Recensione: “Il mercante di profumi” di Enedhil e Gabrielle (serie Anthes #1)
Care Fenici, Nayeli oggi ci parla di “Il mercante di profumi” di Enedhil e Gabrielle
Esistono notti senza luna in cui le stelle sono destinate a brillare più forte, come quella in cui ha inizio questa storia.
La storia di un mercante di profumi che compare nel regno senza confini di un popolo senza re.
Mastro Tillion è un giovane arrivato da poco a Leithras, le Terre di Passaggio dove dimorano gli Eletti, stirpe impura nata dalle prime unioni tra Uomini ed Elfi.
Accompagnato solo dal proprio cavallo, prende una stanza alla Locanda delle Anime Perdute e inizia a farsi notare per l’atteggiamento sfacciato e sicuro. Ma un mercante di profumi nasconde molti segreti e non sempre essi sono legati alle essenze che crea. Per Tillion il segreto più grande è la vita che ha lasciato indietro, fatta di battaglie e di perdite, insieme a un nome che non dovrebbe essere pronunciato: Valadier, erede al trono di Riselden. Deciso a non farsi rovinare gli ultimi mesi prima del ritorno a casa, Tillion passa il tempo a inventare fragranze improvvisate e a condividere il letto con compiacenti fanciulle. Fin da subito, però, ad attirare la sua attenzione è il vicino regno di Mithren, popolato dalle creature immortali di cui ha tanto sentito parlare nelle leggende. Attraversati quei confini, i suoi semplici piani iniziali prendono una piega inaspettata quando si imbatte in un elfo che dimostra di essere molto diverso dagli altri. Idalion, Capitano dei Guardiani, è uno spirito libero e selvaggio, figlio della Natura e della Foresta. Rispettato e apprezzato per la sua abilità nel comandare e per l’estremo coraggio in battaglia, il guerriero cela dietro a una maschera di distacco e superbia il difficile passato dei millenni che ha affrontato. Diviso tra gli addestramenti degli allievi e la lotta contro il nemico che minaccia la sua gente, l’elfo non perde comunque occasione di trascorrere delle ore di passione con gli amanti che sceglie per poche notti. Affascinante e intransigente, Idalion ha delle regole ben precise e nessuna intenzione di infrangerle. Ma ha anche un punto debole: i Mortali. Dopo i primi incontri carichi di tensione e i continui scambi di battute a cui nessuno dei due è disposto a cedere, i loro diverbi si trasformano in una seduzione che va oltre quella di un profumo. Agli opposti eppure simili, il mercante e il Capitano iniziano a incrociare sempre più spesso le loro strade, fino a quando quel cammino li porta a scontrarsi con lo spietato pericolo che incombe sulla Foresta di Cenere. Nei momenti passati insieme, Tillion scoprirà che non si può sfuggire al proprio nome e che spesso alcune verità devono essere celate per proteggere un bene più importante. Perché ci sono notti senza luna, segnate da dolore e cicatrici, e notti di luna piena da cui può dipendere il destino di un intero popolo.
L’ambientazione di Anthes è quella dei fantasy epici; un contesto medievaleggiante in cui diverse razze, tra cui umani, elfi e mostri che paiono incroci uomo-lupo, convivono in territori vicini.
I due protagonisti sono degli amanti molto attivi: Valadier seduce indistintamente donne e uomini, anche se nei confronti di questi ultimi ha sperimentato meno, a causa dei limiti morali del tempo; mentre Idalion concupisce prevalentemente persone del suo stesso sesso, con un debole per la razza mortale, in particolare uomini che non hanno mai provato questa esperienza.
«Lo fai sembrare un atteggiamento disdicevole!» esclamò a quel punto Idalion, sorridendogli però divertito da quella affermazione. «Io non uso… o sfrutto i miei amanti.»
«No di certo. Tu li cerchi, li segui, li confondi, li seduci e ti compiaci di come le tue doti riescono a farli cedere irrimediabilmente, abbattendo ogni loro ritrosia e strappando ogni vergogna che possono possedere. E ti senti ancor più appagato quando a cadere è un giovane o un uomo, perché le fanciulle sono molto più inclini a perdersi tra le tue braccia.»
Valadier e Idalion hanno un rapporto decisamente “non esclusivo”, e si cercano con quel senso di leggerezza che non include sentimenti. Tuttavia ci rendiamo conto che tra loro c’è una sorta di affinità, di scintilla, e in un certo senso entrambi, insieme, hanno sperimentato un modo per superare i loro limiti individuali, dei piccoli blocchi, e quindi hanno vissuto esperienze uniche l’uno con l’altro.
È ancora presto per parlare d’amore; tuttavia in questo episodio sono scattate parecchie micce: fiducia, intimità, confidenza, ed è calato il velo della falsa identità; quindi c’è un buonissimo humus per poter pensare a dei seguiti pieni di passione e di emozioni sempre più coinvolgenti.
«Avrei potuto farmi scopare più spesso così, ma,» inarcò la schiena in un sospiro di abbandono e strinse forte i muscoli attorno all’eccitazione dell’elfo, contrastandolo, «non sarei stato così stretto da farti gemere a mia volta.»
«Potresti farmi smarrire la ragione anche ora, per come sei.»
Bellissima l’ironia che li vede fronteggiarsi in battibecchi verbali che proseguono anche in confronti fisici ed erotici, molto stuzzicanti. È uno dei tanti aspetti che danno colore alla narrazione e caratterizzano molto i personaggi: la loro determinazione, l’arrogante giocosità di Valadier tanto quanto la compostezza immortale di Idalion. Perché nonostante entrambi si portino dietro uno spessore di emozioni, di relazioni difficili, di problematiche, sia nel presente che nel passato, quando sono insieme vivono una passione felice, totalmente erotica, totalmente finalizzata all’atto, a dare piacere e a riceverlo, e a massimizzare il risultato. E, aggiungo, la resa linguistica di quelle che sono le capacità sessuali dei due amanti è davvero eccellente.
«Ma tu non sei una fanciulla. Mi stai forse chiedendo di fare solo questo?» rispose Valadier, mentre alzava una mano ad accarezzargli la guancia delicatamente e si chinava a sfiorare le sue labbra con intento derisorio. «Oppure, visto che non lo sei… una fanciulla, intendo…» gli afferrò i capelli e gli fece piegare la testa all’indietro, sovrastandolo col proprio volto «…preferisci un trattamento diverso?»
In un attimo si avventò sulle labbra carnose di quello strano e sfrontato elfo che aveva incontrato giorni prima. Le morse con foga, soffocando la risatina compiaciuta che l’altro si lasciò sfuggire. Al tempo stesso, sospinse il suo corpo verso un albero fino a farcelo sbattere contro.
A parte lo stile delle autrici, che adoro e seguo da un po’, ciò che vorrei sottolineare di questo romanzo sono in particolare due cose: la grafica che ha dato vita ai personaggi di Valadier e Idalion aggiunge sfaccettature interessanti alla loro caratterizzazione. L’ho trovata non solo perfetta per rappresentare ciò che ero riuscita a immaginare durante la lettura, ma anche in grado di arricchire il testo con nuovi significati e più sfumature. Evocativa nell’ambientazione, richiama la dolcezza che la sensualità dei loro incontri porta con sé, e allo stesso tempo non risparmia la mascolinità e il fascino dei due uomini. Ci mostra due protagonisti forti, ironici, e allo stesso tempo con un passato e una sensibilità che attende di essere portata allo scoperto.
In secondo luogo, tra tutti i plus di questo romanzo, vorrei sottolineare di nuovo l’ironia, il modo sfacciato con cui il cavaliere e il comandante si punzecchiano, quel modo di flirtare che non si limita a una dialettica pepata, ma permea di sensualità ogni loro incontro.
«Non osare riferirti alle appartenenti al mio popolo come oggetti da portarti in camera, mortale! Chiamami come più ti aggrada, o non chiamarmi affatto, ma non credere di venire qui a parlare della mia gente in questo modo!»
Valadier rimase immobile, sostenendo con arroganza lo sguardo dell’altro. «Parlo della tua gente come parlo della mia. Coloro che incontro sul mio cammino sono semplicemente dei temporanei passatempi. Donne, fanciulle immortali… elfi. Nessuno conta più di quell’attimo in cui scalda le lenzuola. Non mi importa se questa cosa ferisce il tuo essere elficamente elfo. Non dirò cose che non penso solo perché un solo-questo come te mi sta minacciando!»
La leggerezza con cui i protagonisti interpretano la lussuria, anche posta a confronto con la fatica di una relazione non meglio identificata tra Idalion e il bibliotecario, permette perfino a un’inguaribile romantica come me di non rimpiangere una maggior dose di sentimenti, confidando in un crescendo che le benevole autrici non mancheranno di concederci. Al momento possiamo apprezzare quella che è una fase “primordiale”; siamo in una fase di “interessamento”, dove i due uomini hanno trovato un feeling difficile da riprodurre, che tuttavia non li sta vincolando all’esclusività (il massimo che siamo riusciti a ottenere con questo episodio è l’eccezione alla regola di Idalion “mai più di tre volte”)
«Primo errore,» gli sibilò sulla bocca. «Io non voglio sentirmi partecipe. Io sono ciò che stai vivendo. Tu senti me. Tu respiri me. Tu gridi per me. Con me vivi la lussuria. »
Aggiungo una nota anche sul tema dei personaggi secondari. Si vede che è una saga fantasy: lo capiamo da un’ambientazione molto curata, tanto che percezioni, rumori, sapori, tradizioni emergono dai dettagli di ogni pagina, tutti unici e specifici di questo mondo fantastico. E si vede anche dalla complessità della gamma dei personaggi, ben più dei soliti due che troviamo nei classici romance. Tutt’altro che semplici comparse, per alcuni di loro ho inizialmente dubitato che si trattasse addirittura di personaggi comprimari. Molti di loro rimangono in sospeso al termine del romanzo, lasciandoci con la curiosità di saperne di più, rendendo questo primo episodio degno di essere approfondito in prosecuzioni successive.
Ricordo anche che ci sono due racconti spin-off che meritano, pur essendo brevi, la lettura, perché l’incontro tra questi due uomini è elettrizzante, divertente, ed erotico nel senso più puro.