto di leggere Il cigno d’argento di Amo Jones attirata principalmente dalla trama.
Personalmente, anche se sono alla vigilia delle trenta primavere, amo ancora indugiare in romanzi con ambientazioni scolastiche, che di solito regalano letture leggere e d’evasione.
Questo libro, però, mi ha portato in ben altri luoghi dato che, anche se la trama non lo lascia trasparire, contiene anche una buona dose di thriller unito al fantasy e, vagamente, al dark romance.
La protagonista principale è Madison, una ragazza che a primo impatto sembra aver tutto ciò che si possa desiderare essendo l’unica figlia di un uomo molto facoltoso, ma che in realtà ha alle spalle una storia poco piacevole. Il padre è spesso assente per lavoro, la madre è morta in maniera violenta e non ha amici su cui poter contare.
Dopo il recente matrimonio dell’unico genitore si trasferisce negli Hamptons, sperando di poter ricominciare da zero. Nel nuovo istituto attira subito l’attenzione del gruppo più esclusivo e popolare, l’Elite King’s Club, e in particolare del capo banda, Bishop.
Il primo scambio di sguardi apre le porte a una serie di vicende strane, spesso estreme e pericolose.
Ahimè, devo dire che i protagonisti di Amo Jones non mi hanno per nulla colpito, perché li ho trovati davvero troppo irreali e incoerenti.
Madison, tra le varie vicende, ha momenti di intimità con almeno tre dei ragazzi del gruppo. Non è di certo stata la libertà sessuale della ragazza a farmi storcere il naso, ma il fatto che queste relazioni non trovano nessuna spiegazione. Il personaggio si lascia andare con estrema facilità, a volte per ripicca, per rispondere a una provocazione o perché eccessivamente ubriaca, arrivando anche a pomiciare con il fratellastro appena conosciuto, Nate.
Viene spesso avvisata da chi la circonda di non frequentare questo misterioso gruppo, ma lei ignora tutti, anche quando la situazione diventa pericolosa. Continua a cercarli e a perdonare eventi gravi come le aggressioni, le minacce di morte, le telefonate minatorie e i messaggi inquietanti.
I membri dell’Elite King’s club mi sono sembrati al limite del bipolarismo dal momento che alternano, nei confronti della protagonista, comportamenti violenti ad atteggiamenti d’affetto e protezione.
In breve, tutti quegli elementi che dovrebbero creare suspense e mistero sono eccessivamente esasperati e perdono efficacia.
Devo ammettere che ho fatto molta fatica a comprendere e giustificare i pensieri e le azioni dei personaggi. Ho trovato inspiegabili anche altre scelte narrative dell’autrice. Ad esempio: è davvero possibile che il padre di Madison si ricordi di avvisare la figlia della presenza e dell’esistenza di un fratellastro solo quando la giovane se lo ritrova in casa?
Queste piccole mancanze, certamente non indispensabili ai fini della trama, disturbano un lettore più attento e mi hanno portato a un calo di interesse già dai primi capitoli.
Ho trovato piacevole, invece, lo stile di scrittura dell’autrice, che utilizza espressioni semplici e immediate. Non ci sono capitoli vuoti o descrizioni infinite che hanno l’unico scopo di allungare il brodo.
A mio parere, quindi, una bella forma con un contenuto opinabile. Non ho apprezzato il fatto che il libro tratti con frivolezza argomenti delicati, manca di introspezione, e in alcuni punti l’ho trovato anche diseducativo.
Il cigno d’argento è solo il primo volume della serie, mi auguro quindi di potermi ricredere leggendo i seguenti, anche perché troppe domande restano ancora inspiegate.