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Recensione: Il convento dei segreti di Giada Trebeschi

Titolo: Il convento dei segreti

Autore: Giada Trebeschi

Editore: Newton Compton Editori

Genere: Narrativa Storica

Data di pubblicazione: 3 Marzo 2022

Un velo non basta a piegare il suo animo
Catania, 1669.
 Ancora giovanissima, Agata è costretta dalla famiglia a entrare in un convento di clausura. Poco importa che non abbia alcuna vocazione: le sue suppliche restano inascoltate ed è obbligata a prendere i voti, diventando suor Immacolata. Il suo temperamento ribelle è motivo di diffidenza da parte delle altre monache, e Immacolata si trova presto isolata e malvista. Neppure sua cugina Elisabetta, educanda in attesa del matrimonio, rappresenta per lei motivo di sollievo: la ragazza non perde occasione per denunciare la cugina alla badessa, che le infligge punizioni severissime. Solo l’improvviso arrivo in convento di Maria Grazia, esperta pasticciera, riesce a cambiare qualcosa nella triste monotonia della vita claustrale. Tra lei e Immacolata nasce infatti un’insperata complicità, che si trasforma, giorno dopo giorno, in una vera e propria amicizia. Le due ragazze cominciano a confidarsi, raccontandosi i rispettivi segreti. Ma sono segreti pericolosi. Perché Maria Grazia non è chi dice di essere. Gli eventi tragici e inconfessabili del suo passato potrebbero mettere a rischio la sua vita. E non solo la sua…
Le mura di un convento possono nascondere inconfessabili segreti
La storia travolgente di una donna che non vuole rinunciare alla propria libertà

Care Fenici, questo libro ha suscitato in me un miscuglio di tante emozioni diverse, tra cui l’odio, l’astio ma anche la rivalsa. L’ho letto tutto d’un fiato fino a fare le ore piccole ma ne è valsa la pena! Non sono mai stata una gran credente né tantomeno praticante ma conosco la vita delle suore, almeno dall’esterno, e anche se ora, prima di intraprendere quella via, bisogna esserne veramente convinti con, volendo, la possibilità di abbandonarla, un tempo non era affatto così.

Siamo nel 1600 circa a Catania, dove la giovanissima Agata, figlia di alto lignaggio, è costretta dalla famiglia a prendere i voti e viene rinchiusa senza via d’uscita nel convento delle benedettine, tutto questo per evitare di dividere il patrimonio. E come lei moltissime altre giovani, seppellite in convento, più morte che vive nell’animo. Agata, o meglio, Suor Immacolata, ha un che della Monaca di Monza ma con un finale nettamente diverso. Tutta la prima parte del romanzo è lenta, volta a far respirare al lettore l’aria stantia di una vita non desiderata e preghiere miste a pianto rimaste inascoltate. In convento i giorni sono sempre uguali, ma non avendo particolari incombenze le stesse “sorelle” si pugnalano alle spalle e Suor Immacolata è tutto tranne che dolce e remissiva. La sua quotidianità procede lentamente ma a peggiorare la situazione ci pensa la cugina Elisabetta, che gode di più ampi vantaggi essendo la promessa sposa di un principe. Senza spoilerarvi niente, vi assicuro che ha quel che merita e, per quanto la scena sia molto cruda, un po’ ci ho goduto!

Ed è qui che viene alla luce la vera indole di Suor Immacolata: altro che ragazzina spaventata, dentro di sé ha la lava dell’Etna. Le cose cominciano a migliorare con l’arrivo di Suor Maria Grazia, una pasticcera bravissima che porterà al convento più fama e anche meno fame. Entrambe stringeranno ben presto amicizia, rinsaldata dall’arrivo di una giovanissima (diciotto mesi, mannaggia!) oblata, ossia una bambina destinata a diventare suora, senza possibilità di scelta. Suor Maria Grazia nasconde un segreto, bello grosso in effetti, e un po’ come la mitica Maria Claretta (personaggio del film Una svitata in abito da suora) si sta nascondendo da un uomo pericoloso che la vuole morta. A proteggerla ci pensa Giorgio, il bravo di quell’uomo, ma anche fratello di latte (stessa balia) della suora pasticcera.

Giorgio è un criminale, di nefandezze ne ha combinate parecchie, ma nel profondo qualcosa di salvabile c’è.Sarà la sua oscurità a fargli trovare un’anima affine in Suor Immacolata, due persone diverse come il giorno e la notte ma unite dal medesimo destino. Non sono romantica? A proposito di romanticismo, lo si trova solo in una scena, talmente struggente che un paio di lacrimucce le ha fatte scendere pure a me. Quindi sì, c’è una storia d’amore, più di una in verità, ma quella principale riguarda Agata e Giorgio, che si conosceranno dal vivo, in più modi, in una delicata situazione. Il lieto fine, tuttavia, non è scontato, bensì sarà irto di trappole, violenze efferate ma anche avventure, fino ad arrivare a una conclusione giusta e inaspettata.

Ho apprezzato tutto di questo libro, in particolar modo l’uso del dialetto siciliano del periodo (tranquilli, ci sono le traduzioni), le violenze non vengono risparmiate e l’autrice mostra un grande talento nel raccontarci la storia senza esagerare, servendosi di due personaggi che di eroico non hanno nulla, ma è proprio il loro anti eroismo a rendermeli quasi reali. Purtroppo, una pecca c’è: non ho apprezzato il finale super veloce senza un epilogo degno di questo nome. A parte ciò, non ci sono altri difetti degni di nota e, se amate le storie complicate con un certo grado di crudezza e un fondo di verità, questo volume fa per voi. Detto ciò, non mi resta che augurarvi buona lettura.

 

 

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