Recensione: Il segreto di Mathilda di Corina Bomann Le signore di Löwenhof #2
Data d’uscita: 9 OTTOBRE 2019
Titolo: IL SEGRETO DI MATHILDA
Titolo originale: Mathildas Geheimnis
Serie: Le signore di Löwenhof #2
Autore: Corina Boman
Editore: Giunti
Genere: Historical Romance Romance
Le signore di Löwenhof series:
1. L’eredità di Agneta
2. Il segreto di Mathilda
3. Solveigs Versprechen
Dopo lo straordinario successo di L’eredità di Agneta, Corina Bomann ci regala una nuova storia ammaliante e impetuosa come le sue indimenticabili protagoniste.
Stoccolma, 1931. A soli diciassette anni Mathilda ha perso entrambi i genitori, rischiando di rimanere senza mezzi e di dover rinunciare al suo sogno: frequentare una scuola commerciale e aprire un giorno un mobilificio insieme a Paul, il ragazzo di cui è innamorata. Non immagina certo che la madre abbia provveduto al suo futuro con un testamento molto singolare. Così, una mattina, si ritrova davanti un’elegante sconosciuta che le annuncia di essere la sua tutrice: si tratta di Agneta, contessa di Löwenhof. Per quale motivo la mamma ha affidato la sua vita a un’estranea? E cosa poteva legarla a quell’aristocratica così raffinata e indipendente, che guida persino l’automobile? Piena di dubbi, Mathilda dovrà lasciare Stoccolma e l’amato Paul per seguire Agneta nella maestosa tenuta di Löwenhof, con le sue vaste terre e i recinti di cavalli purosangue. Potrà mai sentirsi a casa in quel luogo? Il dubbio cresce quando conosce i due figli gemelli della contessa, Ingmar e Magnus, e quest’ultimo le mostra fin da subito un’aspra ostilità. Ma perché la signora continua a tacere sul misterioso legame che le unisce? Proprio mentre Mathilda tenta di scoprire la verità, un’altra guerra torna a minacciare l’Europa, sconvolgendo per sempre le esistenze degli abitanti di Löwenhof…
Secondo volume della saga Le signore di Lowenhoff ambientata in Svezia a partire dalla fine dell’800: storia tutta al femminile; in questo libro si raccontano le vicende della figlia illegittima del defunto fratello di Agneta. Frutto della storia d’amore tra una cameriera e il rampollo della ricca famiglia di allevatori di cavalli di razza e fornitori ufficiali della casa reale svedese, perito tragicamente in un incendio insieme con il padre, lei è cresciuta ignara delle sue vere origini con una madre sposata a un uomo compiacente. Mathilda non ha ravvisato mai nel rapporto dei suoi genitori qualcosa di strano, poiché il patrigno le ha sempre dimostrato affetto e le è stato sempre vicino.
Appassionata di numeri e calcoli Mathilda sogna di diplomarsi alla scuola commerciale e seguire il fidanzato Paul nel sogno di costruire un’attività di falegnameria in Danimarca.
L’improvvisa morte della madre (il padre era già morto molto tempo prima) ne fa un’orfana che deve affidare il suo destino ad Agneta la contessa di Lowenhoff, designata sua tutrice dalla madre di Mathilda.
Con profonda rabbia Mathilda deve piegarsi a questo cambiamento e lasciare la città per la campagna, mettendo da parte i suoi sogni romantici di un futuro con Paul.
Sin da subito alla villa non sarà la benvenuta per tutti: Agneta e il marito la tratteranno con affetto e rispetto, ma i loro figli gemelli avranno un comportamento diverso; mentre Ingmar cercherà di costruire un rapporto con questa parente acquisita, Magnus svilupperà un odio viscerale nei suoi confronti giocandole diversi brutti scherzi.
La storia si svilupperà per molti anni e con molti colpi di scena: innanzitutto la paternità di Mathilda verrà svelata e questo provocherà nella ragazza un risentimento fortissimo nei confronti di Agneta, altri misteri usciranno allo scoperto minando l’apparenza perfetta della famiglia più potente della Svezia.
Sinceramente devo dire di esser rimasta molto meno impressionata da questo capitolo: troppi temi vengono ripetuti come l’illegittimità dei figli e i segreti ben nascosti, le figure di Mathilda e Agneta sono praticamente l’una la fotocopia dell’altra e una certa freddezza nel trattare l’amore e la passione hanno frenato parecchio i miei entusiasmi dell’attesa. Anche i dialoghi sono piuttosto lunghi e appesantiscono la lettura.
Sinceramente la scelta della Bomann di raccontare una saga così longeva non mi sembra a conti fatti un’operazione ben riuscita. Stavolta non è scattata la magia.