Recensione: “Il gioco del suggeritore” di Donato Carrisi (Ciclo Mila Vasquez #4)
Care Fenici, oggi Lucia ci parla di “Il gioco del suggeritore” di Donato Carrisi
Una villetta isolata nel bosco. Una famiglia che ha rinunciato a ogni cosa, compresa tutta la tecnologia che ci circonda, pur di trovare la pace. Invece, troverà la morte. Una strage con un colpevole… Ma senza cadaveri. Un assassino senza passato, senza identità. Senza alcuna presenza su Internet, un uomo che per tutta la sua esistenza è riuscito a sfuggire alle telecamere di sorveglianza. Un enigma in carne e ossa, che non rivela dove ha celato i corpi… Anzi, non pronuncia nemmeno una parola. Solo una muta, inquietante convocazione. Un nome: quello di Mila Vasquez.
È dal buio che vengo. Ed è al buio che ogni tanto devo ritornare…
Dopo il finale adrenalinico e sorprendente del “L’uomo del labirinto” Maria Elena Vasquez, si è dimessa e ha deciso di fare la madre, rinunciando al suo lavoro nel Limbo. Per la prima volta ha messo la figlia Alice davanti a quella che era la sua missione: trovare le persone scomparse. Ora vive in riva a un lago, tentando di avere una vita normale. Ma il buio che lei ha sempre sentito cercarla, non vuole lasciarla andare, e l’arrivo di Johanna Shutton, “Il Giudice” spezza la sua quiete la riporta al peggiore dei suoi incubi.
Un gioco a cui si può accedere solo da vecchi Pc, un uomo completamente coperto di tatuaggi, coordinate geografiche da trovare nel più breve tempo possibile, personaggi che si lasciano alle spalle ogni tecnologia per fuggire… ecco gli elementi di questa nuova, inquietante immersione nei meandri più oscuri dell’animo umano. Vedrà Mila costretta a una pazza corsa contro il tempo, in compagnia di un vecchio amico che non le rifiuta il suo aiuto. E ancora una volta, il buio inghiotte il lettore, facendogli credere ciò che non è, e dandogli l’illusione di aver capito per scoprire poi, dopo qualche pagina, che niente è come appare, perché…
La mente vede ciò che la mente vuole vedere.
Cominciare a leggere un libro di Carrisi è come montare sul seggiolino delle montagne russe e cominciare una corsa folle, in cui non puoi prevedere in alcun modo dove andrai a finire, e quali svolte prenderai. Ancora una volta seguiremo Mila in un’indagine un po’ surreale, che ci porterà in un mondo senza regole, dove tutti i più perversi desideri possono essere soddisfatti, dove non c’è nessuna legge e nessun castigo, incontrando personaggi incredibilmente caratterizzati che rimangono a lungo impressi nella mente del lettore.
Ma è il personaggio di Mila quello che sicuramente colpisce di più nel bene e nel male. La sua alessitimia la rende estremamente originale e serve come scusante per molti suoi atteggiamenti davvero incredibili. La sua insana curiosità che la mette in pericolo e la sua incapacità di valutare attentamente i rischi a cui va incontro, sono aspetti che finiscono per isolarla anche dai suoi amici, permettendole però quasi sempre di mantenere il sangue freddo necessario per collegare fra loro brandelli di indizi. La sua forza, vero tallone di Achille, è la brama di conoscere e quella patologia che non le permette di provare emozioni.
L’alessitimia era la sua maledizione e anche la sua corazza. Però c’era un prezzo da pagare. La mancanza di empatia era una pericolosa affinità coi mostri che si nutrono della sofferenza delle proprie vittime senza riuscire a provare pietà per loro.
Voglio vedere cosa c’è dietro al sipario, guardare negli occhi il mago e smascherare il trucco.
Qui per la prima volta, cominciamo a conoscere meglio anche Alice, personaggio che sembra destinato ad avere sempre più spessore, e su cui pende l’ombra di quel padre per lei così importante, ma che in realtà non ha mai conosciuto davvero.
È stato piacevole anche ritrovare Simon Berish che ha preso in carico il Limbo; un poliziotto solitario che i colleghi evitano, e che in passato è stato accusato ingiustamente, ma che risulta incredibilmente bravo negli interrogatori: «Tutti vogliono parlare con Simon Berish» e che per Mila si era già rivelato un amico leale e sincero.
E non potrete rimanere indifferenti di fronte al personaggio di Joshua, una dolcissima creatura per cui ho provato una tristezza infinita.
Carrisi è uno scrittore incredibilmente talentuoso, capace di intessere trame straordinariamente intricate, che avvincono fino all’ultima pagina. I suoi finali poi, che aprono sempre nuovi spiragli ci lasciano con il desiderio di scoprire cosa debba ancora succedere, perché il male non può essere fermato, c’è sempre qualcuno in attesa di colpire nell’ombra. Ad ogni domanda che ottiene risposta, ce ne sono altre che attendono spiegazioni.
È stato un libro che ho letto senza riuscire a chiuderlo fino alla parola fine, e che mi ha davvero regalato forti emozioni. Si può leggere come Stand-Alone ma aver letto i precedenti, permette una visione d’insieme molto più articolata e dettagliata, offrendo un’esperienza di lettura ben più completa e interessante, che non può sfuggire a chi ama il genere.
Solo due cose mi hanno lasciato perplessa: durante la lettura vedrete spesso Mila prendere una sostanza chiamata “Lacrima d’angelo”, ma questa risulta essere una pianta sempreverde che si chiama Billibergia, e l’unica droga che ha un nome assonante è la comune “Polvere d’angelo”. Poi la Niacina, che fa finire l’effetto della Lacrima, risulta essere la comune vitamina B3. Questo è ciò che ho trovato in internet ricercando i nomi dei prodotti assunti, e mi sono chiesta perché non usare una comune droga, oppure qualcosa di completamente inventato.
#1 Il suggeritore
#2 L’Ipotesi del male
#3 L’uomo del labirinto
#4 Il gioco del suggeritore