Recensione: Il serpente maiuscolo di Pierre Lemaitre
DATA DI PUBBLICAZIONE: 11 Gennaio 2022
Nella prefazione l’autore parla del suo primo noir, un inedito scritto nel 1985 e con il quale dà l’addio al genere.
Mathilde Perrin oggi ha sessantatré anni e vive nella sua casa di campagna a Melun, non lontano da Parigi, con la sola compagnia del suo dalmata Ludo.
Durante la guerra però lei era tra le file della Resistenza: implacabile, affidabile, precisa e pronta a tutto per la causa. Nonostante siano trascorsi ormai molti anni, dietro al sovrappeso, alla sua eleganza e al trucco accurato resta sempre un sicario che non sbaglia mai un colpo. Mai nessuno penserebbe che la dolce anziana sia un killer assoldato da un’agenzia segreta con a capo Henri, il suo ex compagno d’armi segretamente innamorato di lei da tanto tempo.
Durante la sua ultima missione però qualcosa va storto a causa di un gesto inaspettato e sconsiderato: l’efferatezza con cui porta a termine il lavoro fa sorgere sospetti su un delitto passionale. Sul caso investiga l’ispettore René Vasilliev, giovane allampanato e dall’aspetto trasandato con un intuito perspicace.
Purtroppo le indagini prendono una strana piega perché Mathilde diventa “pericolosa”: si dimentica le cose, non ricorda le missioni da compiere, trova un biglietto con un nome e un indirizzo e, pensando che sia tratti del prossimo obiettivo, innesca una reazione a catena che ha del surreale.
Pierre Lemaitre ha scritto un libro fuori dagli schemi, ribalta i canoni del giallo in cui c’è un omicidio e una ricerca dell’assassino. Qui succede di tutto, perché la protagonista manifesta una rabbia repressa che la porta a uccidere “a caso”. Elimina coloro che pensa possano darle noie non tenendo conto delle conseguenze. Questo personaggio è ben caratterizzato, ricco di idiosincrasie che fanno storcere il naso ma nei noir, come diceva Ellery Queen, non è la morale che interessa. E io personalmente, la penso allo stesso modo.
Un giallo deve intrattenere raccontando di personaggi anche difficili da comprendere, ma che, senza giudicare, bisogna inserire nell’ottica della storia che si sta leggendo.
E la nostra sicaria è inarrestabile, non spreca un proiettile, non manca un bersaglio, peccato che non fosse stata assoldata per compiere quei delitti… e quindi vada eliminata. Ma non sarà per niente facile.
Con un linguaggio impietoso Lemaitre mette in scena la morte in modo magistrale. E lo fa con una serie di figure così umane da sembrare veri, con i loro tanti difetti. Ho apprezzato ogni personaggio, anche il “mangia-anacardi” Commissario Occhipinti, un uomo disdicevole, che pensa solo alla propria poltrona ed è abbastanza inadeguato nel suo ruolo.
Mi è piaciuto tantissimo il finale: così irriverente e tragicamente umano, in cui non ci sono né vincitori né vinti. Ma solo una sorta di giustizia divina che è davvero beffarda.