Recensione: “Il signore della vendetta” di Lara Adrian
Può il desiderio di vendetta essere così intenso e trasformarsi in amore? Divorato dalla rabbia, Gunnar Rutledge ha trascorso gli ultimi tredici anni della sua vita a escogitare il modo di vendicare l’assassinio della madre. Quando finalmente l’occasione tanto attesa si presenta, Gunnar rapisce Raina, la figlia dell’odiato barone D’Bussy, per costringerlo alla resa dei conti. L’incontro con la figlia del suo acerrimo nemico, una ragazza ribelle e dallo spirito libero, cambierà per sempre la vita di entrambi. Tra colpi di scena e battaglie, Gunnar capirà che la vendetta può non essere l’unico scopo nella vita di un uomo.
Di certo Lara Adrian non è conosciuta per i suoi romanzi storici di ambientazione medievale, questo è sicuro al cento per cento. Nei cuori di tutti, lei è una delle regine del paranormal romance, la creatrice della saga “La stirpe di Mezzanotte” che vede dei bei vampirozzi affascinanti combattere e trovare le donne della loro vita. Qui cambiamo ambientazione, scene, periodo, persino stile, ma la Adrian rimane comunque una brava scrittrice che sa fare la differenza. So già che molti non saranno d’accordo con me e mi diranno che si nota tanto che questo è il romanzo d’esordio dell’autrice, e che quindi ha tutte le pecche di un romanzo emergente. Non sto dicendo che il romanzo non abbia pecche, ma semplicemente che è migliore di tanti altri che ci sono in giro sul mercato, storici e non storici, proprio perché la Adrian è una brava autrice.
La storia di per sé potrebbe non avere quell’originalità a cui la Adrian ci ha abituati con le altre opere, ritroviamo cliché che sono scontati e che non ammettono colpi di scena. Il protagonista si innamora di una donna che è la figlia dell’uomo di cui si vorrebbe vendicare e… c’è il lieto fine. Tutta l’argomentazione si concentra su questa frase e tutto ruota intorno a questo, perciò un lettore più esigente potrebbe storcere il naso e scartare il romanzo.
Sappiamo fin dall’inizio che l’incontro tra i due personaggi principali nasconde l’approfondimento del loro rapporto e l’innamoramento; la storia è priva di un intreccio complesso, si basa più sull’attenzione all’amore tra i due e tralascia altri aspetti, tra cui anche la vendetta di cui il testo dovrebbe parlare.
Ammetto che non mi dispiace un romance storico dove so già che storia andrò a leggere… ci sono alcuni cliché che amo a prescindere, e di cui non posso fare a meno, da cui non mi aspetto niente. Non avrei voluto che la storia fosse diversa da come ce l’ha raccontata la Adrian perché avrebbe perso l’attrattiva che ha avuto su di me e che mi ha fatto divorare le pagine in una giornata.
Ci troviamo in un Inghilterra medievale e già il contesto è interessante. Il protagonista maschile è un ventitreenne in cerca di vendetta, Gunnar, l’anno è il 1140. Ovviamente lui è un cavaliere; ovviamente lui è affascinante e bello. Veniamo subito catapultati bene nel discorso storico, per quanto alla fine i dialoghi ci sembrino più contemporanei che medievali, ma anche questo è affascinante, a modo suo. Non è che basti dare del “voi” per creare la dimensione storica, e poi passare al “tu” quando i due si conoscono, è ovvio, però a qualche lettrice romantica – compresa me – basta e avanza per sognare una splendida storia d’amore storica. Ok, mi basta poco, prendetene atto quando e se leggerete questo romanzo.
A questo punto qualcuno avrà voglia di farmi violenza, perché non vuole vedere strafalcioni storici nei romanzi, anche d’amore. Va bene, avete ragione, in questo caso la Adrian non inserisce molta storia, anzi, lo fa poco, ci descrive spazi, personaggi, poco i luoghi, niente di storia, e so che ad alcune lettrici la cosa ha fatto inorridire. Dov’è lo spessore ambientale, storico, culturale? Oh, no, manca! E per questo al romanzo si toglie il voto positivo e si declassa a nullità.
Non me la sento di farlo, perché la storia d’amore mi ha appassionata e mi ha fatto trascorrere delle ore incollata al testo per vedere fino a dove i due protagonisti si sarebbero spinti prima di darsi un bel bacetto.
Gunnar mi ha fatto innamorare con la sua ricerca dell’onore. I cavalieri medievali nell’immaginario comune, e non solo nelle nostre menti romantiche, ricercavano la fede, l’orgoglio, la virtù, l’essere uomini con onore e soprattutto la dimostrazione di questo sul campo di battaglia e nella vita. Quest’uomo motivato dalla vendetta che vuole a tutti i costi che i suoi genitori possano essere orgogliosi di lui, mi ha fatto palpitare il cuore di tenerezza. Credo di avere lo spirito da crocerossina a questo punto.
Raina, invece, è la tipica ragazza ribelle che non sa stare al suo posto, il peperino di cui lui si innamorerà perdutamente e che si fiderà di lui fino al punto di non chiedergli nulla. Mi piacciono anche questo tipo di personaggi femminili: indomiti, ma che sanno mettere da parte loro stesse per amore. Le donne troppo indipendenti rischiano di farmi venire il nervoso, oltre al fatto che in uno storico sono fuori contesto, ma anche per la semplice ragione che si tratta di una storia d’amore e ne avrei piene le scatole di sentirmi continuamente rivangare la rivalsa del genere femminile su quello maschile. Se proprio volete tediarmi, fatelo in un saggio storico, non in un romance.
Le scene erotiche ci sono, ma non in eccesso, è giusto l’equilibrio della Adrian, trova sempre il modo di creare una buona storia e del buon sesso insomma, che ti fa appassionare senza mai stuccarti troppo.
C’è una canzoncina divertente nel romanzo che mi ha strappato una risatina. Ve la propongo: «Ora, Lord Gunnar spaventa tutte le belve, che al suo arrivo scappano leste. E anche le donne vengono meno quando lo guardano, perché la sua spada è grande quanto il suo…», vi lascio immaginare il riferimento che si sta facendo. Gunnar è un vero uomo, uno di quelli che cerca di essere migliore per se stesso e per gli altri; Raina è una donna capace e di buon cuore, che riesce a risultare simpatica se non altro perché non si arrende mai ed è cocciuta. Date un’opportunità a questo romanzo, soprattutto se siete persone romantiche, perché vi piacerà; se invece volete scavare nel dettaglio, potrebbe non essere per voi il massimo della lettura.
Per invogliarvi a leggere:
«Cosa credi che voglia fare? Dimmelo, perché anche io sono confuso. Dovrei prenderti qui e ora, fare di te la mia vendetta e liberare entrambi da questa sofferenza? O forse credi che dovrei fare la cosa giusta, non violare la tua virtù cosicché tu possa cederla a uno senza spina dorsale, come Nigel?». Raina non era più capace di parlare, di formulare pensieri. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per aver detto una cosa tanto brutta e invece restò intrappolata tra le sue braccia a contemplare il suo sguardo che si faceva sempre più profondo, annebbiato da una battaglia interiore.
Da parte mia vi posso dire che adoro gli uomini che perdono la testa per le loro donne e mettono da parte la loro vendetta per amore, e non disdegno nemmeno i lieto fine romantici, anche se non sono il massimo dell’emozione. In più anche se carente dal punto di vista storico, questo romanzo è scritto bene e sa prendere un lettore riga dopo riga, perché la Adrian è molto brava a coinvolgere con il suo stile incalzante. A parte qualche refuso, uno anche grave, non ho altro da segnalare, lascio a voi la decisione. Buona lettura!
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