Recensione: “Il presidente è scomparso” di Bill Clinton e James Patterson
Care Fenici, oggi Mumù ci parla dell’ultimo libro di uno degli autori di gialli più letti al mondo: James Patterson ha scritto a quattro mani con Bill Clinton il bellissimo “Il presidente è scomparso”.
La Casa Bianca è la residenza del Presidente degli Stati Uniti, la persona più osservata, controllata e protetta del mondo. E allora come fa un Presidente a scomparire senza lasciare traccia? Ma, soprattutto, perché dovrebbe farlo?
Nato dalla collaborazione senza precedenti tra il presidente Bill Clinton e lo scrittore più venduto al mondo, James Patterson, Il presidente è scomparso è una storia mozzafiato proveniente dalle altezze vertiginose del potere.
Il thriller più avvincente e originale degli ultimi anni, un romanzo che rende davvero l’idea di cosa voglia dire sedersi nello Studio Ovale – la pressione eccezionale, le decisioni lampo, le opportunità stimolanti, il potere che corrode – e che vi terrà con il fiato sospeso fino all’ultima, sconvolgente rivelazione.
Quante volte vi è capitato, suggerendo un libro, di dire: “tranquillo, vedi che poi migliora!”?
Vi assicuro, invece, che con questo Il Presidente è scomparso non ce ne sarà bisogno… Sin dal primo capitolo sarà un viaggio entusiasmante nella vita del leader più potente della Terra.
La storia si svolge in pochi giorni. Si comincia con una simulazione dell’imminente interrogazione parlamentare dinnanzi la commissione speciale della Camera che dovrà decidere se il presidente abbia cominciato a sostenere il terrorismo internazionale. I Figli della Jihad infatti hanno infatti rivendicato l’hackeraggio del sistema di controllo della metropolitana di Toronto, anche se per loro si trattava di un test.
Ma un test per cosa? Quale pericolo sta per sconvolgere la vita di milioni di americani? Il presidente è stato sotto le armi, è stato prigioniero di guerra, ferito, torturato, ma non ha mai tradito il proprio Paese, perché dovrebbe farlo proprio adesso?
«Da che parte sto?» rispondo con un balzo in avanti, e per poco non faccio cadere il microfono. «Io sto dalla parte dei cittadini: ecco da quale parte sto.»
«Ma signor p…»
«Io sto dalla parte di chi lavora sodo tutti i giorni per rendere il nostro Paese più sicuro, dalla parte di chi non pensa ai sondaggi o ai venti dell’opportunismo politico, di chi non cerca approvazione per i propri successi e perciò non può difendersi quando viene criticato. Ecco da quale parte sto.
Ma il presidente Duncan ha altri problemi, ben più gravi, di cui occuparsi e di cui non può parlarne con nessuno se non con una stretta cerchia di fedelissimi.
Sarò sincera, ho scelto questo libro perché mi ha incuriosito il fatto che fosse stato scritto con la collaborazione di un vero ex presidente americano, volevo capire in che modo la sua conoscenza diretta delle dinamiche presidenziali potesse influenzare quest’opera, e vi posso assicurare che sia la descrizione dei luoghi che quella del modus operandi del presidente attingono da fonte certa e attendibile; i suoi stessi sentimenti rispecchiano l’animus dell’uomo più potente del mondo. Un uomo che ogni giorno deve affrontare scelte vitali per il proprio Paese, scelte che influenzano inevitabilmente la politica di altre Nazioni, alleate e non.
Durante il mio primo mandato da governatore del North Carolina, mi è stata diagnosticata una malattia ematica nota come trombocitopenia immune, o TPI, che consiste in sostanza in una scarsità di piastrine.
La dottoressa fa un passo indietro e mugugna. «Ora le faccio un altro prelievo. Ieri i risultati erano preoccupanti. È sceso sotto ventimila. Non so come ha fatto a convincermi a non ricoverarla all’istante.»
«Sono riuscito a convincerla perché sono il presidente degli Stati Uniti.»
«Gli steroidi continua a prenderli, vero?»
«Religiosamente.»
«Sarà meglio farle un’iniezione di proteine», dice.
«Cioè… adesso?»
«Sì, adesso.»
«Oggi non si può, dottoressa. Impossibile.»
«Signor presidente», dice in un tono che mi ricorda le mie maestre delle elementari. «Lei potrà anche dare ordini a chiunque nel mondo, ma non al suo corpo.»
«Ma dottoressa…»
«Rischia un’emorragia interna», mi dice. «Emorragia cerebrale. Oppure infarto. Di qualunque cosa debba occuparsi oggi, non vale la pena correre questo rischio.» Mi guarda dritto negli occhi e io resto in silenzio. In fondo, è un modo come un altro di risponderle. «È davvero così grave la situazione?» mi chiede abbassando all’improvviso la voce.
Perché il presidente scompare nel nulla? Di quale missione dovrà occuparsi da solo, mettendo in pericolo la propria sicurezza e la propria vita?
È stato veramente un piacere seguirlo in questa missione.
La lettura è molto scorrevole e adrenalinica, non presenta alcun “vuoto” tra un’azione e un’altra, ma soprattutto riuscirà a tenervi col fiato sospeso sino all’ultima pagina e i colpi di scena non mancheranno di certo.
Non mi sorprenderebbe affatto se ne traessero ispirazione per un action movie, i requisiti non mancano di certo.
Vi lascio quindi volentieri a questa lettura entusiasmante.