Recensione: “Il predatore di anime” di Vito Franchini
Titolo: Il predatore di anime
Autore: Vito Franchini
Editore: Giunti
Genere: Thriller
Che cosa siamo noi veramente? Creature che uccidono per passione o scimmie nude schiave di un determinismo cieco? In un finale che lascia senza fiato, la poliziotta sarà obbligata a decidere definitivamente da che parte schierarsi.
Giovane e determinata, Sabina, commissario di polizia a Roma, si trova a destreggiarsi tra la tormentata passione per un PM sposato e un caso di omicidio-suicidio tra coniugi che non sembra rivelare troppe sorprese. Finché i sospetti non ricadono su un uomo con cui entrambe le vittime hanno avuto contatti il giorno della morte: il misterioso Nardo Baggio, operatore Shiatsu. Profondamente colpita da questa figura ambigua e magnetica, Sabina scoprirà di lì a poco la sua reale attività: dare supporto alle vittime di stalking, soprattutto coloro che le istituzioni non riescono a tutelare. La poliziotta non si aspetta certo di dover ricorrere lei stessa al suo aiuto: nel frattempo qualcuno ha iniziato a perseguitarla, in maniera subdola e cruenta. Che si tratti del PM con cui ha chiuso bruscamente la relazione? Rimossa dal suo incarico, Sabina diventa ben presto complice e amica di Nardo, arrivando ad affiancarlo nella sua attività. Così toccherà con mano la scaltrezza con cui l’uomo, basandosi su studi antropologici, domina la mente di vittime e carnefici, con metodi tutt’altro che convenzionali in grado di assicurare un’efficacia che un poliziotto, imbrigliato nelle disfunzioni del sistema, non può nemmeno sognare. Ma è giusto fidarsi di questo predatore di anime? Sabina rappresenta la legge, Nardo la viola, sistematicamente, in nome della giustizia. Sabina si fa guidare dai sentimenti, Nardo invece non crede alle passioni né all’amore, spiega tutto alla luce di istinti millenari che ancora ci legano ai comportamenti delle scimmie, degli umanoidi che siamo stati e che, secondo lui, ancora, in gran parte, siamo.
Se cercate il classico romanzo giallo in cui l’investigatore o investigatrice di turno vanno a caccia di uno spietato assassino qui non troverete nulla di tutto ciò. L’autore non ci racconta, infatti, solo la storia dell’indagine in corso ma si concentra sulla protagonista e sul suo percorso interiore, che alla fine di tutto la porterà a risolvere l’indagine.
Ma partiamo dal principio.
La storia viene raccontata dal punto di vista di Sabina Mondello, commissario di polizia di Roma, che insieme all’ispettore Gimondi verrà chiamata a indagare su un presunto omicidio/suicidio in zona Parioli. Inizialmente la trama si focalizza proprio su questa indagine, che sembra quasi un caso già risolto, ma poi il focus del romanzo si sposta velocemente sulla vita di Sabina che deve scontrarsi anche in prima persona con casi in cui la giustizia italiana difficilmente riesce a funzionare, i reati definiti atti persecutori ma più conosciuti come stalking. L’inchiesta, quindi, passa in secondo piano all’interno del libro dopo le prime cento pagine, ma si va ad approfondire molto la storia di Sabina, le sue relazioni sentimentali e, in particolare, il suo rapporto con Nardo. Il lavoro che opererà su se stessa, mentre lo aiuta in una serie di casi di stalking, sarà ciò che la condurrà a risolvere il caso.
La scrittura dell’autore è estremamente fluida e interessante. Non ci si annoia nemmeno nella parte iniziale in cui vengono esposte le diverse fasi dell’indagine. Lo scrittore riesce a velocizzare quei passaggi che risulterebbero pesanti per focalizzarci sui veri eventi necessari alla trama. Scorrendo le pagine di questo romanzo si può cogliere l’enorme lavoro di ricerca effettuato dall’autore, sia per la precisione dei reati riportati sia per le teorie antropologiche magistralmente esposte.
I personaggi sono ben caratterizzati e distinguibili l’uno dall’altro: ognuno ha il suo carattere e la sua personalità che si intuisce dalle parole che pronunciano. Ho notato, però, che quelli secondari sono poco presenti, compaiono per brevi periodi e velocemente scompaiono. La protagonista, invece, ha un ampio spazio insieme a colui che possiamo in un certo modo definire coprotagonista, Nardo. Leggendo questo libro si riesce davvero a capire chi sia Sabina, a conoscere il suo modo di pensare e agire. È una donna cinica, pratica ed efficiente che per via del suo lavoro deve cercare di distaccarsi emotivamente dalle numerose vittime che si presentano al commissariato. Conosciamo il suo approccio alle indagine, alle relazioni e al mondo che la circonda e come esso cambi dopo la conoscenza di Nardo. Egli ci viene presentato come un uomo dall’aspetto normale ma dal grande carisma. Si prodiga per il prossimo a ogni costo, rischiando anche azioni poco legali per proteggere chi ha bisogno di lui.
In generale l’ho trovato un bel romanzo, scorrevole, interessante ma un po’ lontano, a mio parere, da ciò che si definisce thriller. Ho molto apprezzato le teorie esposte nel testo, le ho trovate intriganti e molto valide. Non sono riuscita a entrare del tutto in sintonia con Sabina (ho un carattere molto diverso dal suo), però, con il proseguire della storia è migliorata la mia opinione su di lei e sono riuscita a conoscerla e ad apprezzarla di più. Il fascino che doveva trasmettere Nardo (per lo stesso motivo) non mi ha colpita, pur trovando i suoi discorsi estremamente interessanti. Per quanto riguarda la trama in generale sono riuscita a cogliere molti degli indizi fin da subito, intuendo come sarebbe finita la storia. Il finale, nonostante ciò, non è stato affatto banale. Da un certo punto di vista mi ha sorpreso molto.
Sicuramente è un libro che consiglio, soprattutto se vi piace un genere di thriller diverso dal solito, in cui il focus è sui personaggi piuttosto che su un omicidio.