Recensione: Il Folle di Manhattan – Serie: Honorable Men Series Vol. 5 di JD Hurt
Titolo: Il Folle di Manhattan
Serie: Honorable Men Series Vol. 5
Autore: JD Hurt
Genere: Dark mafia romance
Editore: self
Target: +18
Data di pubblicazione: 20 dicembre 2022
- Il conte di Long Island
- Lo zingaro del SoBro
- (spin-off) Dobermann
- (spin-off) Raptor
- L’avvocato della mafia
- L’ottavo re di Roma
- Il folle di Manhattan
L’ho amata prima di un affetto tenero, poi di un amore infinito.
Era la sola cosa che mi rendesse umano; quando l’ho persa sono impazzito di dolore e violenza. Per lei ho cambiato faccia, vita, testa. Ora che l’ho ritrovata nessuno potrà portarmela via.
Io sono Carlos Ramon Ruiz, un mafioso, un pazzo, un politico e batterò a tappeto tutta New York per averla.
Sono stata rapita due volte, maltrattata, vilipesa. Ora che sono tornata nel mondo civile tutti dovranno tremare. Io sono Suzana Ilievic, una principessa della mafia, ma anche una donna in pezzi.
Batterò a tappeto tutta la Grande Mela per trovare il mio aguzzino e punirlo.
Sì, parlo proprio di lui: Carlos Ramon Ruiz, l’uomo che mi ha rovinata.
Carlos e Suzana: quando l’amore deve cibarsi dell’odio per sopravvivere.
Nota dell’autrice: Il Folle di Manhattan è un dark – suspense – mafia – age gap romance. Per via delle scene violente e sessualmente esplicite contenute nel libro è destinato a un pubblico adulto e consapevole. Per comprendere trama e personaggi è necessario aver letto i quattro volumi precedenti più lo spin off “Dobermann”. È un romanzo autoconclusivo.
Credevo di essermi finalmente formata uno scudo dopo lo stupro; in fondo c’ero pure riuscita. Solo che era in ceramica. L’ho capito prima, quando si è crepato e ho visto i pezzi sgretolarsi. Ogni pezzo tintinnava questa frase: Cruz, perché m’hai abbandonata?
Eccoci purtroppo arrivati all’ultimo capitolo della serie Honorable Men (alla quale speriamo vengano aggiunti presto altri spin-off). Innanzitutto vorrei dire che ho apprezzato l’eleganza con cui si è fatto un riepilogo dell’intreccio rimasto in sospeso dalle puntate precedenti, perché gli antefatti, e i personaggi coinvolti, sono molti e intricati. L’autrice è riuscita a riportarci alla mente in modo graduale e poco invadente i principali punti di svolta, dandoci modo di riallacciarci perfettamente ai vari fili lasciati in sospeso nei volumi precedenti.
I due protagonisti, Carlos e Suzana, hanno una differenza d’età notevole, e il timore di un rapporto incestuoso ai limiti della pedofilia mi aveva toccata ogni volta che nei libri precedenti si accennava a una loro possibile liaison. Tuttavia il tema è stato trattato con cura, e devo dire che proprio la natura e la delicatezza del loro legame è la cosa che più mi ha colpita nel romanzo: la tenerezza e la purezza di un legame affettivo sincero maturato in modo spontaneo a causa (o grazie) alle storie così difficili e particolari che ognuno dei due ha dovuto affrontare.
Carlos, il narcotrafficante che a soli otto anni la madre ha fatto torturare per affinare la sua scorza, e Suzana, rapita più volte fin dalla tenera età.
“Dove vuoi portarmi?” Suzana mi mette di fronte a me stesso. Magari lo sapessi, ma di una cosa sono certo: non posso lasciarla andare. Perché? Vi state chiedendo. Volete sapere se la amo? La verità è che abbiamo tutti delle dipendenze, passiamo il tempo a cercare di schivarle. È quando le soddisfiamo che inizia la nostra autodistruzione. Io mi autodistruggo di lei. Questa è l’unica riposta che posso darvi. “In un posto dove ti convincerai a volermi” ammetto nudo nell’anima e nel cuore.
Ciò che spinge Carlos e Suzana tra le braccia uno dell’altra non sono tanto una passione sfrenata o un’ossessione martellante, quanto un sentimento profondo e devoto; la ragazza rappresenta per lui il miraggio di una possibile redenzione, un senso di libertà, nuove possibilità e speranza. Lei è la luce, l’occasione di fare finalmente qualcosa di giusto dopo tanto orrore, violenza e morte; quel qualcosa di buono che raddrizza la sua vita. Ciò che prova per lei, ancora prima della passione, scaturisce da un amore filiale e incondizionato per una bambina che ha visto nascere, crescere e sbocciare.
D’altro canto Carlos rappresenta per Suzana il principe azzurro, il conforto, il calore, la speranza. Ma a differenza delle altre figure che le stanno attorno e, che continuano a vederla come una ragazzina da proteggere, Carlos è anche un mentore, quella persona che le dà fiducia in se stessa, che crede in lei e nel suo potenziale, nella possibilità che lei diventi la persona che merita di essere, e quindi la vede come qualcosa di enorme, bellissimo, meraviglioso e infinito.
“Da oggi tu sei il cactus e io il palloncino. Ogni volta che starai male, potrai strofinarti su di me. Non importa se scoppierò, sarò il morbido che attutirà i tuoi danni” sussurro.
Il legame è quindi strettamente intrecciato al loro intimo senso di umanità e bisogno di conforto, di speranza, di sentirsi completi e dotati di prospettiva.
Cosa potrebbe mai ostacolare qualcosa di tanto profondo e naturale?
Intrighi, incomprensioni, un fraintendimento, misteri che perfino noi all’inizio fatichiamo a scorgere: il peggior male che può essere fatto a una ragazza che è già stata rapita più volte, torturata, segregata, abusata sarà l’ennesima esperienza a pesare sui suoi traumi, sulla sua fiducia in se stessa, e farà esplodere la rabbia, la voglia di vendetta, e incrinerà definitivamente la sua fiducia nelle persone. Portata al punto di rottura, Suzana scaricherà i suoi tormenti proprio sull’unica che rappresentava la sua luce.
“Ma cosa vuoi farne di me?” ne sbircio il profilo, mentre si accanisce sul volante e sul mio mondo. “La mia dannata storia” ringhia. Solo che io non posso dargli una trama, non quando conosco a malapena le pagine della mia vita e quelle poche che ho letto sono un inferno.
Non svelerò nulla dell’intreccio misterioso che vede qualcuno tramare per metterli uno contro l’altro. Ma è delizioso il modo in cui i protagonisti riescono a stare vicini ma non troppo, a parlarsi senza confidarsi, a indagare sui sentimenti dell’altro combattendo allo stesso tempo i propri, riuscendo a curare lentamente le rispettive ferite, a recuperare la capacità di concedere fiducia, a darsi delle nuove possibilità riuscendo ad affrontare un pezzo di verità alla volta.
Ognuno dovrà compiere un suo percorso per superare il passato traumatico, prima di essere pronto ad amare di nuovo: Suzana prova un sentimento ambiguo, troppo confusa da eventi e ricordi incoerenti e dolorosi, anche se la parte più intima di sé sa quello che rappresenta quell’uomo forte e viscerale. D’altro canto, l’orgoglio di Carlos lo spinge a rigettare il sentimento forte di tenerezza, affetto, completezza che ha sempre provato nei confronti della ragazza. Il rifiuto scatena tutte le sue emozioni più negative e lo porta a fare atti sconsiderati, ma più lei si addolcisce e si affeziona a lui, più anche lui guarisce e riscopre quel collante, quella dea che aveva venerato fin da piccola.
“Sei un’apatica che soffre, un’egoista che dona troppo agli altri, un’astemia che si rifugia nell’alcol. Sei il disastro che raddrizza il mio mondo del cazzo”. E sei ancora l’unica via che vedo di fronte vorrei aggiungere, ma lei mi guarda in quel modo. Come mi scrutava da piccola, quando gli altri ci spiavano precipitare, ma noi stavamo volando.
Tutte queste emozioni contrastanti e fortissime vengono compresse in una canna di pistola pronta a esplodere, e a esse si somma il riconoscimento a pelle dei loro corpi, che li attrae uno verso l’altro a prescindere dalla razionalità. Se la mente dice loro di odiarsi e stare attenti a non mettere in gioco il cuore e a cercare vendetta, l’istinto li porta inevitabilmente ad accogliersi l’un l’altro, perché solo stando insieme si sentono in pace.
Lei ha tanti di quei traumi da essere rovinata per la vita, e Carlos la sta aiutando con la tenacia di un bulldozer, dimostrandole il suo affetto e obbligandola ad accettarlo, perché lui rimane pur sempre un narcos che si prende quello che vuole.
Lo so che dovrei rassegnarmi; se fossi normale lo farei. Ma la differenza tra me e gli altri è che io ho sempre equiparato la vita a un tramonto. Pretendo i colori più spettacolari; forse questo è il mio vero peccato.
Dopo le iniziali peripezie, i nostri protagonisti raggiungono un momento di stasi, una possibile illusione di felicità in cui possono stare insieme e iniziare una nuova quotidianità.
Privata per troppe volte della sua libertà di decidere, Suzana ha bisogno di tempo per leccarsi le ferite e imparare di nuovo a vivere, amare, fidarsi. Ma una volta recuperata sicurezza capisce di poter lasciare andare un po’ di controllo a favore di una relazione affettiva.
Finalmente liberi dall’acredine tra le famiglie (ricordiamo che i genitori di Suzana odiano Carlos a causa di vicende passate), accantonata la mafia e la violenza, Carlos ha l’occasione di rifarsi una vita, di ricominciare da capo, dimenticare di essere un narcotrafficante e impegnarsi totalmente nello scopo di far innamorare Suzana di sé per la seconda volta.
“nulla. È solo il mio stupido corpo che agisce da solo. Dopotutto, ti sbagli: sono davvero una puttana”. Adesso mi aspetto che mi scuota, magari che mi dia davvero della troia. Non è forse lo sport preferito degli uomini? Invece appoggia il palmo delle mani sulle mie che sono aggrappate ai bordi della sua t-shirt e sussurra rauco: “perché mi rendi così difficile provarci con te?” “Perché se te lo rendessi semplice non ci proveresti più”.
Eppure… un conto è ciò che si desidera, altro conto è ciò che si è.
Essere “la persona che si merita di essere” non significa rivestire i panni glitterati di un fantoccio perfetto. Significa accettare noi stessi per quello che siamo, lati oscuri e lati luminosi: mettere maschere e fingersi qualcun altro può sembrare una soluzione fantastica, ma non potrà mai farci sentire soddisfatti davvero. Se poter indossare i panni patinati di qualcun altro e vivere la sua vita da favola può dare sollievo in un momento in cui abbiamo bisogno di riprendere le forze, alla fine è necessario fare i conti con la persona che siamo davvero, per quanto acciaccata, ferita, rovinata; accettarci così come siamo, con i nostri difetti e il nostro passato pieno di inciampi, e solo mostrando la nostra vera personalità sapremo di essere amati fino in fondo, in modo vero.
Giuro che metterò in fila tutte queste tessere spaiate. Una volta incastrate darò fuoco all’intero puzzle. Lo giuro sull’onore di Carlos Ramon Ruiz. È finito il tempo delle regole, ora inizia quello del sangue. Io nel sangue ci ho sempre sguazzato da Dio. Voi lo sapete bene.
Due protagonisti intensi e toccanti. Carlos, il bambino addestrato nella giungla a suon di torture, rimane una caratterizzazione perfetta di un ragazzo impulsivo, brutale, che ha bisogno di luce, di speranza. Eppure non manca di una certa dose di dolcezza, di tenerezza selvatica.
E Suzana, nonostante tutto quello che ha vissuto, rimane una bambina assetata di poesia, bisognosa di un principe azzurro e di scorgere nella vita quel lato fiabesco che non ha potuto assaporare a causa di un’infanzia rubata.
“Era amore, perdio! L’amore non è una grande cosa, come dicono gli scrittori e i pazzi di Hollywood, è un milione di piccole cose. Alcune bellissime, altre tutte sbagliate. Ma sono quegli sbagli a renderci umani e talvolta proprio dagli errori nascono gli splendori. Carlos, tempo fa, mi ha detto una cosa pazzesca: t’ho amata controtempo, allora ho contato le ore e i minuti affinché ci raggiungessimo a metà strada. Non azzardarti a definirlo un amore pedofilo, chiamalo un amore contro le regole e i minuti.”