Recensione: Il sopravvissuto di Auschwitz di Josef Lewkowicz, Michael Calvin
Autore: Josef Lewkowicz, Michael Calvin
Genere: Narrativa sul genocidio
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 5 gennaio 2024
Da bambino fu deportato in sei campi di concentramento: Auschwitz, Ebensee, Mauthausen, Płaszów, Melk, Amstetten. Si salvò e da uomo divenne cacciatore di nazisti.
Un’incredibile storia vera
Dopo aver assistito alla morte di tutti i suoi cari, Josef sopravvisse a ben sei campi di concentramento, giurando a sé stesso che un giorno avrebbe fatto giustizia. E così, una volta libero, muovendosi nell’ambito dell’intelligence, divenne un cacciatore di nazisti con l’obiettivo di catturare il suo più spietato aguzzino: l’SS Amon Göth, noto come il macellaio di Płaszów. Contribuì inoltre a salvare centinaia di bambini orfani, nascosti dai genitori prima dei rastrellamenti. Grazie a lui, molti di loro furono portati al sicuro in Israele. Lewkowicz ha viaggiato in tutto il mondo, commerciando diamanti in Sud America e incontrando capi di Stato. Oggi ha novantasei anni e vive a Gerusalemme. Questo libro contribuisce a far luce su un momento drammatico della nostra storia, raccontando una verità cruda e profondamente umana con commovente sincerità. Una lettura da cui è impossibile staccarsi, una testimonianza che cattura lo spirito e l’anima (la neshamà, in ebraico) del sopravvissuto.
I nazisti gli avevano tolto tutto. Non potevano immaginare che un giorno la preda sarebbe diventata un cacciatore.
Una storia incredibile e mai raccontata
Carissime fenici, è stato molto difficile per me scrivere questa recensione.
Sin dall’adolescenza ho letto veramente tanti libri sull’Olocausto, ne comincio almeno uno l’anno per la Giornata della Memoria perché lo trovo un gesto di assoluto rispetto e considerazione per la pagina più oscura nella Storia dell’Umanità.
Ogni libro si è concentrato su un aspetto particolare, ad esempio “Il pianista”, libro autobiografico del pianista ebreo polacco Władysław Szpilman, ci ha mostrato come la vita per la comunità ebraica fosse assolutamente proibitiva anche al di fuori dei campi di concentramento o, ancora, “Gli architetti di Auschwitz” di Karen Bartlett che narra con crudo tecnicismo come si è arrivati a progettare le camere a gas, vere e proprie macchine di sterminio di massa; non dimentichiamo, infine, i celeberrimi “Se questo è un uomo” di Primo Levi e “Diario” di Anna Frank.
Il sopravvissuto di Auschwitz è un libro autobiografico di Josef Lewkowicz che, con spietato realismo, ci catapulta nella sua vita a partire dalla sua adolescenza quando, già dall’emanazione delle prime leggi naziste, la stretta sugli ebrei divenne sempre più ardua. Vennero privati della possibilità di lavorare, dovettero cedere le loro attività lavorative a tedeschi e polacchi che non persero tempo ad approfittare della situazione e arricchirsi sulle loro spalle, spogliati brutalmente dei propri averi.
Ma è quando pensavano che la vita era diventata sempre più proibitiva che la stretta del nazismo comincia a diventare sempre più implacabile: si dà, infatti, il via a una vera e propria caccia all’uomo. Questa povera gente è sempre più terrorizzata e confusa, non si rende subito conto di quanto grave sia la situazione perché sono poche le informazioni che circolano, e le testimonianze che vengono sussurrate di orecchio in orecchio, sono talmente crudeli e spietate che difficilmente vengono date per vere.
L’unica cosa certa è che nessuno è al sicuro, ogni giorno è una lotta alla sopravvivenza.
Josef sarà testimone in prima persona della crudele spietatezza dei nazisti, vivrà l’orrore dell’Olocausto sulla propria pelle, perderà ogni forma di umanità e di dignità, ma mai la fede in Dio.
Credo sia stata questa la parte che più mi ha colpito, l’incrollabile fede di Josef, che ha sempre cercato in Dio la forza per andare avanti e sopravvivere all’inferno su questa terra.
E ce la fa.
Riesce a rimanere vivo sino alla fine della guerra e alla liberazione degli ebrei dai campi di concentramento e decide di consacrare il resto della propria vita a mantenere sempre acceso il ricordo dell’orrore nelle nuove generazioni.
Ma non si limita a questo, infatti, decide di unirsi agli americani alla caccia ai nazisti per consegnarli alla giustizia e ci riesce solo in parte purtroppo. Molti si sono dati alla fuga, soprattutto nei Paesi sudamericani, altri non sono stati mai identificati e i restanti hanno ricevuto una pena troppo lieve rispetto ai crimini commessi.
Il racconto è assolutamente da leggere, dovrebbe addirittura essere adottato in ogni scuola e inserito tra i libri di testo obbligatori a partire dall’ultimo anno di scuola media inferiore, affinché anche le generazioni future non perdano mai memoria di quanto possa essere infinità la crudeltà dell’uomo.