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Recensione: “Il vizio del male” di Bruce DeSilva

Pronte a un thriller, Fenici? Oggi Maljka ci parla del nuovo “Il vizio del male” di Bruce DeSilva

Liam Mulligan è uno dei più esperti reporter del Dispatch, un duro dal cuore tenero con un debole per il whisky, il blues, e le donne dalla pelle scura e vellutata. Conosce tutti a Providence, Rhode Island, e sa sempre a quale porta bussare per ottenere una dritta per le sue inchieste. Ma la stampa tradizionale è ormai in crisi, le notizie corrono su internet alla velocità della luce e il Dispatch è sull’orlo del fallimento: con redazioni e tirature ridotte all’osso, anche giornalisti di lungo corso come Mulligan sono costretti a occuparsi un po’ di tutto, persino di eventi mondani e necrologi. Purtroppo però son ben altri i titoli che finiscono in prima pagina scuotendo l’opinione pubblica: in un porcile è stato ritrovato il braccio mutilato di una bambina, e in fondo alla celebre scarpata di Cliff Walk, a Newport, viene rinvenuto il corpo di Salvatore Maniella, famoso pornografo. Apparentemente due morti accidentali, ma mentre Mulligan scava nel florido business del sesso a pagamento, nell’unico stato americano in cui la prostituzione è ancora legale, cominciano a emergere strane coincidenze e retroscena sempre più inquietanti. Con l’aiuto di un giovane “raccomandato” apprendista e di una bellissima avvocatessa, Mulligan scoprirà cosa si cela dietro la facciata di perbenismo e pubblica virtù di Providence.

Viviamo nello splendido mondo creato da Dio, ma c’è del male in circolazione. Dei mostri che danno la caccia ai nostri figli. A quanto pare, io non sono molto brava a catturarli, e neppure la polizia di Stato. Forse è una buona cosa che ci siano altri che possono fermare questi predatori

Ci sono volte in cui appena inizi un libro vorresti chiuderlo, ma non perché non ti piace il tipo di scrittura o l’autore, ma per i forti temi trattati. Questo è quello che mi è successo con questo romanzo.

Pornografia, pedopornografia e violenze su minori la fanno da padrone. Fortunatamente l’autore ha fatto una scelta oculata: non entrare troppo nei dettagli macabri ma rendere l’idea di ciò di cui si parla.

Leggendolo la mia considerazione, avendo una bambina piccola, è stata che purtroppo questi fatti avvengono tutti i giorni, e chi li vive credo passi il peggior incubo della propria vita. Non è sicuramente un libro facile da leggere.

Inizialmente non capivo dove volesse condurre la storia, la prima metà del libro è stato un susseguirsi di avvenimenti poco chiari e a volte contorti, ma dalla seconda metà in poi ci si rende conto di quanto schifo possa fare, a volte, l’essere umano.

Ci troviamo di fronte ad un giornalista con gli attributi, che non ha nessuna paura di scavare a fondo, e a due morti inquietanti e apparentemente accidentali: la prima è di una bambina trovata mutilata all’interno di una porcilaia e la seconda di Salvatore Maniella, famoso pornografo per il mondo degli adulti. Al suo fianco troviamo un giovane apprendista raccomandato, che lavora con lui al giornale, l’avvocatessa della famiglia Maniella, con la quale vorrebbe avere una storia ma che non ha seguito, e Violet, una suora con dei modi non proprio ortodossi.

Mulligan si troverà quindi a dover scavare nel passato non proprio limpido della cittadina di Providence, dove anche chi sembra senza colpa, può essere l’indiziato principale.

Durante la lettura si incontrano sicuramente scene forti, ma il sapiente modo descrittivo dell’autore, i personaggi perfettamente descritti e con caratteri ben definiti, ne fanno un thriller d’effetto che, a parer mio, si fa leggere d’un fiato e dà la possibilità al lettore di credere che ci possa essere un seguito a questo primo capitolo.

 

 

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