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Recensione: Il macellaio di Cleveland di D.M. Pulley

Titolo: Il macellaio di Cleveland
Autore: D.M. Pulley
Editore: Amazon Crossing
Genere: Thriller
Data di pubblicazione: 26 gennaio 2021

Due donne lontane nel tempo sulle tracce del più spietato serial killer di Cleveland

Cleveland, 1932: nel pieno della Grande Depressione, un serial killer conosciuto come il Macellaio terrorizza i bassifondi della città. Ethel Harding, una prostituta dal passato buio che cerca soltanto di sopravvivere, trova rifugio in una missione… ma la facciata religiosa nasconde oscuri segreti, ed Ethel potrebbe non uscirne viva.

Sessant’anni dopo, i resti del corpo martoriato di Alfred Wiley vengono rinvenuti nei boschi. Kris, la figlia, non può accettare la dura verità che la polizia continua a sbatterle in faccia. Finché innominabili segreti cominciano a svelarsi: un detective sulle tracce del padre, un sito web dedicato agli omicidi di un serial killer degli anni Trenta, archivi scomparsi, libri rubati, una missione abbandonata…

Separate da decenni di distanza, Ethel e Kris si trovano entrambe sulle tracce del più noto serial killer di Cleveland. E per scoprire la verità entrambe mettono in gioco la vita.

Il macellaio di Cleveland è un serial killer realmente esistito e mai identificato dalle autorità. Questo romanzo cerca di dare una risposta al mistero con un epilogo di fantasia non ben riuscito.
La storia inizia con Kris che deve fare i conti con la scomparsa del padre, un burbero cacciatore con il quale ha sempre avuto un rapporto di odio/amore. Lei, che si era trasferita da poco, quando torna a casa, scopre che il padre, prima di sparire, stava facendo delle ricerche sul Macellaio di Cleveland.
La narrazione, però, è divisa in due filoni: c’è Kris, nel 1999 che cerca di fare chiarezza su ciò che è accaduto a suo padre, e c’è Ethel, nel 1938, periodo in cui gli omicidi del macellaio pazzo erano avvenuti, prostituta alcolista e squattrinata che inizia, per caso, a indagare sui misfatti e sul mistero nascosto dietro l’assassinio dei suoi amici senzatetto.
Questi due filoni narrativi si incrociano alla fine, quando Kris verrà a scoprire che gli omicidi non sono mai cessati e sono opera di un gruppo di suprematisti bianchi che invocano il repulisti delle strade da quelli che per loro sono abomini in terra: criminali, prostitute, neri, ebrei, etc.
Il fatto che il romanzo sia a due voci mi ha salvato dall’assistere costantemente alla stupidità di Kris: una giovane donna petulante, dal carattere fastidioso e dall’indole sospettosa e paranoide. Le parti, infatti, in cui la protagonista era Ethel mi sono piaciute molto di più perché la squattrinata prostituta è una donna combattiva, sagace, intelligente e molto forte.
Praticamente, ogni volta che si passava all’anno 1999 mi veniva da mettermi le mani nei capelli nel leggere i dialoghi tra Kris e l’amico Jimmy: a onore del merito, devo ammettere che costruire un personaggio così rompiscatole non è cosa da tutti, quindi, comunque, faccio i miei complimenti alla scrittrice.
Al termine del romanzo, l’autrice spiega un po’ da cosa è nato questo libro: i crimini del Macellaio non hanno mai avuto un colpevole e D.M. Pulley ha ben pensato di immaginarsene uno, anzi, molti, addirittura una intera setta di nazisti… Ecco, il fatto che si parta da un presupposto vero e si arrivi a un finale di fantasia mi ha lasciata leggermente basita, avrei preferito una ricostruzione del caso del mostro di Cleveland senza l’interposizione di una storia inventata di sana pianta, oltretutto, non sempre vincente nei contenuti.
Lo stile del romanzo è lineare, la storia si fa leggere volentieri anche se ci sono dei punti in cui risulta noiosa (soprattutto, repetita iuvant, nelle parti che vedono come protagonista Kris!) e il finale non solo è scontato ma è anche mal spiegato: sembra, a un certo punto, che i membri della setta siano ovunque, infiltrati anche nella polizia di Cleveland, eppure Kris e Jimmy vengono messi sotto copertura lontani da quella stessa città… dopo aver scoperto chi è realmente il Macellaio, avrei preferito un epilogo in cui venisse dichiarato anche dalla polizia il ritrovamento del killer, insomma, una risoluzione più definitiva.
La storia sentimentale che dovrebbe vedere come protagonisti Kris e lo squatter Jimmy è, secondo il mio modesto parere, a dir poco deludente anche se, sicuramente, non è questo il genere di libro dove poter reperire una bella storia d’amore.
Insomma, tutto sommato sono arrivata alla fine del romanzo senza tante emozioni, né sconvolgimenti: apprezzo moltissimo la ricerca storica dell’autrice e il fatto che, all’inizio di ogni capitolo, ci fossero degli stralci di giornale con le vere notizie in merito al caso sul Macellaio, ma la storia disegnata intorno alla realtà non è stata all’altezza delle mie aspettative.

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