Recensione: Il conte di Long Island (Honorable Men Series Vol 1 ) – Jd Hurt
Review Overview
Ci sono brividi che aspettano solo le dita giuste.
La pelle da toccare.
Gli occhi blu come la gloria e il potere.
Il mistero.
Quelle labbra che ti strappano il sapore dalla bocca.
JD Hurt ci ha abituati alla sua grande capacità nel pianificare e dipanare trame incredibilmente intricate, e questo Conte di Long Island esalta precisamente questo aspetto, come una decina di stagioni di Beautiful condensate in un romanzo di mafia italiana a New York. Una guerra per il potere tra diverse famiglie che sono, sì, contrapposte tra loro, ma anche stranamente interconnesse da legami extraconiugali. All’interno di tutto questo caos scatta la passione tra il Conte e Rose, un’attrazione che va combattuta per una serie infinita di motivi, tra cui la differenza d’età e l’appartenenza a cosche diverse sono i meno importanti.
Si tratta di un romanzo intenso, passionale, dove l’amore sbagliato, negato, impossibile combatte contro non solo la provenienza dei personaggi, ma anche la loro coscienza. Un amore che non può essere accettato da nessuno, neppure da loro stessi.
I personaggi, non solo i primari, hanno una stratificazione e uno spessore toccante, ognuno con un passato doloroso a giustificare le sue azioni e una introspezione piena e coinvolgente.
L’erotismo è sporco, perverso, ma non supera mai il filo sottile che sta tra la violenza e la condiscendenza.
La trama thriller, come dicevo, è complessa e intrigante, capace di tenere alta la tensione e la suspense fino alla fine, quando tutto verrà spiegato in modo comprensibile. Alla storia passionale tra il Conte e Rose si intreccia quella tra i protagonisti del prossimo romanzo, che mi auguro esca il prima possibile. Anche questa, infatti, è una relazione torbida, proibita, che mescola i popoli serbi e croati.
Il suo corpo vibra da capo a piede: “mi ami, Tony?” domanda stravolta “E’ questo per te l’amore?”
L’amore. E’ il rosa del mondo.
Io respiro nel nero. Devo ammantarla nella mia notte per poter continuare a vedere con l’unico occhio che mi rimane.
“Sono troppo cattivo per poter amare, Lolita” con una manata raccolgo il mantello da terra. “L’amore è per i buoni. Ma lui è peggio dei gangster; bisogna vivere secondo le sue regole se si vuole andare avanti. Invece quel bastardo non è tenuto a darci nessuna spiegazione quando ci nega il conforto di qualcuno che ci corrisponda” continuo ad avanzare. “Il mio volerti non è amore. E’ il cancro di non riuscire a lasciare la presa. Con te entro ed esco dall’adrenalina almeno un milione di volte al giorno. Tu sei il buco al centro di me dove cade ogni respiro. Con te rimango in apnea e mi piace soffocare”.