Recensione: Il peso di tutto – Serie: The weight of it all #1 di N.R. Walker
Titolo: Il peso di tutto
Serie: The weight of it all #1
Autore: N.R. Walker
Genere: Sport romance MM
Editore: Triskell Edizioni
Target: 18+
Data di pubblicazione: 19 aprile 2023
- Il peso di tutto (The weighit of it all #1)
- A very Henry Christmas (The weighit of it all #1.5)
Dopo essere stato mollato dal suo ragazzo di lunga data perché sovrappeso, Henry Beckett decide di fare dei cambiamenti drastici. Nel vano tentativo di riconquistarlo, Henry fa la cosa più assurdamente spaventosa che gli viene in mente. Si iscrive in palestra.
Reed Henske è un personal trainer che non è sicuro se sarà mai pronto per uscire di nuovo con qualcuno. È stanco di uomini che sono solo interessati all’apparenza esteriore perfetta e non lo vedono mai per ciò che è davvero. Mentre tortura Henry con cose come dieta ed esercizi, Henry lo conquista con ricette e risate.
Mentre i confini dell’amicizia iniziano a confondersi, Henry è convinto che sia impossibile che Reed, così simile a Thor, possa mai essere interessato a uno come lui. Reed deve solo convincerlo che la vita non riguarda raggiungere il tuo peso ideale. Si tratta di trovare il tuo contrappeso perfetto.
«E mi farai fare davvero la Bay Run?» «Sì.» «Non devi essere così allegro nel cercare di uccidermi.» Ridacchiò. «Rimarrai sorpreso da quanto ti verrà facile.» «Cosa? La parte del morire? Certo, quella è facile. È quella del correre la difficile.»
Henry, trentacinquenne in sovrappeso, è stato scaricato dal suo fidanzato storico con l’accusa brutale di essersi lasciato troppo andare e di essere un pantofolaio vecchio e noioso. Ci accorgiamo presto che non è stata una gran perdita, dato che il suo ex ha avuto un effetto decisivo nel distruggerne l’autostima, svilirne la personalità e limitarne la vita sociale.
In realtà Henry è un uomo squisito e divertente, dalla battuta pronta e con una personalità spumeggiante che viene notata dall’interlocutore ben prima di formulare un pregiudizio sul suo peso. Con tutte le premesse, avremmo potuto assistere a un dramma auto-commiserativo, e invece sorridiamo per un drama queen capace di auto-ironia. Le battute, la spigliatezza, le gaffe, il parlare senza filtri di Henry ci portano a sorridere continuamente, e ci fanno capire che le persone possono essere apprezzate in tanti modi diversi, a prescindere dai difetti del corpo.
«Sei pronto?» «Per niente.» Ridacchiò e premette il tasto di avvio. Cazzo. Era come salire le scale tenendo in mano racchette da sci o due bastoni di Gandalf. Tu non puoi passare era troppo maledettamente giusto. Non ce l’avrei mai fatta ad arrivare alla Terra di Mezzo, perché due minuti su quella cavolo di macchina quasi mi uccisero. Fanculo andare a Mordor. Non riuscivo nemmeno a fare il giro dell’isolato.
Sdrammatizzare aiuta Henry ad alleggerirsi emotivamente, cosa che facilita l’avvio di un percorso per voltare pagina, per non dover più nascondere agli altri la sua vera personalità. Il suo ex riteneva che fosse socialmente incapace perché privo di filtro testa-bocca, e che se non avesse finto di essere una persona seria avrebbe rovinato le sue relazioni e la carriera. Henry si era trattenuto per tantissimo tempo dall’essere se stesso, e quando finalmente si libera di queste voci negative – perché con una persona positiva al suo fianco non riesce più a essere triste – gli altri iniziano ad apprezzarlo molto di più.
Un gran bel messaggio per ridare autostima a chi pensa di non essere popolare o la persona più apprezzata del mondo. Pur coi nostri difetti, quando siamo noi stessi abbiamo sempre una scintilla in più rispetto a quando fingiamo e ci nascondiamo.
Se non avessi saputo come stavano le cose, avrei potuto giurare che quello era uno sguardo. Ma io lo sapevo come stavano. Lui era popolare, amico di tutti, stupendo, con un corpo da urlo. E io ero… nessuna di quelle cose. Ero stato buttato fuori dal treno delle coppie e lasciato alla stazione per i vecchi e i sovrappeso solo tre settimane prima. Dopo otto anni.
Ne risulta un romanzo molto spassoso, anche se forse questo suo scintillare mette un po’ in ombra il secondo protagonista, Reed, il personal trainer che segue Henry quando decide riprendere in mano la sua vita.
Anche Reed ha avuto una brutta esperienza, e si sta rimettendo in gioco dopo essere stato tradito dall’ex alcuni mesi prima. Un uomo sportivo, stupendo, scolpito come un dio. Ma che ha anche tanto di più da dare, una sensibilità e un’empatia notevole e interessi in comune con Henry, per esempio quello per la cucina.
Quando l’altro è entrato in palestra con un senso di vergogna e fallimento, col desiderio di cambiare tutto, Reed lo accoglie sotto la propria ala, lo sostiene, lo motiva, lo fa sentire nel posto giusto mostrandogli che crede in lui e nelle sue possibilità. Gli sta accanto un passo alla volta, in un percorso strutturato graduale ma allo stesso tempo sempre più sfidante, ponendogli obiettivi raggiungibili e festeggiando con lui i traguardi.
Reed è presente, si preoccupa per lui e mostra piccole attenzioni deliziose che lo aiutano a tornare sorridente e sicuro. E anche se notiamo che rimane un po’ sullo sfondo, rispetto alla personalità abbagliante di Henry (impressione incentivata anche dal punto di vista unico della narrazione), sappiamo che il suo muoversi impalpabile e con delicatezza deriva dal suo essere una persona sensibile che è stata ferita. Riaprirsi di nuovo a qualcuno è una scelta faticosa e coraggiosa, e può farlo solo perché Henry si mostra a sua volta vulnerabile e sincero, con questa capacità irresistibile di farlo ridere stra-parlando senza filtri.
Qualsiasi fossero le sue ragioni, non ero più triste, non ero più devastato. Non ero più un disastro che si struggeva. Ero sollevato. Ero di nuovo io, ma non il vecchio me. Un nuovo me, migliore. Più sano. Mentalmente e fisicamente, ero in un posto migliore.
A differenza delle intenzioni iniziali, il percorso di rinascita di Herny parte dal perdere non peso bensì insicurezze e coperture (ad esempio usare l’ironia per ridere di se stesso prima che lo facciano gli altri).
È convinto che la sintonia che lo unisce a Reed “appaia” fuori luogo: una differenza di fascino che lo spinge a pensare di non essere abbastanza bello, magro, sportivo per stare con un uomo tanto perfetto. Un pregiudizio arrogante, che presuppone di sapere cosa meriti Reed, senza tenere conto della sua personalità, degli interessi, della sua sfera intima, ritenendo di dover fissare dei paletti perfino sui suoi gusti.
Ma se Henry si sente svilito dall’avere una forma sbagliata, col timore di essere preso in giro e ritenuto non all’altezza, questa difficoltà del dover lottare per essere considerato al di là della propria immagine perseguita anche Reed, che invece viene aggredito e infastidito da attenzioni indesiderate, inopportune ed eccessive da parte di chi lo vede solo come icona sexy.
Perché Reed, pur essendo fisicamente perfetto come un supereroe, rivela una personalità empatica, molto dolce, comprensiva e fragile proprio come le persone comuni.
Gli avevo regalato un libro, e lui ne aveva letti altri tre. Mi faceva sgobbare in palestra, ottenendo da me più di quanto pensavo possibile, e avevo ancora di più da offrire. Mi aveva dato del burro al limone e, due crostate agli agrumi dopo, ero nel suo soggiorno per bere un caffè. Andavamo d’accordo. Ma più di quello, eravamo produttivi insieme, e mi piaceva davvero quella cosa.
Oltre all’invidia per il sostegno che un personal trainer del genere ha saputo dare a Henry, ho apprezzato particolarmente l’affermazione che la dieta e il movimento per dare risultati debbano essere parte di qualcosa di molto più profondo, di una cura per l’anima, che lavori sull’autostima, e che i risultati e la motivazione sono prodotti che vengono col tempo solo una volta che si è riusciti ad accettarsi per quel che si è, anche se non si è magri e scolpiti. L’accettazione regala una leggerezza mentale priva dei finti miti e giudizi (che ci imponiamo da soli o indotti da altri), punto di partenza che apre a scelte che possono cambiarci la vita.
Un’altra riflessione sollecitata dalla lettura è su quanto sia subdola l’insicurezza: gli altri non la vedono e danno per scontato che tu pensi, desideri o meriti qualcosa di diverso da quello che è in realtà. Insicurezza può essere legata non solo all’aspetto fisico, come nel caso di Henry, ma anche al sentirsi inferiori per tanti altri motivi che la gente là fuori non immagina, quando basa i suoi giudizi solo sull’aspetto esteriore. È sciocco, quindi, pensare di non essere all’altezza della persona che ci sta di fronte, che potrebbe avere le stesse paure.
«Ma capirò se non vorrai più essere il mio personal trainer. Mi mancheranno le nostre conversazioni e gli scambi di ricette, però sono certo che me ne farò una ragione.» «Non voglio che tu te ne faccia una ragione.» «Oh, okay, grazie. Posso soffrire per tutta l’eternità, se preferisci.»
A mio avviso la storia si inserisce bene tra gli sport romance, perché l’elemento fisico e competitivo sono parte del percorso di crescita e fanno parte dei traguardi che spingono i due ragazzi a legare e a portare a compimento il loro arco evolutivo.
Riassumendo, un romanzo molto divertente, dolce e dagli sviluppi graduali.
Avrebbe potuto essere anche molto piacevole (e magari destinato a un pubblico di ogni età) senza le note piccanti aggiunte sul finale, che peraltro non ho trovato troppo significative, un po’ troppo standardizzate e non modellate sulla personalità dei due protagonisti.
Non ero definito come lui e neanche abbronzato, del resto. Avevo perso un po’ di peso e mi ero un po’ tonificato, ma non era nulla paragonato a Reed. «A me piace ciò che vedo, Henry,» disse, posandomi un bacio sulla spalla. Sembrava davvero così.